Secondo alcuni ricercatori del Policlinico dell’Università di Bari, coordinati dal prof. M.M. Ciccone, l’ecocolordoppler venoso (ECD) ha dimostrato che la sindrome dell’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI) è correlata alla sclerosi multipla (SM).
Gli obiettivi dello studio erano di valutare la variabilità intersignificativa nella valutazione ecografica dei pazienti con SM e di correlare gli ecomarcatori ai sintomi clinici della SM ed al grado di disabilità.
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277 pazienti con SM (117 uomini, età media 43,05 ± 10.04 anni) ammessi al Dipartimento di Neurologia dell’Università di Bari, sono stati sottoposti a valutazione clinica con la scala di disabilità per pazienti affetti da sclerosi multipla ed a valutazione ECD del sistema cerebro-venoso.
Al termine dello studio, secondo gli autori, l’ecocolordoppler ha un valore importante nei pazienti con SM con rilevamento di anomalie alle vene giugulari e una buona riproducibilità intersignificativa della procedura. La sclerosi multipla è associata alla CCSVI, anche se sono necessari ulteriori studi.
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Questo studio scientifico italiano, nel confermare la validità dell’ipotesi su una possibile correlazione tra l’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI) e la sclerosi multipla (SM), smentisce ancora una volta i primi risultati dello studio epidemiologico Cosmo promosso dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Fism-Aism) che nell’ottobre aveva annunciato alla stampa con malcelato orgoglio che “a oggi, sulla base di dati preliminari, la presenza di CCSVI è stata osservata globalmente in meno del 10% dei soggetti esaminati”, cosa che potrebbe costituire un grave “bias di ricerca” in grado di invalidare lo studio Cosmo, essendoci ampie tracce di dichiarazioni fatte anzitempo in grado di influenzare negativamente gli operatori dello studio (anche quando fossero stati perfettamente preparati).
Fanno inoltre sorridere le parole usate dall’on. Chiara Moroni che in un’interrogazione presentata al Ministro della Salute, riferendosi allo studio “Brave Dreams” promosso e finanziato dalla Regione Emilia Romagna, aveva parlato di “sperimentazioni che non hanno alcuna evidenza scientifica”.
Fonte: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22475396
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