Tornano i Maya a far parlare di sé, e questa volta non è per annunciare sinistre profezie, bensì per “svelare” una loro città perduta. Nel cuore della giungla della penisola dello Yucatan, gli archeologi hanno rinvenuto le rovine di quella che un tempo fu una delle loro città più importanti.
Gli studiosi infatti hanno portato alla luce una città risalente a 1.400 anni fa, nascosta per secoli tra i fitti intrichi della giungla messicana. È stata chiamata Chactùn, ovvero Grande Pietra, e risulta essere uno dei più grandi insediamenti Maya esistenti al mondo. La sua scoperta non è stata affatto facile per via della posizione geografica nel pieno della giungla, ma gli sforzi sono stati ben ricompensati.
La città è grande quanto 31 campi da calcio, è composta da resti di case, palazzi e persino piramidi, tutti elementi che, ora che sono stati rinvenuti, potranno contribuire all’approfondimento della misteriosa e interessante civiltà Maya.
Ivan Sprajc, professore associato presso l’Accademia Slovena delle Scienze e delle Arti, coordinatore del team che ha effettuato la scoperta, ha battezzato la città Chactùn, ovvero Grande Roccia o Roccia Rossa. Sono stati scoperti i resti di quelle che furono 15 piramidi, piazze, palazzi, spazi per il gioco della pelota (palla), tipico di queste zone, e altre costruzioni caratteristiche della civiltà Maya.
Secondo il professor Sprajc, ben 40.000 persone potrebbero aver vissuto nel sito, probabilmente durante il tardo classico della civiltà Maya, tra il 600 e il 900 d.c, durante il quale Chactùn ha avuto il suo periodo di massimo splendore.
Le rovine si trovano a sud est di Campeche, non troppo distante da Chichen Itzà e si estendono per circa 22 ettari, che lo rendono uno dei più grandi insediamenti mai trovati nello Yucatan.
Altari, lastre di pietra sono presenti in maniera copiosa nel sito, e proprio un’iscrizione su una delle stele ha ispirato gli archeologi a chiamare la città Chactùn. Secondo l’iscrizione, un ex sovrano di nome K’inich B’ahlam “ha apposto la pietra rossa (o Grande Roccia) nel 751 d.c”.
I ricercatori sostengono che la città fosse una capitale vera e propria, abbandonata circa 1.000 anni fa, probabilmente a causa della pressione demografica, il cambiamento climatico, guerre e ribellioni. La ricerca è stata sostenuta dall’Istituto di Antropologia e Storia del Messico e finanziato in parte dalla National Geographic Society.
La civiltà Maya è stata una delle più avanzate nell’ America pre-colombiana e ha regnato su vaste aree della penisola dello Yucatan, del Belize, del Guatemala e dell’Honduras. La città è stata trovata a Campeche, una zona nel sud-est del Messico, già patria di decine di siti Maya, tra cui l’antica città di Calakmul, dichiarata patrimonio dell’Unesco.
Chactùn si estende su quasi 540.000 metri quadrati e probabilmente è stata una sede governativa tra il 600 e il 900 d.c, secondo i rapporti delle agenzie internazionali spagnole.
“Si tratta di uno dei più grandi siti nelle pianure centrali, paragonabile per la sua estensione e per la grandezza dei suoi edifici a Becan, Nadzcaan e El Palmar a Campeche”, ha riferito il ricercatore sloveno e capo della spedizione Sprajc in un comunicato stampa. Lo studioso ha lavorato nella regione di Campeche per molti anni per conto dell’Istituto di Studi antropologici e del territorio.
Nel mese di dicembre, migliaia di persone hanno viaggiato per lo Yucatan per festeggiare un nuovo cielo del calendario Maya con il timore che avessero effettivamente previsto che il 21 dicembre 2012 avrebbe segnato la fine del mondo.
Fortunatamente siamo ancora tutti qui e possiamo gioire di questa straordinaria scoperta. Chactùn ci porterà a conoscere meglio i Maya, popolo enigmatico, abile costruttore di città misteriose e fiorenti. E poco importa se, per una volta, essi hanno sbagliato una profezia!
Written by Cristina Biolcati