Sclerosi Multipla: uno studio anglo-americano sulle anomalie venose cerebrali

Creato il 23 settembre 2012 da Yellowflate @yellowflate

E’ stato pubblicato sul sito della rivista medica “Neurological Research” un interessante studio anglo-americano intitolato “Sensibilità e specificità della venografia a SWI per il rilevamento di alterazioni venose cerebrali nella sclerosi multipla“.

Alcuni ricercatori, coordinati dal dr. Beggs dell’Università di Bradford (UK) e dal dr. Zivadinov dell’Unversità di Buffalo (USA) hanno provato a determinare la sensibilità e la specificità sulla visibilità della riduzione della vascolarizzazione venosa (VVV) con imaging di venografia a suscettibilità ponderata (SWI) in pazienti con sclerosi multipla (SM) rispetto ai controlli, e a confrontarla con la valutazione dell’atrofia panencefalica.
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Sono stati indagati con la venografia SWI usando uno scanner 3T GE, quaranta pazienti con sclerosi multipla e 22 controlli senza malattie note del sistema nervoso centrale (SNC), che avevano lesioni non specifiche della sostanza bianca (WM). Sono stati calcolati il volume venoso totale apparente (ATVV) e la maggiore distanza media dalla vena (DFV) per varie categorie di vene di diametro: meno di 0.3, 0.3 -0,6, 0.6 -0,9, e più di 0,9 mm. E’ stata utilizzata l’analisi delle componenti principali (PCA) per identificare i potenziali parametri discriminatori. Sono state calcolate le curve del receiver operating characteristic (ROC) di questi parametri, insieme con il volume cerebrale normalizzato (NBV), per determinare la sensibilità e la specificità dei valori tra i gruppi. L’efficacia dei parametri è stata validata con i dati in cieco di 14 pazienti con sclerosi multipla e di 8 controlli che avevano lesioni WM non specifiche.

L’analisi delle componenti principali (PCA) ha individuato come parametri utili una frazione venosa relativa (VRF) di 0,3-0,6 mm e la DFV. I risultati delle analisi delle curve di receiver operating characteristic (ROC) in un campione iniziale di 40 pazienti con SM e 22 controlli erano (sensibilità, specificità): 0,3 -0,6 mm; DFV (95,0%, 100,0%); DFV (100,0%, 100 · 0%), e NBV (82,5%, 68,2%). I risultati nel campione di validazione erano: 0,3 -0,6 millimetri VRF (92,9%, 75,0%); DFV (100,0%, 100,0%) e NBV (78,6%, 75 0%).

Al termine dello studio, secondo gli autori, gli indici alterati di visibilità della vascolarizzazione venosa (VVV), con la venografia a SWI hanno dimostrato un’elevata sensibilità e specificità nella sclerosi multipla (SM). Il valore della venografia a SWI per la diagnosi della SM deve essere ulteriormente testato nei primi stadi della malattia e nei pazienti con altre malattie neurologiche.

Fonte: http://www.ingentaconnect.com/content/maney/nres/2012/00000034/00000008/art00008
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COMMENTO:
Questo studio eseguito con una metodica maggiormente affidabile rispetto all’ecodoppler ha nella sostanza confermato le precedenti osservazioni del prof. Paolo Zamboni (Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara) su una possibile correlazione tra la CCSVI, da lui stesso scoperta nel 2007, e la sclerosi multipla (SM), malattia gravemente invalidante che colpisce 63.000 italiani e per la quale purtroppo non sono ancora note né le cause né una terapia valida per tutti.


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