Il mondo non finirà mai di stupirci. Un gruppo di archeologi polacchi ha scoperto recentemente un cimitero di “vampiri” in Polonia. Non siamo tutti impazziti nel darvi questa notizia, poiché bisogna tenere conto della posizione in cui sono stati ritrovati gli scheletri, ed allargare un po’ il concetto di “vampiro”.
Provate a togliervi per un istante dalla mente la classica figura di Dracula che riposa adagiato nella bara in attesa del prossimo calice di sangue, ed analizzate i fatti che vi stiamo proponendo. I corpi rinvenuti in Polonia avevano il cranio staccato dal corpo, e posizionato tra le gambe, ovvero come nell’antico rituale di dare sepoltura a persone accusate di vampirismo.
L’esecuzione veniva riservata a coloro che si sospettava bevessero sangue, secondo la credenza popolare che, in caso di resurrezione, essi non avrebbero trovato la loro testa e quindi non sarebbero tornati a terrorizzare i vivi. Il concetto di vampirismo esiste da millenni. Culture come quelle mesopotamica, ebraica, greca e romana concepivano demoni e spiriti che possono essere considerati precursori dei moderni vampiri.
In tutte le leggende di ogni civiltà passata e presente però, i diversi tipi di vampiri vengono accomunati da una caratteristica, cioè quella di nutrirsi, in modi diversi, dei loro simili. Il folklore sui vampiri, così come lo conosciamo oggi, si è originato esclusivamente dall’Europa dell’est. Quando i miti della tradizione orale di numerosi gruppi etnici vennero messi per iscritto e pubblicati, la credenza di tali leggende divenne così persuasiva da causare isteria di massa e continue persecuzioni a persone credute vampiri.
Trattamenti orribili venivano riservati a chi era accusato di vampirismo. Alcuni venivano decapitati, altri appesi alla forca finché la testa non si staccava dal corpo. A tutti comunque il cranio veniva posizionato tra le gambe durante la sepoltura. Gli storici ci informano che questa pratica era piuttosto comune nei Paesi slavi, in particolare nei decenni che seguirono la conversione al Cristianesimo.
Fino al Medioevo la definizione di vampiro era molto più ampia rispetto a quella che alberga oggi nel nostro immaginario: potevano essere accusati di vampirismo anche coloro che erano legati a riti pagani, come per esempio lasciare cibo sulla tomba dei loro cari. Si scatenò una caccia simile a quella delle streghe, le cui conseguenze furono tragiche per migliaia e migliaia di persone che abitavano l’Europa. I resti dei “vampiri” polacchi sono stati rinvenuti nei pressi di un cantiere edile lungo la strada che porta alla città di Gliwice, una città industriale a sud della Polonia, nella regione della Slesia. I ricercatori credevano di poter trovare i resti di soldati morti durante la Seconda Guerra Mondiale.
Sarà complicato risalire all’anno della morte dei presunti vampiri dato che non è presente alcun elemento nelle tombe che possa agevolare il compito. L’ultima sepoltura di questo tipo fu registrata in Polonia nel 1914 nel villaggio di Stare Miezwiche, Masonia. Gli archeologi sono convinti che gli scheletri ritrovati risalgano ad un periodo precedente. E la squadra di esperti è al lavoro per scoprire di più su questi scheletri di uomini e donne che trovarono la morte, etichettati come “vampiri”. Accuse e superstizioni di vampirismo non sono prerogativa solo dei Paesi slavi.
Secondo una studio condotto da Matteo Borrini, archeologo ed antropologo forense dell’università di Firenze, i resti di una donna morta durante la pestilenza del XVI secolo a Venezia e sepolta con un piccolo mattone in bocca, potrebbero rappresentare le spoglie più antiche di una “vampira” mai rinvenute. Il mattone costituisce un altro rituale popolare del Medioevo, poiché avrebbe impedito alle demoniache creature di tornare ed utilizzare la bocca per succhiare il sangue.
Quando la peste dilagava, si diffondeva anche la credenza che gli untori fossero “donne vampiro”. L’idea delle donne vampiro veniva probabilmente dal fatto che spesso chi moriva di peste emetteva un rivolo di sangue dalla bocca. Inoltre, secondo un’assurda leggenda, le vampire non-morte, sepolte a fianco dei cadaveri degli appestati, si nutrivano del sangue di questi ultimi per poi uscire dalla tomba e contagiare altre persone.
Per scongiurare il contagio, coloro che erano addetti alla sepoltura dei cadaveri degli appestati, inserivano quindi un palo nella bocca delle sospette per impedire loro di mangiare. Ed è esattamente così che è stata ritrovata la “vampira italiana”, con un mattone in bocca che le ha frantumato i denti. L’ignoranza sulle cause della morte ed i conseguenti processi di decomposizione dei corpi furono all’origine di molte superstizioni sui vampiri. Su certi cadaveri, anche settimane o mesi dopo il decesso, è possibile trovare tracce di sangue, per un processo dovuto alla decomposizione intestinale.
In un’epoca in cui certi morti venivano di continuo riesumati per scoprire eventuali prove di vampirismo, il sangue trovato rappresentava una prova. La gente si attivava per cercare di impedire che il defunto, aspirante vampiro, riuscisse a scappare dalla tomba. Ma questo non avveniva mai, e possiamo immaginare la delusione dilagante. Storie di ignoranza e di oscurantismo. Di persone morte in seguito a sofferenze atroci, delle quali nessuno sembra aver avuto pietà.
Ennesima Barbarie della storia che va ad aggiungersi ad un fascicolo già molto vasto. Lontana è l’immagine dei vampiri moderni che vengono dall’America e che hanno rivoluzionato il concetto di vampirismo. La saga di Twilight dove i bevitori di sangue sono adolescenti, sono buoni, anche se non tutti, si innamorano e non invecchiano mai.
Personaggi positivi adorati da un pubblico giovane. Non proviamo repulsione per loro, né paura. Anzi, sono belli! Bellissimi, e sembrano esenti dalle brutture umane. Unico sintomo della loro “malattia”? Forse sono un tantino pallidi, ma giusto così, tanto per trovare un difetto!
Written by Cristina Biolcati