E’ stato pubblicato sulla rivista medica “Functional Neurology” uno studio intitolato “Prevalenza di anomalie venose extracraniche: risultati da un campione di 586 pazienti con sclerosi multipla”.
Secondo il team polacco coordinato dal dr. Marian Simka di Katowice lo scopo di questo studio era di valutare la prevalenza dell’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI) in una coorte non selezionata di pazienti con sclerosi multipla (SM).
Un totale di 586 pazienti con sclerosi multipla clinicamente definita sono stati sottoposti venografia con catetere delle vene giugulari interne, delle vene brachiocefaliche e della vena azygos. Sono stati considerati patologici i seguenti risultati: assenza di deflusso, deflusso rallentato, inversione della direzione di flusso, dilatazione prestenotica accompagnata da deflusso ridotto, deflusso attraverso collaterali, strutture intraluminali che ostacolano la vena, ipoplasia, agenesia o restringimento significativo della vena.
Sono state riscontrate anomalie venose in 563 pazienti (il 96,1%). Sono state trovate lesioni in una sola vena nel 43,5%, in due vene nel 49,5% e in tre vene nel 3,1% dei pazienti. Sono state riscontrate patologie venose nella vena giugulare interna destra nel 64% dei pazienti, nella vena giugulare interna sinistra nell’81,7%, nella vena sinistra brachiocefalica nell’1%, e nella vena azygos nel 4,9%.
Al termine dello studio, secondo gli autori, le patologie venose sono risultate essere fortemente associate alla sclerosi multipla, ma rimane da stabilire la rilevanza clinica di questo fenomeno.
Questi risultati condotti con una metodologia diagnostica, la venografia, considerata da molti autori come “gold standard” per la diagnosi della CCSVI, confermano clamorosamente i precedenti risultati pubblicati dal prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara) e smentiscono alcuni studi diagnostici contrari all’ipotesi di Zamboni condotti con metodologie non standardizzate (Doepp, Baracchini, Centonze, ecc.) tra cui anche quello promosso dall’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (Aism) che nell’ottobre scorso aveva annunciato alla stampa che “sulla base di dati preliminari, la presenza di CCSVI è stata osservata globalmente in meno del 10% dei soggetti esaminati.”
Fonte: FUNCTIONAL NUROLOGY, Vol. XXVI (No. 4) – 2011