Il risultato del vertice Letta – Alfano è troppo scontato, troppo ovvio per essere vero, anzi rassomiglia tanto a quei marchingegni narrativi con cui si distrae l’attenzione del lettore e lo si depista. il vertice di per sé era privo di senso: il Pdl non può chiedere al Pd di salvare esplicitamente l’ex Cavaliere come ha proposto Alfano e il Pd non può pensare che il Pdl sia seriamente intenzionato ad abbandonare il governo e quelle leve di potere senza le quali l’agibilità politica di Berlusconi diventerebbe davvero un miraggio.
Letta ci ha provato nei giorni scorsi a vendere una gigantesca palla – quella della ripresa in arrivo – per far passare l’infamia del Berlusconi salvato dalle acque. Però si è accorto che nessuno ci ha creduto, che la cosa non funziona nonostante l’impegno a tempo pieno di Saccomanni e Giovannini in questa operazione faccia di tolla. Così arriva il vertice fasullo in cui il premier ancora fresco di discorso a Rimini nel quale ha detto di essere contro i professionisti del conflitto, ovvero contro il pensiero politico in sé, mostra coram populo di non voler arrivare al compromesso tombale col Cavaliere. Mentre Alfano rincuora una corte dei miracoli grottesca impegnata a paragonare Silvio a Gesù, Gandi, persino a Galileo, mostrando una via d’uscita praticabile. Quella dell’eterno rinvio in attesa di tempi migliori.
In realtà è evidente che nessuno dei due contendenti può più fare a meno dell’altro. Cosa farebbe il Pdl senza poter simulare la presenza di un’opposizione di sinistra che lo costringe a mettere le mani nelle tasche degli italiani, a strizzare l’occhio ad ogni corruzione, a nascondere la sua natura di partito personale, insignificante da ogni altro punto di vista? Cosa cosa farà mai il Pd senza il nemico Berlusconi a dare senso alla sua esistenza e a giustificare la sua impetuosa, inarrestabile traslazione verso destra? E cosa farebbero entrambi senza la “necessità” che li costringe a scegliere la propria salvezza e non quella del Paese? Probabilmente il Pd, in caso di crisi, riuscirebbe a raggranellare una modestissima maggioranza in Senato: ma davvero se la sentirebbe di governare da solo, quando per ben due volte si è tirato indietro da questa concreta possibilità?
Il fatto è che ormai non possono più fare a meno l’uno dell’altro, nemmeno volendolo e dunque non possono che arrivare a un accordo di qualche tipo anche su Silvio. Qualcosa che non abbia l’immondo sapore della combine di Palazzo, che possa essere anche un alibi per i molti che non chiedono altro se non la possibilità di non vedere. Probabilmente Letta non dovrà inventarsi nulla per garantire l’agibilità politica di Berlusconi: intanto basta passare settembre per essere alle prese con la legge di stabilità e l’esplosione dei gravissimi problemi del Paese. Il voto al Senato slitterebbe di almeno tre mesi. Ma anche se non si riuscisse a fare melina a lungo ci sono sempre i 101 franchi tiratori del Pd. Non volevamo, scandalo, chi sono i traditori?: cose già viste, sentite, persino noiose ormai, talmente sono prevedibili. Proprio come i vertici in commedia.