Uno dei sacrari scavato all'ingresso di Gegharot, in Armenia
(Foto: Professor Adam Smith)
Ognuno dei tre santuari era composto da una singola camera con un bacile centrale per la cenere e con recipienti in ceramica. Sono stati scoperti anche molti reperti tra i quali idoli in argilla dotati di corna, sigilli, turiboli per bruciare resine e una gran quantità di ossa di animali con incise delle tacche. Durante le pratiche divinatorie, gli indovini probabilmente bruciavano delle sostanze stupefacenti e bevevano vino per provocare stati alterati di coscienza.
La fortezza di Gegharot è una delle numerose roccaforti costruite in Armenia. Le ossa di animali ritrovate fanno parte di un rituale chiamato osteomanzia, che prediceva il futuro attraverso gli astragali di mucche, pecore e capre. Gli astragali trovati sono apparsi bruciati e si pensa che siano stati utilizzati come dadi per la previsione del futuro.
Gli archeologi ritengono che Gegharot fosse praticata anche la litomanzia, vale a dire la predizione del futuro attraverso le pietre. All'interno di un bacino di uno dei templi, gli archeologi hanno trovato 18 piccoli ciottoli, che paiono essere stati selezionati per la loro forma regolare e arrotondata e per i colori che andavano dal nero, al grigio scuro, al bianco, al verde e al rosso.
In uno dei santuari gli archeologi hanno trovato un impianto utilizzato per macinare la farina, forse anche questa utilizzata nei riti mantici. I ricercatori sono giunti a questa conclusione notando l'assenza di forni per la cottura del pane all'interno della fortezza.