ll museo di Amsterdam dedicato a Van Gogh festeggia un avvenimento più unico che raro: una nuova opera, “Tramonto a Montmajour”, realizzata da Van Gogh presumibilmente intorno al 1888, è stata ritrovata in una soffitta norvegese. Finalmente. Dopo tre anni in cui si sono condotte ricerche per verificarne la autenticità, il quadro sarà esposto dal 24 settembre presso il Van Gogh Museum.
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Il dipinto, creato nel periodo in cui il celebre pittore olandese si trovava ad Arles, riproduce un’atmosfera crepuscolare malinconica della campagna della Provenza. Sullo sfondo compaiono la rocca e l’abbazia benedettina di Montmajour, da cui prende il titolo il quadro. La scoperta crea ancora più scalpore perché è dal 1928 che non sono state più ritrovate opere ex novo di Van Gogh. Come fa notare il direttore del museo Axel Rüger, il dipinto è eccezionale perché è considerato un lavoro di transizione ed è stato realizzato nel periodo migliore dell’artista, quando si trovava nel sud della Francia – non è un caso che in quegli anni videro la luce successi come “Girasoli”, “La casa gialla” e “La stanza da letto”.
Inoltre, continua il direttore, i ricercatori Louis van Tilborgh e Teio Meedendorpsi hanno attribuito questo quadro alla mano del pittore olandese sulla base dello stile, della tecnica e di due lettere datate estate 1888 che parlavano proprio di “Tramonto a Montmajour”. Come ci tengono a precisare i due ricercatori, Van Gogh era un poeta che usava il pennello per esprimere i propri sentimenti ma molto spesso rimaneva deluso dai suoi stessi successi.
Ciò che rende quest’opera grandiosa, a prescindere dal ritrovamento, è la tensione tra sogno e realtà. I diversi strati e i giochi di colore rendono l’idea di un tormento interiore che il poeta dal pennello colorato sapeva rendere con linee ondulate e colori sfavillanti – non per altro i grandi maestri degli anni successivi presero lui e Gauguin come exempla. Un artista dalla personalità complessa che attirò e continua ad attirare l’attenzione del pubblico suo malgrado.
articolo di Alessandra Coppo