Scoppia il caso Celentano

Creato il 16 febbraio 2012 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Italiasul2 con la puntata dedicata all’intervento di Celentano analizza come del resto anche tutti i media il ritorno del “predicatore”.

La  prima puntata di Sanremo 2012 era tutta focalizzata nella grande aspettativa che c’era  sulla presenza di Adriano Celentano ma, il suo lungo monologo ha scatenato un polverone, al punto che attualmente il festival della canzone italiana è commissariato.

Il cantante italiano ha fatto indignare un pò tutti. Ad iniziare dal direttore generale della Rai, Lorenza Lei che  dopo aver ascoltato informalmente il presidente e i consiglieri di amministrazione presenti, ha deciso, di fronte alla situazione che si è venuta a creare,  di inviare il vicedirettore Antonio Marano “a coordinare con potere di intervento il lavoro del festival di Sanremo”.  Quindi  Marano darà una mano…per contenere gli effetti negativi causati dal molleggiato. La Rai ha dato carta bianca al molleggiato. C’è stato un eccesso di fiducia.  Strano, che la Rai non avesse idea della performance dell’illustre ospite.  Suscita anche meraviglia la reazione dell’azienda visto che nel contratto proposto dalla Rai era prevista testualmente anche la libertà d’espressione dell’artista.

Una libertà che ha deflagato come una granata. La libertà bisogna saperla usare, perché agli artisti non è concesso tutto. “Morandi ha tentato il ruolo di mediatore che non voleva farsi travolger dalla sceneggiata di Celentano, afferma il direttore del Resto del Carlino, che oramai rappresenta il vecchio, un errore di partenza di questo festival. L’Italia non si rispecchia più in questo artista e quello che più da fastidio è pensare che siano stati dati dei soldi a qualcuno che dice di chiudere i giornali, chiudiamo Celentano piuttosto”!

Il dissenso è unanime, l’opinione pubblica non condivide la visione di Adriano che nel suo lungo monologo  ha attaccato un po’ tutti.  Attacchi alla Chiesa, ai giornali cattolici, alla Corte costituzionale per la bocciatura dei quesiti referendari sul porcellum. I giudizi di Adriano Celentano su due testate cattoliche nazionali da lui accusate di ipocrisia, di parlare di politica e non di Dio, sono stati la prova di un vuoto che è anche dentro di lui.  Se l’è presa con i preti e che non parlano del Paradiso. E se l’è presa con Avvenire e Famiglia Cristiana che vanno chiusi.

Il day after è stato ricco di polemiche, provenienti un po’ da qualsiasi parte. In primo luogo le due testate prese di mira dall’ attore, ”Tutto questo, perché abbiamo scritto che con quel che costa lui alla Rai per una serata si potevano non chiudere le sedi giornalistiche Rai nel Sud del mondo (in Africa, in Asia, in Sud America) e farle funzionare per un anno intero. Dunque, andiamo chiusi anche noi”. Così il direttore dell’Avvenire, Marco Tarquinio, al telefono, replica alle parole di Celentano all’Ariston.

Appare comunque strano che dentro il festival della musica italiana che è uno spettacolo di svago si sia concesso uno spazio così lungo, che ha assunto le sembianze di un  comizio. Il mezzo televisivo è stato abusato.

Celentano ha messo a punto uno spettacolo inquietante, corredato da un altrettanto inquietante monologo.

Celentano è il frutto di una stagione culturale dove l’opinion leader poteva dire quello che voleva, ora, il pubblico è cambiato,  a fronte di una crisi che dona difficoltà reali non è più tempo di capitribù, è il momento di persone che hanno qualcosa da dire e pur riconoscendogli il merito di un  passato artistico che merita la nostra gratitudine,  sarebbe  auspicabile  che in quel contesto ci sia spazio per le canzoni e non per le prediche.

Big e pubblico, social network e stampa hanno ricambiato l’ex ragazzo della via Gluk, con la stessa moneta: la critica feroce. Gli italiani sono molto legati al festival della canzone.  Al festival si chiede spensieratezza. E’ bene che il festival venga ricondotto al suo ruolo originario, ovvero quello di  mettere la musica al centro dello spettacolo!


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