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Sclerosi Multipla: per i malati il Metodo Zamboni funziona

Creato il 17 gennaio 2012 da Yellowflate @yellowflate

Sclerosi Multipla: per i malati il Metodo Zamboni funzionaSecondo uno studio presentato a Miami dal prof. Marco Magnano durante il 24° simposio annuale sulla terapia endovascolare (ISET) e nonostante che l’utilizzo dell’angioplastica (PTA) per trattare la sclerosi multipla (SM) sia ancora controverso, i malati che ne soffrono insistono come essa li abbia aiutati – in alcuni casi drammaticamente, come ad esempio consentendo loro di camminare senza un bastone. I pazienti con una forma meno grave di SM, dopo essere stati sottoposti al trattamento di apertura delle vene al petto ed al collo, hanno anche riferito di ulteriori miglioramenti della qualità della vita come l’essere in grado di parlare più chiaramente.

Una controversa teoria sostiene che i sintomi della SM possano essere causati da vene con stenosi che si allontanano dal cervello e che interrompono il flusso di sangue tra il cervello ed il cuore. Questa condizione, chiamata insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI), viene trattata con angioplastica minimamente invasiva (PTA) per aprire quelle vene con stenosi. Nella suo studio presentato all’ISET più del 65 % dei pazienti trattati per la CCSVI hanno riportato a 3 mesi dopo il trattamento dei miglioramenti nella qualità di vita.

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“I pazienti hanno riferito un miglioramento dei sintomi più comuni della SM come il cervello annebbiato, gli arti congelati, le vertigini, il controllo della vescica e del linguaggio e nel tempo hanno continuato a migliorare”, ha dichiarato il prof. Marco Magnano, docente di radiologia interventistica presso la Scuola di Chirurgia Vascolare dell’Università di Catania. “Anche se questo potrebbe essere dovuto all’effetto placebo è necessario chiedersi se questo trattamento possa aiutare i pazienti ad alzarsi dalla sedia a rotelle o rinunciare ad un bastone o alle stampelle.”

Nello studio 170 pazienti sono stati valutati utilizzando questionari sulla disabilità e sulla qualità di vita. Nel questionario sulla disabilità (con una scala da 0 a 10, con i numeri più alti che indicano disabilità più gravi), i pazienti hanno segnato una media di 4,5. Tre mesi dopo il trattamento hanno migliorato ad una media di 4,0. I pazienti che inizialmente avevano ottenuto un punteggio superiore nella scala disabilità avevano meno probabilità di migliorare. L’altro questionario ha formulato ai pazienti 16 domande sulla qualità di vita per attività come la ricreazione e la socializzazione, con risposte che vanno da 1 (terribile) a 7 (deliziosa). Su un punteggio massimo di 112, i pazienti in generale sono migliorati da un punteggio di 64 prima del trattamento a 70 dopo un mese e a 71 dopo tre mesi.

Questi dati dimostrano l’assoluta necessità di far partire al più presto lo studio multicentrico “Brave Dreams” finanziato dalla Regione Emilia Romagna e coordinato dal prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara), il ricercatore che ha scoperto la CCSVI nel 2007.

Proprio nella scorsa settimana l’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (FISM-AISM) ha invece negato il finanziamento allo studio chiesto più di sei mesi fa con una decisione che assume connotati politici ed etici piuttosto che scientifici, tradendo così le aspettative dei 61.000 malati italiani e delle loro famiglie, per una patologia gravemente invalidante e con esordio prevalente tra i 20 e i 40 anni, per la quale purtroppo non si conoscono ancora le cause né una cura definitiva.

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Fonte:

http://email.pcipr.com/t/ViewEmail/r/C662D89B60B0BE3F/EB685C5F2D9F2624942A2DF08F503B7C


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