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Scioperi e serrate a raffica. E Mediaset studia le contromosse contro il blocco del beauty contest.

Creato il 21 gennaio 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Scioperi e serrate a raffica. E Mediaset studia le contromosse contro il blocco del beauty contest.Scioperano gli avvocati. A loro la norma che il tirocinio legale possa essere svolto prima della laurea non va proprio giù e poi, abolire la tariffa minima, che diamine sarebbe come togliere la possibilità ai cittadini meno facoltosi di rinunciare al loro prezioso patrocinio. Sono previsti sit-in delle toghe, manifestazioni spontanee nei tribunali, sciopero di due giorni e perfino un girotondo togato davanti PalazzoChigi. I legali stanno anche studiando la possibilità di invadere pacificamente il carnevale di Venezia e di noleggiare un carro con la dea della giustizia incatenata per quello di Viareggio. Scioperano i tassisti. In blocco stanno occupando con le loro auto bianche vie e piazze e corsi e slarghi fino a impedire l’accesso alle fontane, meno male che è inverno e non c’è tanta sete. I notai stanno pensando a una forma di lotta personalizzata. Un’orda di 500 nuovi colleghi sparsi in tutta Italia metterebbe a dura prova il loro magro reddito facendoli arrivare precipitosamente a quella soglia di povertà che finora hanno soltanto immaginato o letto sui giornali. Scioperano le farmacie o, meglio, serrano, i farmacisti mica sono operai o impiegati qualsiasi. Serrate quindi dappertutto e chi ha problemi con il mal di testa, il raffreddore, desidera un antibiotico o un antistaminico si può rivolgere a quella del Vaticano che tanto è sempre aperta, anche a Natale, per la serie di fronte al denaro non c’è festa comandata che tenga. D’altronde i preti lavorano sempre di domenica, o no? I farmacisti hanno vinto sui medicinali di fascia C ma devono far fronte all’apertura di 5000 nuove farmacie. Per loro vale il discorso fatto per i notai: impoveriranno in un amen e addio alle vacanze esotiche, tutti a Salsomaggiore per le cure delle acque e per disintossicarsi il fegato. Scioperano i benzinai, a loro non sta bene la norma che cancella l’”esclusività” del servizio effettuato con un’unica compagnia petrolifera. Però ci pensate che sballo? Uno va dal benzinaio e si comporta come se stesse in birreria: “mi da una pinta di Shell, per favore? No, meglio una 0,40 di Agip. Tagliamo la testa al toro, un litro di Q8 e non se ne parli più”. Ma l’incazzatura più feroce alla quale il governo del Professore dovrà far fronte è quella di Mediaset, proprio l’azienda dell’ex presidente del consiglio. La storia è sempre quella del beauty contest sull’assegnazione delle frequenze televisive digitali. Mediaset contesta il blocco stabilito nel decreto in attesa di vederci più chiaro sugli effettivi introiti che una eventuale vendita all’asta porterebbe nella casse dello stato. All’azienda del biscione stava bene, anzi benissimo, quello che aveva deciso il precedente governo che, non a caso, era guidato dal suo proprietario. Saputo del blocco, la presidenza di Mediaset ha preso carta e penna e ha scritto: “Il governo deve ristabilire la certezza del diritto”. Ora, se lo avesse scritto chiunque altro, ci saremmo schierati senza ombra di dubbio dalla sua parte. Perché fino a prova contraria, solo la certezza del diritto è in grado di annullare la disparità di trattamento fra i cittadini. Scritta da Mediaset, che fino a ieri ha avuto anche un po’ di culo da parte del governo, ci sembra un’aberrazione, un florilegio di termini inesatti, una presa di posizione insostenibile. Ma il suo capo non era quello che diceva “libertà d’impresa per tutti”? Che sproloquiava sul centralismo dello stato farabutto? Che istigava all’evasione fiscale perché il prelievo in Italia è troppo alto? Ma non era il suo capo quello che, pro-cazzi propri, ha sfregiato la certezza del diritto cambiando le regole del gioco in corso d’opera? Ci piacerebbe tanto che in questo paese tornasse a spirare quel venticello che non si chiama donbartolonianamente calunnia ma coerenza. E santo iddio, come si fa a dire una cosa quando hai il cerino in mano e il perfetto contrario quando si spegne. Ma che poco poco, nel frattempo, ti sei bruciato l’indice?

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