Dopo la pubblicazione sulla prestigiosa rivista medica Journal of the American Medical Association (JAMA) dello studio canadese intitolato “Associazione tra l’uso dell’interferone beta e la progressione della disabilità nei pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente” tra i malati si è infiammato il dibattito circa l’utilità di questo costoso farmaco per i pazienti con sclerosi multipla, malattia gravemente invalidante che colpisce 63.000 italiani e per la quale purtroppo non si conoscono ancora né le cause né una cura realmente efficace per tutti.
Secondo gli autori dello studio canadese, tra i pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente, la somministrazione di interferone beta non sarebbe infatti associata ad una riduzione della progressione della disabilità.
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Un esperto neurologo, consulente di un sito italiano sulla sclerosi multipla, rispondendo alla domanda posta sull’argomento si è dichiarato perfettamente d’accordo con lo studio, che comunque confermerebbe studi già precedentemente pubblicati (!).
A suo avviso la malattia potrebbe essere valutata sotto diversi profili, spesso gli studi farmacologici sceglierebbero un profilo positivo per il farmaco.
Con gli anni, dal momento che riviste e congressi sarebbero sponsorizzati dalle ditte, si sarebbe creata una “preparazione“, che diventerebbe certezza nei giovani medici, che l’interferone sia una “cura” della malattia. Cosa, sempre a suo avviso, tutta da dimostrare.
Questo sarebbe ancora più accentuato nei centri per la sclerosi multipla, che più degli altri neurologi vivrebbero in simbiosi con le ditte.>
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Fonte: http://www.sclerosi.org/forum/viewtopic.php?t=30169