Sclerosi Multipla e Metodo Zamboni: al centro del meeting dei radiologi

Creato il 09 marzo 2012 da Yellowflate @yellowflate

Durante il prossimo meeting della prestigiosa Società di Radiologia Interventistica (SIR) che si terrà a San Francisco dal 24 al 29 marzo il tema della CCSVI, scoperta nel 2007 dal prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara) sarà al centro dei riflettori.

Oltre ad uno specifico workshop sulla CCSVI organizzato dal prof. S. Sclafani di New York verranno presentati i primi risultati di numerosi studi. Eccone una sintesi.

Nello studio che verrà presentato dal Dr. J. Almond, intitolato “L’utilità diagnostica dell’ecografia per l’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI) nei pazienti con Sclerosi Multipla”, i risultati ecografici secondo il protocollo Zamboni non sono associati con i risultati della venografia con mezzo di contrasto, alla luce dell’elevato tasso di falsi negativi; il 99% dei pazienti con un’ecografia negativa aveva una significativa stenosi e/o anomalie di flusso trattate con angioplastica. Secondo gli autori è necessario uno studio prospettico per definire il ruolo dell’ecografia e di altre modalità nella diagnosi non invasiva della CCSVI.

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Nello studio presentato dal Dr. A. Bagherpour, intitolato “Risultati su venografia nei pazienti con SM sottoposti ad una valutazione per l’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI): correlazione con sottotipo di SM e presenza di sintomi visivi al momento della diagnosi di SM”, la presenza di sintomi visivi al momento della diagnosi e il sottotipo di SM non sono predittivi dei risultati osservati con venografia con catetere eseguita come parte di una valutazione per la CCSVI. Questo contraddice i risultati precedentemente pubblicati e porta a questioni riguardanti il ruolo che la CCSVI svolge direttamente provocando le manifestazioni cliniche della sclerosi multipla. Secondo gli autori è raccomandato uno studio prospettico che valuti la capacità dei risultati clinici di predire i risultati della venografia ed il risultato del trattamento.

Nello studio presentato dal prof. S. Sclafani, intitolato “Ottimizzazione della venografia dell’arco dell’azygos nella CCSVI”, una vista frontale o frontale obliqua può valutare adeguatamente la vena azygos ascendente ma la vista frontale è insufficiente per la valutazione dell’arco dell’azygos. Secondo gli autori la proiezione obliqua anteriore sinistra (LAO) è la migliore per delineare l’arco posteriore dell’azygos e la proiezione laterale è la migliore per ritrarre l’arco anteriore dell’azygos durante la venografia.

Nel secondo studio del prof. Sclafani, intitolato “Ecografia intravascolare: ruolo chiave nella diagnosi dell’arco azygos tra le cause della CCSVI”, le lesioni all’azygos possono essere difficile identificare con la venografia. I risultati sono spesso reflusso aspecifico da mezzo di contrasto che non permette un’angioplastica precisa. Secondo l’autore l’IVUS sembra essere il gold standard per la diagnosi della CCSVI causata dall’azygos.

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Nel terzo studio presentato dal prof. Sclafani ed intitolato “Angioplastica con palloni ad alta pressione per il trattamento delle stenosi della vena giugulare interna nei pazienti con CCSVI” sono necessarie alte pressioni per dilatare completamente le lesioni della CCSVI. Secondo gli autori l’ecografia intravascolare (IVUS) riduce il rischio di danni alla vena.

Nello studio presentato dal Dr. K. Sekhar, intitolato “Risultati a breve termine dopo terapia endovascolare per l’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI) nei pazienti con sclerosi multipla”, il trattamento endovascolare per la CCSVI è in grado di produrre significativi miglioramenti a breve termine nella salute fisica e mentale correlata alla qualità di vita (QOL). Tuttavia il miglioramento si è verificato meno spesso nelle forme di SP rispetto alle RR e PP e meno spesso in pazienti con più di dieci anni dalla diagnosi di SM. Secondo gli autori è necessario uno studio prospettico randomizzato per valutare con rigore il ruolo del trattamento endovascolare della CCSVI nella SM e per comprendere le implicazioni di questo studio in termini di selezione dei pazienti.

Nello studio presentato dal Dr. H. Ferral, intitolato “Esperienza clinica nella gestione della CCSVI: esperienza di un singolo centro”, secondo gli autori i risultati confermano che le anomalie venose sono comuni nei pazienti con SM. L’angioplastica è sicura in questi pazienti e ha fornito benefici sintomatici nel 54% dei pazienti.

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Tutti questi studi, davvero interessanti, confermano come la CCSVI sia una patologia esistente e correlata alla SM e come servano studi terapeutici randomizzati per poter valutare meglio l’efficacia dei trattamenti. Appare del tutto incomprensibile l’atteggiamento di alcuni neurologi che invece ne continuano a negare la stessa esistenza così come la stessa Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Aism) che nell’ottobre scorso aveva diffuso alla stampa i primi risultati dello studio Cosmo, secondo i quali “a oggi, sulla base di dati preliminari, la presenza di CCSVI è stata osservata globalmente in meno del 10% dei soggetti esaminati”.

Fonte: http://www.sirmeeting.org/index.cfm?do=abs.viewAbs&abs=2110

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