CONA. Prosegue il dibattito scientifico sull’utilità del metodo di Paolo Zamboni sulla Ccsvi; così come prosegue del resto, a Cona, la sperimentazione che ha ormai raggiunto il traguardo del primo anno e si avvia anzi al giro di boa. Sperimentazione avallata, si ricorderà, dalla Regione e dall’Azienda Ospedaliera ed i cui pazienti sono stati sottoposti allo studio a partire dall’agosto dello scorso anno. Per i risultati, invece, bisognerà attendere l’autunno del 2014. NUOVI STUDI, e nuove controversie, arrivano intanto dal Nord America. In questi giorni la ricerca del medico ferrarese sulla Ccsvi (l’insufficienza venosa cronica cerebrospinale) è tornata all’attenzione del mondo scientifico americano; merito innanzitutto di un dossier, pubblicato sulla prestigiosa ricerca Journal of Vascular Surgery, curato da un pool di ricercatori italiani. Che da settembre 2010 a ottobre 2012 hanno seguito oltre 1200 pazienti consecutivi, ammessi a sottoporsi a f!lebografia e trattamento endovascolare per la Ccsvi. Tutti questi pazienti erano stati precedentemente trovati positivi all’ecocolordoppler per almeno due criteri di Zamboni per la Ccsvi e avevano una diagnosi di sclerosi multipla confermata dal neurologo. La ricerca analizza gli interventi effettuati (ad iniziare da quelli di angioplastica) e le complicanze. Le conclusioni, affermano gli studiosi, sono favorevoli a Paolo Zamboni:
«Il trattamento endovascolare per la Ccsvi sembra fattibile e sicuro si legge nell’estratto della ricerca , tuttavia un’adeguata curva di apprendimento può ridurre drasticamente il tasso di eventi avversi. Nella loro esperienza, la maggior parte delle complicazioni sono avvenute nei primi 400 casi trattati (a fronte di 1219 interventi complessivi, ndr)». Un altro studio pubblicato in questi giorni, realizzato da ricercatori canadesi, sembrerebbe smentire la teoria del prof. Zamboni sulla Ccsvi nella sclerosi multipla. Lo studio, pubblicato dalla rivista Plos One, ha destato però l’attenzione del medico ferrarese e di uno dei suoi principali collaboratori all’ospedale di Cona, Mirko Tessari. I medici ferraresi perciò hanno impugnato carta e penna per esprimere innanzitutto la propria sorpresa: «I risultati ottenuti dai ricercatori canadesi sono esattamente agli antipodi di quello che noi abbiamo trovato scrivono Zamboni e Tessari in quanto non sono stati in grado di dimostrare alcuna anomalia del flusso venoso nei pazienti con sclerosi multipla studiati sia con l’ecocolordoppler che con la venografia con catetere». PUNTO SU PUNTO, Zamboni e Tessari ribattono agli argomenti dell’équipe di medici del Canada: «Per quanto riguarda la metodologia dell’ecocolordoppler scrivono gli scienziati ferraresi siamo rimasti molto sorpresi che gli autori non siano riusciti ad utilizzare la metodologia aggiornata di recente, raccomandata da un consenso internazionale per migliorare la riproducibilità del protocollo». Ed anche per altri due rilievi della ricerca canadese Zamboni e Tessari si dicono sorpresi dalle metodologie adottate. (S.L.)
Fonte: Il Resto del Carlino – Ferrara
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