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Sclerosi Multipla e Metodo Zamboni: intervista al Dr. Raffaello Pagani (chirurgo vascolare)

Creato il 30 giugno 2013 da Yellowflate @yellowflate

paganiraffaContinua la polemica innescata da alcuni neurologi sul ruolo dell’insufficienza venosa cronica cerebrospinale (CCSVI), scoperta nel 2007 dal prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara), nella sclerosi multipla (SM), malattia gravemente invalidante che colpisce 63.000 italiani e per la quale non si conoscono ancora né le cause né una terapia definitiva e valida per tutti, nonostante le ingenti risorse investite per la ricerca soprattutto nel ricco settore farmaceutico.

Sulla materia abbiamo intervistato il chirurgo vascolare Dr. Raffaello Pagani, esperto dopplerista.
Dottor Pagani, sulla base della sua esperienza la CCSVI scoperta dal prof. Zamboni esiste veramente?
“La CCSVI scoperta dal prof. Zamboni esiste: da esperto nelle indagini con EcoColorDoppler per le malatie vascolari, a cui sono dedito dagli anni 1979-1980 a tutt’oggi con numero di esami effettuati superiore al milione, ritengo che i cinque criteri posti dal prof. Zamboni per la diagnosi di CCSVI con EcoColorDoppler siano logici dal punto di vista dello studio morfologico ed emodinamico del circolo venoso e che rappresentino allo stato attuale delle buone linee guida per lo studio del circolo refluo dal cervello e dal midollo spinale verso il cuore; peraltro fino al 2009 nessuno si era interessato così a fondo nello studio della fisiologia e della fisio-patologia di questo importante distretto, relegato al solo studio del circolo arterioso: quindi anche per noi specialisti vascolari (e non dico di altre discipline) tutto ciò era sconosciuto.
Dopo circa 3 anni di dedizione diagnostica anche allo studio della CCSVI per la mia esperienza “SOSTENGO CHE LA CCSVI ESISTE”.
A suo avviso c’è una correlazione con la sclerosi multipla e le altre malattie neurologiche?
“Ho visitato con indagine ECD 303 pazienti affetti da varie tipologie di SM riscontrandoli positivi alla diagnosi di CCSVI nella totalità dei casi, salvo due persone che non lo erano e in aggiunta ho visitato 18 pazienti affetti da malattie neurodegenerative non SM, miastenia grave, fibromialgia, malattia demielinizzante, cefalea ribelle soprattutto notturna, sindrome vertiginosa e lipotimie con perdita di coscienza, riscontrandoli tutti positivi alla CCSVI salvo un caso (un paziente affetto da M. di Parkinson diagnosticato di recente): pertanto ritengo che la correlazione sia evidente.”

Sullo studio CoSMo dell’Aism che nega questa correlazione cosa ci può dire?
“Sullo studio CoSMo dell’Aism che nega questa correlazione ho già espresso in altre sedi la mia opinione (http://mediterranews.org/2013/01/sclerosi-multipla-il-parere-del-dr-raffaello-pagani-sui-risultati-dello-studio-cosmo-di-aism/ ); in primis ritengo che non sia azzardato sostenere che lo specialista vascolare conosca meglio e più a fondo le malattie vascolari più dei neurologi (così come, parafrasando, il ginecologo conosca i problemi ginecologici ed ostetrici più del dentista o dell’ortopedico); aggiungiamo poi che per noi vascolari esperti il sistema venoso in senso lato è molto più complesso e difficile da indagare che non il sistema arterioso, data la sua ampia variabilità anatomica, per cui l’indagine di questo versante circolatorio risulta essere molto più impegnativa, figuriamoci poi in un territorio nuovo per tutti noi quale è il distretto cerebro-spinale, fino al 2009 mai indagato.
Se a tutto quanto sopra aggiungiamo che specialisti di altre discipline “rifiutano di apprendere” dai vascolari la metodologia di indagine con ECD della CCSVI, già di per sè oltremodo difficile da eseguire, si possono tranquillamente tirare le somme del perchè lo studio CoSMo neghi la correlazione tra SM e CCSVI, semplicemente perchè non è capace di trovarla o non vuole trovarla.”
Ai malati di SM positivi alla CCSVI consiglierebbe di fare l’intervento di angioplastica oppure è meglio aspettare la fine degli studi in corso?
“Il fatto che dalle statistiche ci sia una percentuale positiva di successo post-angioplastica del 52% e una percentuale negativa di insuccesso del 48 % (ancora troppo elevata) spiega l’assoluta necessità di eseguire studi sperimentali, randomizzati, in doppio cieco di cui il “Brave Dreams” è a tutt’oggi la massima espressione in Italia; solamente questi studi ci diranno in modo inequivocabile se la PTA è sicura e funziona, se è sempre da consigliare, se tutti rispondono in ugual misura ecc; il prof. Zamboni e il Dr. Salvi hanno sempre sostenuto in modo chiaro di non avere fretta e di aspettare i risultati finali dello studio e io, come operatore diagnostico nel campo della CCSVI, mi adeguo a questi dettami, di coloro che in tale campo ritengo siano “i miei maestri”, per cui in linea generale spiego a tutti i pazienti positivi questo concetto, anche se mi rendo conto che una buona parte di essi non vogliano accettare ulteriori attese.
Oltre a ciò c’è da aggiungere che alla luce di ultimi lavori pubblicati il difficoltoso ritorno del sangue dal cervello al cuore non sia solo dovuto a setti, membrane, valvole malformate, stenosi ecc. interessanti il lume o la parete vasale della vena giugulare interna ma anche a compressioni dall’esterno sulla stessa vena operate da parte di muscoli del collo; tutto questo non lo risolve la PTA ma un intervento chirurgico correttivo diretto nel collo: a tal proposito sono in corso studi anche in questa direzione, che, se convalidati, potrebbero forse in buona parte spiegare a posteriori l’insuccesso della PTA nella suddetta percentuale negativa del 48%.”



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