Durante un recente incontro con i pazienti un noto medico italiano che tratta la CCSVI ha messo in discussione le capacità di alcuni ecografisti a fare una corretta diagnosi delle malformazioni venose che costituiscono l’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI), scoperta nel 2007 dal prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara) e di cui è stata ipotizzata una possibile correlazione con la sclerosi multipla (SM), malattia gravemente invalidante che colpisce 63.000 italiani e per la quale purtroppo non sono ancora note né le cause né una cura definitiva ed efficace per tutti.
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Al di là di queste dichiarazioni estemporanee, tese probabilmente a pubblicizzare i medici del proprio staff, e che assumono un carattere puramente “aneddotico“, e dunque privo di alcuna validità scientifica, è utile invece esaminare un recente studio scientifico pubblicato sulla prestigiosa rivista medica “Phlebology” da parte del team polacco coordinato dal dr. Marian Simka ed intitolato “Accuratezza diagnostica delle attuali criteri ecografici per la rilevazione delle anomalie del deflusso nelle vene giugulari interne“.
Lo studio polacco era finalizzato alla valutazione del valore diagnostico dell’ecocolordoppler per la rilevazione delle anomalie nelle vene giugulari interne (IJVs).
Sono state valutate centosedici vene giugulari interne in 58 pazienti con associata sclerosi multipla. I risultati degli ecocolordoppler sono stati poi confrontati con i risultati dell’esame di riferimento: la venografia con catetere.
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Al termine dello studio, secondo gli autori, la loro ricerca ha dimostrato che i criteri ecografici extracranici attualmente utilizzati per la rilevazione di anomalie venose ostruttive nelle vene giugulari interne sono di limitato valore diagnostico. Per il momento, la diagnosi di questa patologia vascolare dovrebbe essere ottenuta mediante la venografia con catetere.
Questo studio (condotto con metodo scientifico), nel dimostrare i limiti dell’ecocolordoppler (esame “operatore-dipendente”), soprattutto se effettuato da mani poco esperte, fornisce indirettamente una spiegazione ai primi risultati dello studio Cosmo, promosso e finanziato dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla Fism-Aism), secondo i quali “a oggi, sulla base di dati preliminari, la presenza di CCSVI è stata osservata globalmente in meno del 10% dei soggetti esaminati“.