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Sclerosi Multipla e CCSVI: intervista al Dottor Franz Schelling

Creato il 30 giugno 2013 da Yellowflate @yellowflate

FranzSchelling-1Continua in Italia la controversia innescata da alcuni neurologi sul ruolo dell’insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI), scoperta nel 2007 dal prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara), nella sclerosi multipla (SM), malattia gravemente invalidante che colpisce 63.000 italiani e per la quale non si conoscono ancora né le cause né una terapia definitiva e valida per tutti, nonostante le ingenti risorse investite per la ricerca soprattutto nel ricco settore farmaceutico.
Sulla materia abbiamo intervistato il medico austriaco Dr. Franz Schelling che già nel 1986 ipotizzò il ruolo vascolare nella sclerosi multipla (http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3641027 ):

Dottor Schelling, sulla base della sua esperienza la CCSVI scoperta dal prof. Zamboni esiste veramente?

“Sì, la CCSVI esiste – tuttavia, la dimensione delle stenosi sui valori di picco venosi intracranici e soprattutto intracerebrali non può essere adeguatamente valutata con il paziente a riposo…”

A suo avviso c’è una correlazione con la sclerosi multipla e le altre malattie neurologiche?

“Sì. Le evidenze post mortem e di risonanza magnetica sui danni al cervello e al midollo spinale nella sclerosi multipla sono in realtà la chiave per comprendere la correlazione.”

Sullo studio CoSMo dell’Aism che nega questa correlazione cosa ci può dire?

“L’intenzione di non confermare questa correlazione è chiara dal modo in cui è prevista l’evidenza del ruolo della dinamica venosa non solo dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla, ma da tutti i beneficiari del mercato farmaceutico mondiale della SM.”
Ai malati di SM positivi alla CCSVI consiglierebbe di fare l’intervento di angioplastica oppure è meglio aspettare la fine degli studi in corso?

“Per i pazienti con SM sottoporsi all’angioplastica per la CCSVI ha un potenziale curativo maggiore e minori rischi rispetto a qualsiasi trattamento convenzionale stabilito. E’ ancora necessario capire le ragioni per le quali gli interventi per la CCSVI possono fallire.”



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