Presto saranno annunciati i risultati finali dello studio epidemiologico Cosmo, promosso e finanziato dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Fism-Aism), sulla correlazione tra l’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI), scoperta nel 2007 dal prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara) e la sclerosi multipla (SM), malattia gravemente invalidante che colpisce circa 63.000 italiani e per la quale purtroppo non si conoscono ancora né le cause né una cura definitiva.
Secondo i primi risultati annunciati alla stampa da Aism già nell’ottobre scorso “a oggi, sulla base di dati preliminari, la presenza di CCSVI è stata osservata globalmente in meno del 10% dei soggetti esaminati“
Inoltre il principal investigator dello studio, il dr. G. Comi, sempre nell’ottobre scorso aveva dichiarato ai giornalisti durante il meeting dell’ECTRIMS che “già con l’analisi ad interim di Cosmo si è completamente sgonfiata l’ipotesi che la Ccsvi sia una causa o una significativa concausa della sclerosi multipla“.
Un paio di mesi dopo lo stesso Comi durante un’intervista concessa al programma Report di Rai Tre aveva definito come un “pervertito” il dr. Fabrizio Salvi, neurologo e principale collaboratore negli studi del prof. Zamboni.
Dunque l’esito finale dello studio Cosmo appare piuttosto scontato. Senza entrare in questa sede nel merito delle diatribe scientifiche relative alla conduzione di questo studio, è importare notare che:
Lo studio di Aism è stato infatti effettuato mediante indagine ecocolordoppler (ECD) che purtroppo è un esame totalmente “operatore-dipendente” e dunque con poca oggettività in termini di certezza della diagnosi.
A comprova di ciò l’esistenza in letteratura di diversi studi confermativi ed altrettanti negativi circa l’ipotesi formulata da Zamboni su una possibile correlazione tra CCSVI e sclerosi multipla.
Esistono però studi condotti con altre metodologie diagnostiche oltre l’ecocolordoppler che hanno offerto importanti conferme alla teoria di Zamboni. Eccone alcuni esempi:
Secondo gli autori di uno studio condotto con la venografia, pubblicato a dicembre sulla rivista medica Functional Neurology ed intitolato “Prevalenza di anomalie venose extracraniche: risultati da un campione di 586 pazienti con sclerosi multipla“, le patologie venose sono risultate essere altamente associate alla SM (96,1%), anche se rimane da stabilire la rilevanza clinica di questo fenomeno.
In un altro studio condotto con la venografia a risonanza magnetica, pubblicato ad aprile sulla rivista medica American Journal of Neuroradiology ed intitolato “Campioni di drenaggio venoso extracranico nei pazienti con sclerosi multipla e nei controlli sani“, secondo gli autori i risultati indicano che i pazienti con SM hanno un maggiore appiattimento delle vene giugulari interne ed una tendenza verso le vene collaterali rispetto ai soggetti sani. Il ruolo che questo risultato gioca nella patogenesi e nella progressione della sclerosi multipla richiede comunque ulteriori studi.
In uno studio condotto invece con la pletismografia cervicale, pubblicato ad aprile sulla rivista medica Journal of Vascular Surgery ed intitolato “Valutazione del ritorno venoso cerebrale con un nuovo metodo di pletismografia“, secondo gli autori le caratteristiche del ritorno venoso cerebrale dei pazienti con CCSVI sono nettamente diverse da quelle dei controlli. Inoltre, i risultati suggeriscono che la pletismografia cervicale abbia un grande potenziale come strumento di screening poco costoso e come strumento di monitoraggio post-operatorio.
Se ai più scettici questi studi non bastassero, in uno studio pubblicato a maggio sulla prestigiosa rivista medica Neurology ed intitolato “Una valutazione patologica dell’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI)“, secondo gli autori l’esame post mortem delle vene giugulari interne ed azygos nei pazienti con SM e nei controlli senza SM ha dimostrato una varietà di anomalie strutturali, così come delle variazioni anatomiche. Le stenosi della parete venosa si sono verificate con una frequenza simile nei due gruppi. Tuttavia, la frequenza di anomalie intraluminali, con possibili conseguenze emodinamiche risultava superiore nei pazienti con sclerosi multipla rispetto ai controlli, anche se la dimensione dell’attuale campione è limitata.
Questi studi, molto diversi tra di loro, invitano gli addetti ai lavori ad una seria riflessione sullo studio Cosmo, speriamo che i vertici dell’Aism facciano altrettanto, nell’esclusivo interesse dei malati e delle loro famiglie, per una malattia dalle cause purtroppo ancora ignote.