L’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Aism), con riferimento al proprio studio denominato “Cosmo” sulla possibile correlazione tra l’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI) e la sclerosi multipla (SM), dichiarò alla stampa nell’ottobre scorso che “A oggi, sulla base di dati preliminari, la presenza di CCSVI è stata osservata globalmente in meno del 10% dei soggetti esaminati (persone con sclerosi multipla, altre malattie neurologiche e controlli sani).”
Secondo alcuni epidemiologi questo annuncio, irrituale e non documentato, potrebbe costituire un potenziale bias di ricerca in grado di invalidare lo studio Cosmo, essendoci ampie tracce di dichiarazioni fatte anzitempo, in grado di influenzare negativamente gli operatori dello studio (anche quando fossero stati perfettamente preparati).
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Ad ogni modo è utile ricordare che già nel 2010, prima della partenza dello studio Cosmo, il prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara), il ricercatore che ha scoperto la CCSVI nel 2007, fu costretto a dimettersi dallo Steering Commitee dello studio promosso dall’Aism dichiarando polemicamente alla stampa “Avevo chiesto di aspettare qualche mese per formare gli operatori che devono fare gli esami e mi è stato detto di no. Ho suggerito allora di ridurre il campione, in modo da farlo esaminare solo da tecnici già formati, ma anche questa richiesta è stata rifiutata. In queste condizioni la sperimentazione rischia di non dimostrare nulla, perchè un tecnico non formato non è in grado di trovare la malformazione dei vasi sanguigni che secondo noi è alla base della Sclerosi multipla”.
Il medico ferrarese fu sostituito da Erwin Stolz, della Clinica Neurologica dell’Università di Giessen in Germania e dichiarò ancora: ”Si tratta di un esperto di ecodoppler del cranio mentre per dimostrare il mio metodo gli esami vanno fatti al collo e al torace”.
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A tal riguardo è interessante notare come la maggior parte dei sonologi che partecipano allo studio in realtà siano dei neurologi o meglio dei neurosonologi.
La neurosonologia è una diagnostica non invasiva, basata sull’uso degli ultrasuoni (sia sotto forma di ecografia, sia di segnale doppler), che serve a valutare le arterie a destinazione cerebrale sia del tratto extra che intracranico.
A conferma di tutto ciò durante un convegno dell’anno scorso promosso sull’argomento dalla stessa Aism, un neurosonologo ospedaliero dichiarò candidamente alla platea che “Oggi parlo anche di una cosa, il venoso, che non mi è estremamente familiare”. E subito dopo “A … facciamo doppler arterioso. Nessuno di noi ha fatto mai venoso.”
Questi fatti, valutati nel loro complesso, suscitano forti perplessità sulla qualità dello studio promosso dall’Aism, che recentemente ha dichiarato di aver investito allo scopo 1,4 milioni di euro (!).
Probabilmente i due “Principal Investigators” dello studio farebbero bene a rileggersi con attenzione il consensus document intitolato “Screening for chronic cerebrospinal venous insufficiency (CCSVI) using ultrasound – Recommendations for a protocol” pubblicato dal team del prof. Zamboni sul numero di dicembre 2011 della prestigiosa rivista medica “International Angiology” (Organo Ufficiale dell’International Union of Angiology, dell’International Union of Phlebology e del Central European Vascular Forum).
Credo che questo protocollo andrebbe fatto studiare ai sonologi che partecipano allo studio, al fine di rivalutare tutti i pazienti già esaminati, nell’esclusivo interesse della ricerca e dei 61.000 malati italiani di una malattia gravemente invalidante come la sclerosi multipla, con esordio prevalente tra i 20 e i 40 anni e dunque nel pieno delle loro attività, per la quale non si conosce ancora né la causa né una terapia valida per tutti.
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