Un itinerario nei dintorni di Camerino
L'ineffabile grazia dell'arte marchigiana in questo busto femminile del primo cinquecento
(Museo Civico di Pievebovigliana)
Pievebovigliana
La cosa più speciale di un piccolo comune come Pievebovigliana è che ogni oggetto ha una storia ed è spesso una storia d'amore.
Così il Museo Civico “Raffaele Campelli” è il prezioso scrigno delle memorie del paese e contiene pagine frammentarie di un diario plurimillenario, scritto sulle pietre scheggiate dei preistorici primi abitanti e via via sui manufatti piceni e poi romani. Questa sezione del museo è intitolata al grande archeologo Valerio Cianfarani, che iniziò i suoi studi alla “Pieve” ed era tra i giovani che con Monsignor Campelli, il parroco di allora, gli anni '20 del secolo scorso, raccolsero con passione i reperti affioranti in paese e lungo il torrente Fornace, costituendo il primo nucleo del museo in un ambiente della canonica.Olla rinvenuta da Mons. Campelli
(Museo Civico, sezione archeologica)
Crocifissione, copia da Scipione Pulzone (sec. XVII). Particolare.
La grazia fanciullesca di un angelo. Pittore umbro del XV secolo, Madonna di Loreto (particolare)
San Sebastiano, inerme nella sua stilizzata nudità. Statua lignea, XV sec.
Particolare del San Sebastiano
Simone De Magistris e aiuti (attrib.), Madonna di Loreto e Santi (particolare)
Nobilissimo e dolorosamente consapevole viso di Cristo. Terracotta, sec. XVI.
Una sala del Museo Civico di Pievebovigliana
Il museo è stato il punto di partenza del nostro itinerario perché lì si trova documentata, accanto alle eccellenze artistiche di Filippo Marchetti e Maria Paciotti, anche la storia delle attività produttive del luogo, dalle fornaci alla tessitura alla distillazione dei liquori.Le quattro stagioni, xilografie di Maria Paciotti
Il fortepiano di Filippo Marchetti
Di conseguenza, salendo per antiche strade alla chiesa di S. Maria Assunta, la bellezza armoniosa della costruzione si inserisce in una secolare storia di cultura.La triplice abside della Pieve romanica di S. Maria Assunta
La Chiesa di San Giusto a San Maroto meriterebbe da sola il viaggio. In quello spazio semplice di arcana perfezione regna un silenzio sovrumano. Tante sono le ipotesi sulla sua storia. Ne riferisco una che sembra armonizzi la forma particolare della chiesa con il nome San Maroto, originariamente San Marone (l'intitolazione a San Giusto è probabilmente avvenuta in un secondo tempo). Questi era un eremita siriano morto nel 410, i cui numerosissimi seguaci, i Maroniti, si spostarono in Libano nel VII secolo. Durante le crociate furono fitte le relazioni tra loro e la Santa Sede (la testa del santo è tuttora conservata nella cattedrale di Foligno) ed è noto che alla diffusione del monachesimo in Umbria e Marche contribuirono certamente monaci siriani.Incoronazione della Vergine (fine sec. XV), particolare
Ma il piccolo comune marchigiano ha molto altro da offrire ai “cacciatori d'arte”: il Castello di Beldiletto, lussuosa residenza dei Da Varano, la chiesa e il convento di San Francesco a Pontelatrave, la cripta di Santa Maria Assunta già presentata in un nostro articolo di qualche tempo fa.Ringraziamo il Sindaco di Pievebovigliana Sandro Luciani e l'architetto Lolita Ciuffoni che con grande cortesia e disponibilità ci hanno fornito materiale informativo e una guida alla visita del museo, oltre alla possibilità di effettuare riprese fotografiche.
Convento di San Francesco a Renacavata
Il convento è uno dei primissimi insediamenti del nascente ordine dei Cappuccini e ne esprime la scelta di povertà e semplicità nei muri spogli e nel porticato d'ingresso, nella piccolissima chiesa raccolta e mistica, nel rifiuto del lusso di cui faceva sfoggio la chiesa pretridentina.
Mattia della Robbia, Incoronazione della Vergine con San Francesco e Sant'Agnese, 1530
Il color cenere del saio di san Francesco nella pala d'altare (era il colore scelto dai primi Cappuccini) simboleggia la dimessa austerità della loro scelta. Però all'interno del convento c'è il museo con i lavori artigianali dei frati e in essi si rivela un livello estetico talmente straordinario che sembrano sorretti da un canto di preghiera oltre che dalla tecnica raffinata.L'impegno dell'Ordine nelle missioni permise loro di utilizzare materiali inconsueti, preziosi come legni esotici e gusci di tartaruga o estremamente poveri come la paglia che però diventa una grafia dorata nelle loro mani.
Paliotto in paglia (XVIII sec.), particolare
Ciborio in legni pregiati, avorio e madreperla (XVII sec.)
Ciborio in legno e tartaruga (sec. XVIII)
Anche i quadri, benché poco originali, recano il segno di veri pittori come la pregevole copia da Raffaello o il drammatico San Francesco vicino all'emozione di uno Zurbaran o di un Ribera, o la Deposizione secentesca che riecheggia i grandi bolognesi del tempo.
Madonna della Palma, copia da Raffaello
San Francesco, autore ignoto, sec. XVII
Particolare di Deposizione, autore ignoto, sec. XVII
Un giovane novizio ci ha fatto da guida con orgoglio e entusiasmo, come chi, indossando un misero saio di tela, mostra i tesori della grandezza di cui la sua “famiglia” fu capace.