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Parlo di RUGGINE (di D. Gaglianone), un film che alla sua uscita mi aveva fortemente incuriosito non solo per il cast di tutto rispetto (Timi-Solarino-Mastrandrea-Accorsi).
Siamo a Torino negli anni '70 e al centro della vicenda troviamo dei ragazzini, figli di immigrati meridionali al nord stipati nei casermoni di periferia.
I Ragazzini e la curiosità verso il sesso, la voglia di libertà, la scoperta dei lati malvagi della vita, la loro adolescenza che verrà segnata dall'uccisione violenta di due coetanee.
I grandi, con le loro paure di "stranieri" catapultati in una metropoli con il loro bagaglio di ignoranza, superstizione, ingenutà e riverenza verso chi è più ricco, colto o semplicemente non sia terrone.
Questo in sintesi il succo di Ruggine, il film di Daniele Gaglianone tratto dal romanzo di Stefano Massaron.
Una film nero e dolente, convincente e ben scritto.
Finita la visione di Ruggine, pur riconoscendo le qualità della pellicola, venivo colto dalla sensazione del già visto e addirittura confondevo il volto della Solarino con quello della fascinosa Folrinda Bolkan, mentre il bravo Filippo Timi prendeva le sembianze di Marc Porel.
Ecco, ci ero arrivato e anche abbastanza semplicemente.
Possibile che l'impegnato Gaglianone si fosse ispirato, anzi addirittura avesse copiato un regista vituperato, ghettizzato perché ritenuto provocatorio, basso, volgare dalla critica del tempo?
Un regista di quelli a cui la critica non poteva assegnare "tre stellette" perché avrebbe significato rivalutarlo e quindi mettersi contro colleghi e intellettuali?
Non mi restava che mettere a confronto le due pellicole e trovare le tante cose in comune.
1) I bambini terroni:
la curiosità verso il sesso;
i giochi in campagna;
che vengono uccisi;
2) I grandi terroni:
l'insicurezza;
l'ignoranza;
il servilismo;
la completa fiducia in quella che nella loro cultura riconoscono come auorità (Il prete/il medico).
3) L'assassino:
che torna sul luogo del delitto a dare conforto;
le motivazioni che lo portano ad uccidere (i bambini che si avvicinano al sesso).
4) Lo scemo del paese:
che viene subito accusato di essere l'assassino.
Il quadro ora era completo, Gaglianone aveva copiato un film che ho amato e amo ancora, ma qualcosa ancora mi ronzava nella testa.
Non ero convinto dell'ambientazione, Ruggine è ambientato a Torino, mentre il film a cui pensavo era ambientato in un minuscolo paesino meridionale.
Ma no, pensavo, folgorato da un altro vago ricordo, non è possibile che Gaglianone (o l'autore del romanzo - che non ho letto) si sia spinto a tanto, non ci credo.
Inutile dire che non ho resistito e in piena notte mi sono messo alla ricerca di appunti, ritagli di giornale, interviste, sino a quando dinanzi ai miei occhi non compare l'inconfutabile verità.
"Il plot di Non si sevizia un paperino non corrispondeva all'idea iniziale di Fulci, che prevedeva di ambientare la storia a Torino, tra gli operai emigrati dal sud Italia per fare "fortuna" alla Fiat.
Lo sfondo dei delitti avrebbe dovuto essere uno degli affollati quartieri dormitorio del capolugo piemontese, un cupo coacervo di superstizioni e resistenze culturali di fronte alle difficoltà d'integrazione delle famiglie meridionali nella città d'adozione.
(Il terrorista dei generi-Tutto il cinema di Lucio Fulci di P. Albiero e G. Cacciatore. Ed. Un mondo a parte, 2004)".
Mi fermo qui.
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