Magazine Attualità

Sclerosi Multipla e CCSVI: Franz Schelling risponde ai ricercatori canadesi

Creato il 02 luglio 2014 da Yellowflate @yellowflate

schelling presidente_1.thumbnailRecentemente è stato pubblicato su Canadian Medical Association Journal (CMAJ) “Validità dei criteri diagnostici riguardo l’Insufficienza Venosa Cronica Cerebrospinale associata alla Sclerosi Multipla”. Nella pubblicazione gli autori rilevano notevoli problemi metodologici riguardanti i criteri diagnostici proposti per CCSVI.  Oggi rispondiamo ai ricercatori canadesi con un commento a firma del nostro presidente onorario, dottor Franz Schelling, tra i primi ad aver correlato la SM a problemi vascolari.

Commento allo studio: “Validità dei criteri diagnostici riguardo l’ Insufficienza Venosa Cronica Cerebrospinale associata alla Sclerosi Multipla” (CMAJ 2014. DOI:10.1503/cmaj. 131431)

DR. FRANZ SHELLING REPLIES TO CANADIAN RESEARCHERS (ENG)

di Franz Schelling, M.D.,

Presidente Onorario dell’ “Associazione CCSVI nella Sclerosi Multipla – Onlus”.

Dal titolo ingannevole del saggio, non è possibile dedurre se si intenda trattare la diagnosi della CCSVI o la relazione che intercorre tra essa e la Sclerosi Multipla.

Già dal paragrafo introduttivo, si evince però come la discussione sia incentrata su come il flusso sanguigno delle vene cerebrospinali alterate, possa giocare un ruolo importante nella patofisiologia della Sclerosi Multipla.

Un paragone tra la prevalenza del secondo elemento, in base a cinque criteri della CCSVI in pazienti a cui è stata diagnosticata la Sclerosi Multipla, e campioni di controlli sani, dovrebbe chiarire questo terzo ed ultimo punto.

I risultati dei due gruppi di studio non mostrano differenze statistiche a livello di pervietà vascolare.

Gli autori concludono affermando: “Non rileviamo alcuna connessione tra la CCSVI e la Sclerosi Multipla.” – e ancora, alla fine del saggio – “Noi … mettiamo in discussione l’autenticità di tale diagnosi.”. Il lettore è così libero di interpretare se “tale diagnosi” si riferisca alla CCSVI o alla Sclerosi Multipla.

Per quanto riguarda i loro metodi, gli autori hanno casualmente accennato al fatto che non abbiano condotto ricerca sul primo dei criteri della CCSVI, ovvero la scoperta dell’inversione del flusso espiratorio vascolare nell’emisfero cerebrale.

Tuttavia, dati recenti (Tromba L ea. Prevalence of CCSVI in MS: a blinded sonographic evaluation., pubblicato sulla rivista Phlebology il 15 Novembre 2013) dimostrano come, approfondire tale criterio, sia di vitale importanza.

Avendo osservato come “non ci sia evidenza di un riflusso che possa avvicinare le vene endocraniche” in un paziente a riposo, gli autori ignorano sia la presenza che la rilevanza di sporadici trasferimenti di sangue dalla zona extracranica alle vene cerebrali, derivanti da impatti esterni o movimenti corporei che occorrono nel tumulto della vita.

La ricorrenza degli sviluppi di lesioni che interessano le vene che si estendono dal ventricolo cerebrale laterale, in particolare sotto la superficie del corpo calloso, è descritta come peculiarità patognomonica specifica della Sclerosi Multipla (Heckl RW. MS. Thieme, Stuttgart 1994; Gean-Marton AD ea. Abnormal corpus callosum: a sensitive and specific indicator of MS Radiology 1991; 180:215-21).

Tali danni, possono solo essere spiegati per mezzo di impatti fisici derivanti da un riflusso venoso ricorrente.

Identiche lesioni cerebrali, verificatesi in seguito ad incidenti stradali, pur lasciando il cranio intatto, non fanno altro che riflettere il lavoro di un singolo episodio. (Bibliografia su richiesta).

Riconoscendo la natura fugace di tali eventi, è ovvio come sia assurdo registrare un riflusso, solo se esso abbia una durata inferiore ai 0,88 secondi.

A differenza della stasi venosa, il riflusso venoso causa lesioni date dall’immediata trasmissione di un aumento della pressione, che deriva dalla compressione delle vene extracraniche su particolari vene cerebrali.

Il risultato dell’aumento della pressione, varia a seconda della disponibilità della pressione esercitata sui collaterali venosi nei singoli individui.

La familiarità con questo meccanismo patologico, presente nella Sclerosi Multipla, permetterebbe di arrivare a deduzioni eloquenti riguardo al valore patogenico delle differenti scoperte che fanno parte di una diagnosi della CCSVI.

Questo articolo, e il suo finale vago ed ambiguo, invita ,tuttavia, il lettore a fare delle considerazioni riguardo la natura e l’attuale pertinenza del concetto di “clinicamente definito/certo” o CDMS.

I criteri di McDonald e Poser definiscono la CDMS come una sindrome disfunzionale di origine sconosciuta, che si manifesta mantenendo uno o l’altro dei due regimi temporali, scelti arbitrariamente.

Non è possibile esaminare o definire la CDMS, né tantomeno relazionarla ad altri meccanismi patologici.

Mancando di uno specifico biomarcatore o di nuovi ritrovati, è possibile rappresentare la CDMS solo in termini di diffusa e vaga interpretazione della malattia, ovvero, atrofizzazione del tessuto cerebrospinale, degenerazione o sclerosi avente la sua origine in malattie demielinizzanti infiammatorie.

Per far progressi nel campo della ricerca sulla CCSVI e sulla Sclerosi Multipla, dobbiamo sapere di cosa stiamo parlando.

Dottor Franz Schelling

Presidente Onorario CCSVI nella Sclerosi Multipla Onlus

Commento tradotto da Stefano Greggi

02 luglio 2014

Fonte: http://www.ccsvi-sm.org/node/2013


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Magazine