L’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Aism) durante un convegno regionale organizzato a Trieste ha presentato i risultati del proprio studio epidemiologico Cosmo sulla correlazione tra l’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI), scoperta nel 2007 dal prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara), e la sclerosi multipla (SM), malattia gravemente invalidante che colpisce 63.000 italiani (quasi 500 a Trieste) e per la quale purtroppo non sono ancora note né le cause né una terapia definitiva e valida per tutti, nonostante le ingenti risorse investite per la ricerca soprattutto nel ricco settore farmaceutico.
Secondo questo studio, non ancora pubblicato su alcuna rivista scientifica, non c’è alcuna correlazione tra le due patologie nonostante numerosi altri studi, anche italiani, abbiano confermato le osservazioni di Zamboni.
Relatori al convegno il neurologo torinese Antonio Bertolotto, noto per essersi dimesso di recente dal comitato scientifico dello studio Brave Dreams sull’efficacia degli interventi di angioplastica per la CCSVI nei malati di sclerosi multipla e il neurosonologo triestino Nicola Carraro, noto per il suo scetticismo verso la scoperta di Zamboni.
La domanda che molti malati di SM si pongono è perché solo i neurologi non trovino la CCSVI e continuino a pubblicare studi contro la teoria di Zamboni, che ovviamente trovano maggiore spazio nella stampa.
Proviamo a fornire due possibili risposte:
- Nel 2011 durante un convegno promosso dalla stessa a Gorizia per pubblicizzare lo studio CoSMo appena partito, un neurosonologo ospedaliero (come lo è anche il Dr. Carraro) dichiarò molto candidamente “Oggi parlo anche di una cosa, il venoso, che non mi è estremamente familiare. Noi facciamo doppler arterioso. Nessuno di noi ha fatto mai venoso” (…).
- Buona parte dei neurologi autori degli studi contro la CCSVI hanno importanti conflitti d’interessi, per via dei loro rapporti con le case farmaceutiche, che certamente non vedono certo di buon occhio la scoperta di Zamboni, che in futuro forse potrebbe far perdere loro gli attuali ricchi profitti sui farmaci per questa malattia.
I conflitti d’interessi dovrebbere venire obbligatoriamente dichiarati ma ciò non sempre avviene, come nel caso di Erwin Stolz, uno dei tre potenti revisori “centrali” dello studio Cosmo, che nel poster di presentazione dei risultati durante il congresso dei neurologi Ectrims 2012 a Lione omise di dichiarare i propri conflitti d’interessi con le case farmaceutiche, tanto da doverci costringere a fare una segnalazione agli organizzatori grazie alla quale il poster venne poi subito rettificato.
Inoltre nello stesso studio Cosmo, l’Aism, finanziatore di questa poderosa ricerca, non ha dichiarato di ricevere fondi anche dalle case farmaceutiche e soprattutto che i partecipanti allo studio venivano “retribuiti” dalla stessa Aism.