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Scimpanzé usano foglie per combattere parassiti intestinali

Creato il 22 giugno 2012 da Zonwu
Scimpanzé usano foglie per combattere parassiti intestinali
Per rispondere alle infezioni intestinali stagionali, alcune popolazioni di scimpanzé ingeriscono di alcune piante relativamente comuni nella foresta in cui vivono. Le foglie, infatti, sembrano avere effetti purganti e antiparassitari, e consentono di espellere i parassiti che causano l'infezione.
Le "medicazioni" degli scimpanzé sono una caratteristica già nota del comportamento di questi animali, ma la vicinanza con l'essere umano sta completamente alterando l'utilizzo delle sostanze curative naturali da parte di questi primati.  Lo stress e la pressione dovuti alla presenza umana stanno costringendo gli scimpanzé a far fronte a nuove infezioni, ma le sostanze curative utilizzate in precedenza, anche se assunte in dosi più elevate rispetto al passato, non sembrano più avere la stessa efficacia di prima.
La ricerca, condotta da Matthew McLennan della Oxford Brookes University, si è concentrata sulle popolazioni di scimpanzé dell' Uganda, che vivono nelle macchie di foresta rimaste tra cittadine, villaggi e campi coltivati. McLennan ha monitorato gli spostamenti delle scimmie, e analizzato i campioni di feci per scoprire la presenza di parassiti intestinali e di foglie curative.
L'abitudine di ingerire foglie sembra avere origine dalla necessità di combattere due vermi intestinali, l'Oesophagostomum e il Bertiella, ed è stata osservata per la prima volta nel 1989 in un gruppo di primati del Gombe National Park in Tanzania.
Gli scimpanzé ingeriscono, senza masticarle, foglie di piante appartenenti al genere Aspilia o Vernonia non appena iniziano a presentare i sintomi dell'infezione da parassiti intestinali, momento in cui tendono ad isolarsi dal gruppo in preda ad attacchi di diarrea. 
Le foglie di Vernonia sono capaci di sopprimere l'attività di alcuni parassiti, e di fermare la deposizione di uova nell'intestino. L'azione delle foglie di Aspilia è invece differente: le foglie "simulano" le pareti intestinali, invitando i vermi Oesophagostomum ad aggrapparsi ad esse per poi essere espulsi attraverso le feci.

Gli scimpanzé che vivono vicini ad insediamenti umani soffrono di infezioni parassitarie multiple, in numero superiore rispetto a gruppi che si tengono a distanza dall'uomo. Per far fronte al loro stato di salute, quindi, ingeriscono grandi quantità di foglie curative. "In altre località è raro trovare foglie non digerite in più di uno o due campioni di feci su 100 prelevati' spiega McLennan. "A Bulindi ne abbiamo trovati uno su dieci. Quindi, è un fenomeno che si sta verificando con una frequenza diversa rispetto a territori meno disturbati dall'essere umano".
L'origine di alcuni dei parassiti intestinali non è ancora stata chiarita, ma è possibile che gli scimpanzé vengano infettati da persone e animali da fattoria. Uno dei campioni prelevati, infatti, ha mostrato la presenza di un parassita che generalmente colpisce le galline.
Questo apre il campo alla possibilità che alcuni di questi parassiti possano non solo passare da uomo/animale a scimpanzé, ma che possano compiere anche il percorso opposto, saltando dai primati delle foreste all'essere umano.
Anche lo stress della vita trascorsa in poche, isolate chiazze di foresta sta ponendo a serio rischio la salute degli scimpanzé. Questi primati non riescono ad ottenere cibo a sufficienza, e sono costretti a spingersi nei territori occupati dall'uomo per ottenere ciò di cui si nutrono. 
"E' una brutta situazione per tutti" sostiene McLennan. "Le attività umane stanno cambiando il territorio e modificando il comportamento degli scimpanzé. Se non possono trovare abbastanza cibo nella foresta, iniziano a cercarlo nei campi. Gli scimpanzé sono grossi animali selvatici e possono essere molto pericolosi; non deve sorprendere che gli abitanti del posto abbiano paura di loro, per cui li tormentano e li cacciano. Ma questo si trasforma in un circolo vizioso, perchè può rendere l'animale ancora più aggressivo".
Chimps self-medicate under human pressure Monkey See, Monkey Do . . .

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