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Scommessa persa

Creato il 11 marzo 2016 da Propostalavoro @propostalavoro

Garanzia GiovaniE' passato quasi un anno, ormai, da quando è entrata in vigore, in pompa magna, con lo scopo di risollevare le sorti della gioventù italiana, pericolosamente in bilico tra disoccupati e NEET. Stiamo parlando di Garanzia Giovani.

Ad oggi, si può dire, senza ombra di dubbio, che si è trattato di un flop colossale. E non serve essere un genio, per capirne i motivi: pochi fondi e pessima gestione hanno generato il fallimento del progetto, a livello nazionale.

Partiamo dai dati: tra fondi europei e fondi nazionali, Garanzia Giovani poteva contare su un budget di 1,5 miliardi di euro e secondo i dati Inps, le richieste di poter accedere al programma ammontavano a circa 944 mila. Di queste, però, appena 269 mila (poco più del 28%) ha potuto ricevere un'offerta lavorativa (stage o tirocinio).

Come mai così poche? Tutto nasce dalla decisione scellerata di affidare la gestione del progetto alle Regioni, senza alcuna direzione centrale, per cui ognuna ha applicato metodi e tempi propri. Questa frammentazione ha, poi, generato un altro problema: i tempi di pagamento si sono allungati, tanto che molti ragazzi, dopo aver completato lo stage, hanno dovuto attendere mesi e mesi per ricevere il rimborso spese.

Il perchè di questi ritardi è presto detto: burocrazia! Trattandosi di fondi europei, infatti, è necessario che ogni spesa sia sottoposta ad un delicato – e lungo – controllo, cosa che, ovviamente, dilata i già biblici tempi di risposta della nostra Pubblica Amministrazione. Non sarebbe stato più saggio, quindi, affidare il tutto ad un unico ente nazionale, magari quella famosa Agenzia Nazionale del Lavoro, che doveva essere uno dei perni del Jobs Act, ma continua ad essere un fantasma?

Insomma, fin dall'inizio è andata male, ma se errare è umano, perseverare è diabolico. Il 7 marzo, infatti, si è riunito a Bruxelles il summit dei Ministri del Lavoro dell'Unione Europea, durante il quale la delegazione italiana ha proposto il rifinanziamento del progetto, in modo da poterlo portare avanti, almeno fino al 2018. Vedremo cosa risponderà l'Europa.

Un'iniezione di liquidità a cui, però, almeno sembra, non seguirà una riorganizzazione del sistema, che, invece, ne avrebbe un disperato bisogno. A Poletti & Co. basterebbe fare una rapida ricerca su Google – nel caso non gli bastassero i dati di Inps e Istat -, per leggere, di prima mano, la delusione dei giovani.

Diciamolo chiaramente, quindi: Garanzia Giovani ha fornito, poco e male, un'esperienza lavorativa ad una piccola parte di un pubblico, invece, sterminato e rifinanziare il programma così com'è, senza una profonda revisione organizzativa, significa buttare soldi in un altro flop sicuro. 

Un'unica nota positiva è arrivata dal Ministero de Lavoro, che ha deciso di utilizzare Garanzia Giovani come base per finanziare il progetto SELFIEmployment, ovvero un programma di finanziamenti per i giovani che rientrano nei parametri della Garanzia, ma che, invece di candidarsi per stage o tirocini, vogliono buttarsi nell'autoimprenditorialità.

Il programma è ora attivo e dal 1 marzo è possibile presentare le domande per un finanziamento, a tasso zero, da un minimo di 5 mila ad un massimo di 50 mila euro, da rimborsare nell'arco di sette anni. Una buona idea, ogni tanto.

Speriamo solo che, nel frattempo, ne arrivino altre simili: stiamo seriamente rischiando di perdere un'intera generazione. Per il Paese sarebbe un colpo fatale.

Danilo


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