Grande novità per la sclerosi multipla: non più le placche, ma le vene per la diagnosi in risonanza magnetica di questa terribile malattia, che colpisce in Italia 63.000 persone.
Ad affermarlo è la rivista scientifica JAMA Neurology, secondo la quale le vene cerebrali sono il nuovo e più potente marker in risonanza magnetica per la corretta diagnosi di SM.
E’ stato pubblicato su JAMA Neurology uno studio intitolato ‘Vene centrali nelle lesioni cerebrali visualizzate con immagini di risonanza magnetica a campo elevato: un biomarcatore diagnostico patologicamente specifico per la demielinizzazione infiammatoria nel cervello’.
Secondo alcuni ricercatori dell’università di Nottingham (Regno Unito) non esiste un singolo esame diagnostico per la sclerosi multipla (SM), ed i criteri diagnostici esistenti sono imperfetti. Questo può portare ad un ritardo diagnostico, drammatico per la vita dei pazienti. Alcuni pazienti necessitano di molteplici indagini (a volte invasive), ed esteso follow-up clinico per confermare o escludere una diagnosi di SM.
Secondo gli studiosi britannici, un biomarcatore diagnostico che è patologicamente specifico per la demielinizzazione infiammatoria nella SM potrebbe rivedere gli attuali algoritmi diagnostici.
E’ stato valutato in modo prospettico il valore diagnostico della visualizzazione delle vene centrali nelle lesioni cerebrali con la risonanza magnetica (MRI) per i pazienti con possibile SM, per i quali la diagnosi è incerta. E’ stato progettato uno studio prospettico di coorte longitudinale. Lo standard di riferimento era una diagnosi clinica che è arrivata (dopo un follow-up medio di 26 mesi) dal neurologo curante con un interesse speciale per la SM. Le scansioni di MRI a 7-T sono state analizzate al basale, da medici in cieco rispetto ai dati clinici, per la presenza di vene centrali visibili .
Ha partecipato allo studio un campione consecutivo di 29 pazienti con possibile SM che avevano lesioni cerebrali rilevate da scansioni cliniche di MRI, ma la cui condizione è rimasta non diagnosticata, nonostante le valutazioni cliniche e radiologiche. E’ stata utilizzata la MRI a 7 Tesla utilizzando sequenze pesate in T2.
E’ stata valutata la percentuale di pazienti la cui condizione è stata correttamente diagnosticata come SM o non SM, utilizzando la MRI a 7-T all’inizio dello studio, rispetto all’eventuale diagnosi raggiunta dai medici curanti in cieco con il risultato della risonanza magnetica.
Dei 29 pazienti arruolati e sottoposti alle scansioni utilizzando la MRI a 7-T, in 22 hanno ricevuto una diagnosi clinica . Tutti i 13 pazienti la cui condizione era stata poi diagnosticata come SM avevano vene centrali visibili nella maggior parte delle lesioni cerebrali al basale .
Tutti i 9 pazienti la cui condizione non è stata poi diagnosticata come SM avevano vene centrali visibili in una minoranza di lesioni .
Al termine dello studio, secondo gli autori, nel loro studio la MRI pesata in T2 a 7-T aveva il 100% di valore predittivo positivo e negativo per la diagnosi di SM. L’applicazione clinica di questa tecnica potrebbe migliorare gli algoritmi diagnostici esistenti.
*Fonte*: http://archneur.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=1671735
Bologna/Roma 13 Settembre 2013
Associazione CCSVI nella SM Onlus
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