Sclerosi Multipla: da Bari uno studio sulla diagnosi della CCSVI

Creato il 26 febbraio 2013 da Yellowflate @yellowflate

Durante il prossimo congresso della prestigiosa Società Europea di Radiologia (ESR), che si terrà a Vienna dal 7 all’11 marzo 2013, verrà presentato un interessante studio italiano intitolato “CCSVI: sfatando il mito”.

Secondo alcuni ricercatori baresi, coordinati dal Dr. Donato Oreste dell’Ospedale S: Paolo, fin dalla sua presentazione alla comunità scientifica, la cosiddetta “Big Idea” del prof. Zamboni, secondo il quale alla base della sclerosi multipla (SM) ci sarebbe una stretta correlazione con alcune anomalie nelle vene extracraniche che configurano il quadro di insufficienza venosa cronica cerebro-spinale (CCSVI), è stata oggetto di intensi dibattiti scientifici.


Da un lato i sostenitori più entusiasti di questa nuova teoria hanno pubblicato dati di prevalenza della CCSVI nelle persone con SM vicini al 100% secondo la loro valutazione ecocolordoppler (ECD), mentre all’altro estremo, i critici più feroce l’hanno definita come uno dei falsi più colossali della storia della scienza, negando anche l’esistenza di questa entità nosologica, tuttavia dimostrando una prevalenza di CCSVI pari a quella della popolazione non affetta da SM. Tale differenza di risultati, troppo vicini a valori di incoerenza scientifica, non può essere spiegata se non attraverso una forte incongruenza dei protocolli applicati negli studi, intesa come differenza del metodo di esame, esperienza dell’operatore e anche delle apparecchiature utilizzate.

Lo scopo del loro studio era di confrontare i dati ottenuti dalla valutazione ecocolordoppler di 26 pazienti con SM con tre diverse apparecchiature ecografiche, per stabilire se questa variabile può essere determinante ai fini dei risultati ottenuti.

Sono stati selezionati 26 pazienti consecutivi con diagnosi di CCSVI per essere sottoposti ad una valutazione ECD delle vene extracraniche. Sono state esplorate le vene giugulari interne (IJV) e vertebrali (VV) con scansioni assiali e longitudinali, con il paziente in posizione supina ed in posizione eretta, come suggerito dal protocollo Zamboni. Sono state utilizzate tre diverse apparecchiature (MyLab Vinco, Esaote, Italia; Alpha10, Aloka, Tokio, Giappone; LogicQ, GE, Milwaukee, USA) per determinare se erano influenti le diverse impostazioni (settings) di fabbrica. Secondo il metodo Zamboni sono stati studiati quattro parametri: reflusso della IJV o VV in entrambi i decubiti, evidenza di anomalie morfologiche (setti, membrane, anulus), nessun flusso rilevabile da ripetuti cicli respiratori e la compliance della IJV scarsa o assente.

Non è stato considerato il flusso intracranico, in quanto solo un dispositivo ecografico (MyLab Vinco) era dotato di una sonda dedicata.

Ogni risultato anatomico è stato correlato con valutazione ECD e PowerDoppler (PD), al fine di stabilire l’effetto emodinamico di tali anomalie. Sono stati impostati a valori identici nelle tre apparecchiature, parametri quali la frequenza della sonda lineare compresa, la PRF e, quando possibile, le impostazioni di guadagno (gain settings), al fine di minimizzare le influenze delle impostazioni (settings) di fabbrica.

I dati ottenuti erano identici nelle tre diverse scansioni. L’individuazione di anomalie morfologiche come setti, membrane o anulus era semplice con qualsiasi apparecchiatura, anche se l’utilizzo della sonda micro-convex, di cui era dotato solo un apparecchio (MyLab Vinco), ha permesso una maggiore immediatezza. Impostando valori PRF identici nelle tre apparecchiature anche i dati del flusso di sangue erano molto simili.

Al termine dello studio, secondo gli autori, la CCSVI, come descritta in letteratura, esiste. Eliminando l’influenza del flusso intracranico per la diagnosi (criterio peraltro molto controverso in letteratura), vi è una correlazione assoluta dei risultati quando l’esame viene eseguito dallo stesso operatore. E’ tempo di sfatare il mito che l’ecografia sia un metodo troppo fallace per la diagnosi della CCSVI. Un operatore addestrato a questo nuovo metodo dovrebbe essere in grado di ottenere immagini diagnostiche indipendentemente dall’apparecchio utilizzato.

Fonte: http://ipp.myesr.org/esr/ecr2013/index.php?p=recorddetail&rid=52e34fdc31cc8b6d88aaa69b2288f3fc


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