La ricerca in questi anni nell’ambito della Sclerosi Multipla ha portato all’individuazione di nuovi bersagli terapeutici, con nuove sperimentazioni di molecole farmacologiche, cercando di raggiungere l’obiettivo di trovare una cura definitiva o comunque alleviare e rallentare i sintomi della malattia.
I farmaci su cui la ricerca si sta concentrando sono i neurotrofici, che preservano o ricostituiscono il tessuto nervoso lesionato, gli immunosoppressori, che sopprimono le reazioni del sistema immunitario, e gli immunomodulanti, che, invece, le regolano.
Tra gli immonumodulanti c’è l’interferone. La scoperta di questa proteina risale al 1957, dai due virologi Alick Isaacs e Jean Lindemann. Essa è in grado di interferire con la replicazione virale, così da sostenere la difesa naturale contro un’infezione. Gli interferoni sono prodotti dall’organismo umano come forma di difesa ai virus, i farmaci che si basano su questa proteina usati per la Sclerosi Multipla sono, invece, prodotti dall’industria farmaceutica.
Ma a cosa servono di preciso gli interferoni?
Innanzi tutto favoriscono l’inibizione dell’attivazione di cellule infiammatorie,impedendo il loro passaggio dai vasi sanguigni al sistema nervoso centrale; cercano poi di bloccare la produzione di sostanze infiammatorie nel sistema nervoso centrale. Gli interferoni riducono così la frequenza degli attacchi e rallentano la progressione della malattia.Quando si dovrebbe iniziare la terapia con interferoni?
Studi recenti hanno dimostrato come più utile sarebbe iniziare la terapia già dopo il primo sintomo della malattia, in cui si sono riscontrati migliori risultati rispetto a una fase successiva a decorso recidivante-remittente. Nella prima fase della Sclerosi Multipla, chiamata sindrome clinicamente isolata (CIS), gli interferoni rallentano la comparsa di un secondo attacco, riducono la comparsa di nuove lesioni cerebrali,La Sclerosi Multipla si presenta in modo diverso da paziente a paziente e addirittura anche nello stesso caso si alternano momenti di “calma” a momenti più “critici”, diventa così d’obbligo ricordare che il trattamento deve essere il più possibile personalizzato.
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