Come noto gli studi del prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara) sulla correlazione tra l’insufficienza venosa cronica cerebro spinale (CCSVI), da lui stesso scoperta nel 2007, e la sclerosi multipla (SM), si basano sul ruolo del ferro nel cervello dei malati di SM che ne denotano un anomalo accumulo dimostrato di recente anche con la risonanza magnetica.
Dalla lettura della corposa letteratura sulla sclerosi multipla, i cui studi più recenti oggi si focalizzano soprattutto sui costosi farmaci attualmente in uso, grazie ai generosi finanziamenti delle principali case farmaceutiche, abbiamo scoperto un piccolo e trascurato studio autoptico, pubblicato nel lontano 1982 sulla rivista scientifica Archives of Pathology & Laboratory Medicine ed intitolato “Depositi di ferro che circondano le placche di sclerosi multipla“.
Secondo alcuni ricercatori americani, i campioni di autopsia delle aree cerebrali da cinque cervelli di pazienti con sclerosi multipla (SM) e da sei cervelli di controllo sono stati colorati con ferrocianuro di Prussia (Peris), per rilevare la presenza non-eme di ferro come l’emosiderina.
Sono state osservate reazioni positive al ferro solo nelle sezioni di SM circostanti le placche demielinizzate. La materia bianca mielinizzata nei pressi della lesione conteneva molti corpi ovoidali carichi di ferro e assoni positivamente colorati per il ferro. Sono state trovate reazioni positive anche all’interno dei vasi sanguigni della materia grigia vicino alla lesione. Una possibile fonte di ferro era un stravaso di sangue.
Fonte: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/6896630
COMMENTO:
Perché i neurologi hanno trascurato questo aspetto della sclerosi multipla?