Che rottura! Un altro sciopero generale! Che casino! Tutto fermo, bloccato! Già l’altro ieri c’è stato quello dei trasporti… Non si campa più.
E’ vero. Che scocciatori questi sindacati!
Anche io la penso così in realtà. Non è una categoria che mi fa simpatia. Non mi sono mai sentita tutelata dai sindacati come lavoratrice, al massimo usata. La mia recente storia della cessione fittizia di ramo di azienda da parte del colosso multinazionale Vodafone ancora brucia.
E però.
Ogni tanto conviene informarsi. Per noi. Per sentirsi parte della società, per non subire passivamente le scelte altrui. Poi magari continueremo a smoccolare per il prossimo sciopero pensando solo al caos che creerà. Ma almeno nessuno potrà accusarci di aver ignorato la questione.
Oggi si sciopera contro i tagli del governo; in generale contro la sua politica che ha tagliato migliaia di posti di lavoro, e contro le riforme della scuola e dell’università. Contro il blocco dei contratti del pubblico impiego e contro la legge Brunetta. Insomma, niente di nuovo sotto il sole. Ma oggi si sciopera anche per l’intero sistema del lavoro che il governo, le imprese e le industrie stanno cercando di destabilizzare. Si pensi per esempio alla legge Maroni (la L. 30, cosiddetta erroneamente legge Biagi) che ha gettato i nostri giovani negli abissi del precariato e ha tolto loro qualsiasi possibilità di crescita personale e professionale. Il tutto, tra l’altro, scopiazzando da leggi europee, in questo caso del Belgio e del Lussemburgo, dove però esistono ammortizzatori sociali e un mondo del lavoro DAVVERO flessibile, tali da riuscire ad attutire periodi di difficoltà (temporanei) e a creare un mercato in grado di far crescere le proprie risorse invece di affossarle.
Al centro delle polemiche di questi giorni c’è naturalmente anche l’accordo estorto da Marchionne ai lavoratori della Fiat di Pomigliano e Mirafiori, che prevede, pena la chiusura con relativo spostamento della produzione all’estero, alcune clausole che definire vessatorie si avvicina poco poco alla realtà.
Si va dal non pagamento della malattia una volta superata una ridicola percentuale rispetto al monte ore lavoro (3.5 %). Si sposta la mezz’ora di pausa pranzo alla settima ora e mezza (vale a dire alla fine del turno). Ci ricordiamo a questo proposito che in catena di montaggio si sta in piedi?
Si introducono delle ore di straordinario (15 giornate da 8 ore) obbligatorie che possono portare la settimana lavorativa a 50 ore. Certo, pagate. Ma a caro prezzo per tutti: infatti, anche grazie agli interventi del governo, oggi è sempre più conveniente pagare lo straordinario ai lavoratori in forza piuttosto che assumere altre risorse! Ma non è finita: potranno essere previsti dei provvedimenti disciplinari (incluso il licenziamento) in caso di sciopero; saranno smantellate le RSU (cioè i rappresentanti sindacali scelti dai lavoratori) e ci saranno solo le RSA (cioè i rappresentanti sindacali scelti dall’azienda). Ovviamente i sindacati che non hanno firmato l’accordo sono automaticamente fuori dall’azienda.
Insomma se la nostra Costituzione ha ragione, stanno facendo polpette dell’articolo n. 1 secondo il quale l’Italia dovrebbe essere una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.
Ecco, ho finito. E ora che tutti conosciamo i motivi che sono alla base dello sciopero di oggi… possiamo tranquillamente tornarcene ognuno al proprio lavoro!
Buona giornata!