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Sciopero

Creato il 16 dicembre 2010 da Renzomazzetti
galera.

galera.

 

 Sciopero. = . Nell’inverno del quarantaquattro la repubblica di Salò tentava di riorganizzare un proprio esercito, con l’ordine di richiamo dei militari sbandati dopo l’8 settembre e la chiamata alle armi per i giovani della classe 1924. Pervennero direttive al CNL locale per organizzare la renitenza alla leva di tutti i richiamati. La parola d’ordine a non presentarsi per la riorganizzazione dell’esercito fascista cadeva in un momento di sfiducia e stanchezza nei confronti del fascismo, odiato dalla popolazione, e della guerra che sottoponeva tutti gli strati sociali a indescrivibili e inutili privazioni per una causa non condivisa. Lo stato d’animo dei cittadini di S.Croce e dei lavoratori era quello di ostacolare in ogni modo il fascismo e di sabotare la guerra per farla finita al più presto. Nei gruppi più avanzati vi era la coscienza che, se una guerra doveva essere combattuta, questa doveva essere combattuta dalla parte degli alleati. Il CNL organizzò una riunione di giovani che erano in contatto con l’organizzazione clandestina, ai quali fu posta la necessità di organizzare la renitenza alla leva di tutti i richiamati. Fra i medesimi fu costituito un comitato con l’incarico di prendere contatti con tutti i giovani che dovevano presentarsi alle armi e di preparare il fallimento della chiamata fascista. Le parole d’ordine erano di non presentarsi in nessun modo e per nessuna ragione, di non temere le minacce, in quanto con un rifiuto di massa i repubblichini, isolati nella coscienza della popolazione, non avrebbero avuto la forza di organizzare rappresaglie. Era evidente che vi erano dei rischi, ma tanti italiani rischiavano e pagavano di persona in quei momenti. A chi non abbia vissuto quei giorni può restare difficile comprendere come un’intera popolazione potesse sentirsi impegnata in uno spirito partigiano a combattere per abbattere un regime che aveva governato per 20 anni. Attraverso un lavoro capillare svolto dal Comitato di giovani ( i cui risultati venivano controllati dal CNL) furono formati dei gruppi di 4 o 5 giovani chiamati alle armi, i quali dovevano stare sempre assieme, non dovevano recarsi al lavoro per non essere presi isolati, la notte dovevano dormire in casa di amici o parenti e possibilmente fuori del centro abitato. Prima della scadenza dei termini di chiamata che cadevano nel mese di febbraio 1944, a tutti i gruppi furono distribuite armi e munizioni che il CLN teneva nascoste in una fabbrica del Paese. Alcuni giorni prima della scadenza dei termini di chiamata il CLN controllava già la quasi totalità dei giovani chiamati; restava solo l’ansia dell’attesa per il giorno della presentazione, anche se ogni giorno che passava si faceva più evidente la possibilità di un successo pieno dell’iniziativa. Il CNL attendeva e anche buona parte della popolazione, che non poteva non esserne a conoscenza, data l’ampiezza che aveva preso il movimento. Si può dire che gli stessi repubblichini attendessero anche loro, isolati dalla popolazione e increduli per quanto stava per avvenire. Tre giovani soltanto si presentarono alla chiamata. Il segretario del fascio repubblichino convocò alcuni giovani ai quali rivolse una paternale e un invito a presentarsi. Fu questa la prima grande prova di massa organizzata dal movimento clandestino antifascista contro la guerra e contro il fascismo.

 

i disastri della guerra -Goya-

i disastri della guerra -Goya-

E’ difficile poter misurare l’entusiasmo e il prestigio che il movimento clandestino riuscì a guadagnarsi con questa prima azione. Si può dire che questo fu l’antefatto che creò le condizioni per la riuscita dello sciopero del 4 marzo 1944. Era ormai dal gennaio 1943 che l’esercito nazista era stato sconfitto a Stalingrado e che la guerra aveva preso un andamento favorevole agli alleati. In precedenza erano falliti i tentativi accarezzati dai repubblichini di compromettere alcuni riconosciuti antifascisti, offrendo importanti cariche amministrative e sindacali. I fascisti sapevano che non avevano più nessuna base di massa e cercavano così di presentarsi in modo nuovo agli occhi dei lavoratori e della popolazione e far dimenticare il passato; ma perfino il Commissario prefettizio al Comune, indicato dai repubblichini nella persona di un ufficiale sbandato, non avrebbe accettato l’incarico senza il nulla osta del CNL che operava a Empoli. Ci sembra giusto riprendere anche questi ricordi a dimostrazione dell’ampiezza raggiunta dal movimento clandestino e del potere che esso riusciva ad esercitare. Era questa la situazione quando il CNL, per la verità ristretto solo ad una parte dei suoi membri, ricevette la direttiva e le parole d’ordine per uno sciopero generale di protesta da effettuarsi il giorno 4 marzo 1944. I contatti con l’organizzazione clandestina della zona di Empoli per decidere dello sciopero ebbero luogo a Massarella, frazione del Comune di Fucecchio. Lo sciopero doveva aver luogo nelle zone industriali di Firenze, a Empoli, S.Croce sull’Arno, Poggibonsi ed altre località se fosse stato possibile. Giova qui ricordare che il movimento antifascista dell’empolese, per i contatti con l’organizzazione clandestina, i processi al Tribunale Speciale e i vecchi legami (fra i due centri) del movimento operaio esercitava un forte ascendente ideale e politico. Per tutti i democratici e gli antifascisti di S.Croce, Empoli rappresentava non solo un esempio, ma una bandiera da seguire. Da anni erano stati ripresi i contatti organizzati col movimento clandestino di Empoli; La stampa clandestina arrivava attraverso la zona di Empoli e il Soccorso Rosso veniva raccolto per i condannati al Tribunale Speciale di Empoli. Questo ascendente doveva e fu tenuto presente nell’organizzazione dello sciopero. Fu tenuta una riunione ristretta del comitato clandestino, nel quale i pochi compagni presenti decisero di partecipare allo sciopero e di organizzarlo attraverso il metodo dei contatti personali che ognuno aveva con l’organizzazione, la distribuzione di volantini fornitici dalla zona e scritte murali, per le quali fu dato incarico ad un compagno di formare alcuni gruppi di giovani. Il lavoro fu favorito dal fatto che nelle più importanti fabbriche esisteva l’organizzazione clandestina di natura politica e sindacale. Al Calzaturificio Vigor, dove lavoravano circa 250 operai, nel refettorio, all’ora della mensa, ebbe luogo la distribuzione dei volantini e una specie di confuso comizio volante, mentre erano presenti alla mensa elementi del Tribunale civile di Pisa che erano sfollati a S.Croce.

 

pittura di Gabriele Mucchi.

pittura di Gabriele Mucchi.

Alla sera della vigilia, favoriti dall’oscuramento, un gruppo di giovani coperti alle spalle da compagni armati effettuarono le scritte sui muri < contro i decreti di morte delle ordinanze tedesche > e per chiedere < miglioramenti economici >; inoltre veniva fatta circolare a voce la parola d’ordine: < se scioperano a Empoli e Firenze dobbiamo scioperare anche noi a S.Croce >. Era del 1921 che i lavoratori di S.Croce non scioperavano e per di più, questa volta, non veniva richiesto lo sciopero contro i padroni delle fabbriche. Lo sciopero era dichiarato apertamente politico, contro il fascismo e l’esercito nazista occupante che conduceva la guerra sul nostro territorio, e non si poteva sapere quale sarebbe stata la sua reazione. Dopo la renitenza alla leva, era la seconda volta, nello spazio di poco tempo, che veniva organizzata una manifestazione di massa contro il fascismo, il nazismo e contro la guerra; ed era la riprova dello stato d’animo di rivolta esistente in tutta la popolazione che voleva manifestare la sua volontà in modo aperto contro il fascismo e la guerra. Le parole d’ordine dello sciopero passarono dalle fabbriche alla popolazione e non vi furono ostacoli da parte degli industriali di S.Croce; anzi alcuni si comportarono in modo da favorire lo sciopero. Alle ore 8 del mattino del 4 marzo scioperarono per prime le fabbriche dove esisteva l’organizzazione clandestina; alle ore 9 la quasi totalità dei lavoratori avevano incrociato le braccia, compresi i cantieri edili. S.Croce si animò insolitamente di persone vestite a festa. I repubblichini fecero una sortita al mattino nel centro cittadino armati di mitra, ma non si poteva pensare che si accontentassero di così poco. Il Commissario prefettizio (col quale erano stati mantenuti contatti dopo la sua nomina e al quale veniva passata perfino la stampa clandestina) fece sapere che nel pomeriggio sarebbe arrivato il Questore in persona con alcuni camions di fascisti e di nazisti. Furono consigliati i compagni più esposti a rimanere alla periferia del centro abitato, che fu bloccato dai fascisti con delle mitragliatrici e pattugliato da fascisti armati. Furono interrogati alcuni compagni. I fascisti volevano sapere chi aveva organizzato lo sciopero. I tedeschi ufficialmente sembrava non volessero interferire nella questione ed erano i fascisti repubblichini a portare avanti le indagini. I compagni interrogati vennero rilasciati, e solo quando fu saputo che erano ricercati i componenti del Comitato organizzatore dello sciopero e che i repubblichini erano stati nell’abitazione di uno di essi e ne avevano interrogata la moglie, fu deciso il loro trasferimento a Firenze, da dove attraverso il CNL regionale furono inviati nelle formazioni partigiane.

 

dipinto di Renato Birolli.

dipinto di Renato Birolli.

L’organizzazione locale fu presa in mano da alcuni giovani che continuarono la lotta compiendo altre importanti azioni. La liberazione del territorio del Comune di S.Croce sull’Arno, avvenuta il 1° settemre 1944, trovava ancora questi giovani, assieme agli altri rimasti alla direzione del movimento della Resistenza. -Delio Nazzi- (gli scioperi del 4 marzo 1944 a S.Croce sull’Arno).

ALBA

Apro all’alba le finestre,

come le braccia

in impeto d’amore.

Ascolto l’armonia nascere vasta

nel mattino leggero.

Beve in aereo calice il pensiero

e trilla luce.

Riso d’argento con la prima piova,

sento l’umanità che si rinnova.

-Giuseppe Zanella-

amo l'Italia.

amo l'Italia.

 

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