Scopriamo L’artista oggi ospita un giovane di successo con un bagaglio culturale non indifferente. Critico letterario, recensionista ,scrittore e molto altro ancora, è con noi oggi Lorenzo Spurio
Intervista a cura di Monica Pasero
Leggendo la tua biografia e le tue molteplici attività, non posso che complimentarmi per la tua bravura e la tua costanza nel mondo della letteratura a cui leggo sei molto legato. Rammenti quando è nata in te questa passione ? Il primo libro che hai letto è stato ?
L’amore per la letteratura direi che è cosa abbastanza recente, rintracciabile nel 2008 quando, fresco di maturità scientifica, decisi di iscrivermi alla Facoltà di Lingue e Letterature Straniere. Per me fu un po’ come una scommessa, o addirittura come un gioco al buio, nel senso che non sapevo bene cosa mi sarebbe aspettato, ma in realtà devo confessare oggi, che fu la scelta giusta e, dunque, una scommessa vinta.
Non ricordo con precisione quale fu il primo libro in assoluto che lessi, certo è che il primo che lessi con molto interesse, curiosità e pathos, fu “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad, che mi fece letteralmente innamorare del modernismo inglese.
Appassionato da sempre di letteratura straniera, hai scritto diversi saggi ancor inediti concerni alla lettura spagnola ed inglese. La domanda mi viene spontanea: cosa ti dà la letteratura straniera che non trovi in quella nostrana.?
I lavori di critica letteraria più ampi e che hanno significato per me un’ampia ricerca bibliografica devo dire che sono editi: “Jane Eyre, una rilettura contemporanea”, il primo saggio e il primo libro in assoluto pubblicato, del 2011, che rintraccia la fortuna di prequel e sequel a partire dal grande romanzo della Bronte; “La metafora del giardino in letteratura”, sempre del 2011, scritto assieme a Massimo Acciai e che fornisce una serie di spunti per un ulteriore approfondimento e i più recenti, entrambi dedicati all’autore anglosassone Ian McEwan: “Flyte & Tallis” (2012) e “Ian McEwan: sesso e perversione”
(2013). L’autore mi piace molto per la trattazione in particolare di alcune tematiche, motivo per il quale ho fatto la mia seconda tesi di laurea proprio su di lui.E’ vero che ho scritto altri saggi –più brevi- anche su autori della letteratura spagnola, tra cui un saggio su “La casa de Bernarda Alba” di Federico Garcia Lorca, pubblicato sulla rivista online “Le reti di Dedalus” e che ve ne sono altri a tutt’ora inediti, che saranno oggetto, magari, di una maggiore analisi e rivisitazione.
La domanda che poni, sull’ esclusività e l’interesse esterofilo nella letteratura, è difficile da rispondere, ma devo confessare che quello che ho trovato in alcuni autori stranieri non l’ho trovato in autori italiani. Bisogna anche aggiungere che uno sguardo miope e troppo chiuso sulla letteratura “di casa propria” può portare all’ auto-esclusione alla comprensione corretta di quello che in realtà è la letteratura, con i suoi influssi, tendenze e generazioni. Non so se ho risposto la domanda.Potrei aggiungere che oggi la letteratura italiana sarebbe di certo diversa e impoverita se non fossero esistiti Shakespeare, Fielding, Dickens, le sorelle Bronte. Come pure un inglese potrà dire, giustamente, di Dante, Ungaretti e Calvino.
Hai ottenuto la tua prima laurea nel 2008 e la seconda nel 2011. Quanto secondo te può aiutare la cultura nel mondo della scrittura? Per essere un buon scrittore occorre essere per forza laureati o si devono avere anche altre peculiarità?
La cultura –di qualsiasi tipo di cultura si possa parlare- è un ingrediente importante, necessario e doveroso nel nostro mondo e non si può prescindere da essa.
Dall’altra parte non credo che la carriera dello scrittore debba per forza passare attraverso una istruzione accademica precisa e più o meno prolungata. I cosiddetti “war poets” della prima guerra Mondiale, poeti inglesi della guerra, non avevano una grande istruzione, ma attraverso la loro vocazione alla parola, alla sperimentazione del dolore e alla confessione con il mondo, hanno prodotto versi toccanti, fervidi e di grande intensità.
Non serve avere una laurea per essere poeti, né scrittori.
Nel 2011 pubblichi due saggi “Jane Eyre, una rilettura contemporanea” e “La Metafora del giardino in letteratura” (co-autore Massimo Acciai). In seguito, nel 2012, pubblichi il tuo primo libro di narrativa “Ritorno ad Ancona e altre storie” (co-autrice Sandra Carresi) Quale tra queste tue opere è quella che ti ha dato maggior soddisfazione?
Devo riconoscere che sono opere molto diverse tra loro e alle quali sono molto attaccato
ed orgoglioso per una serie di motivi, per cui non saprei cosa risponderti. E’ sempre difficile per un autore privilegiare un testo piuttosto che un altro, soprattutto perché nascono da tre momenti, volontà e percorsi diversi. Posso dire, però, che “Jane Eyre, una rilettura contemporanea” mi diede molta soddisfazione, forse anche perché fu il mio primo in assoluto; negli altri due che citi fondamentale è stata la collaborazione con due amici e scrittori che stimo molto.Il procedimento di scrittura di un saggio, poi, è profondamente differente da quello della narrativa. In “Ritorno ad Ancona e altre storie scritto con Sandra Carresi devo dire che fu una sorta di velocissima partita a ping-pong, perché scrivemmo entrambi in maniera molto veloce, rimpallandoci i racconti e l’esperimento, oltre ad essere curioso è stata anche una sorta di divertente gioco (non sai mai cosa la tua collaboratrice farà accadere al personaggio che più ami, magari te lo farà morire)Sei attivissimo nel campo giornalistico: direttore di una rivista di letteratura on-line “Euterpe” e vicedirettore della rivista culturale “I segreti di Pulcinella” Quali sono i pro e i contro di queste tue attività?
L’attività redazionale è interessante perché, oltre a dare l’occasione di leggere tanti testi di autori che non conosci bene perché vivono a molti km di distanza da te, ti permette anche di costruire un discorso di carattere tematico che lega i vari materiali che ogni numero della rivista compongono. Ad esempio con “Euterpe”, rivista che ho fondato nell’ottobre del 2011 assieme a Massimo Acciai (poeta e scrittore fiorentino) e Monica Fantaci (poetessa palermitana) abbiamo deciso che ogni numero della rivista avrebbe proposto un tema al quale era consigliato attenersi. Siamo usciti con vari temi tra cui la città, la perversione, l’acqua, la povertà e il prossimo numero sarà interamente dedicato al disagio psichico e sociale, tema sul quale abbiamo organizzato sempre con la rivista un reading poetico a Palermo un paio di mesi fa.
Quanto alla seconda domanda, di “pro” ce ne sono molti, tra i quali il principale è forse quello di conoscere nuove persone, esperienze e luoghi geografici differenti, quanto ai “contro” potrei forse far riferimento alle difficoltà e alle lungaggini burocratiche e onerose che ci sono per poter iscrivere la rivista al Tribunale di zona quale testata registrata e permetterne così anche la stampa in cartaceo. Per ora è un discorso che non possiamo fare e che rimanderemo al futuro e la rivista rimane nella sua forma di aperiodico di letteratura online.
Nel tuo blog ti occupi di recensioni di alto livello. Un recensore cosa deve avere che lo differenzia tra altri mille? Leggendo alcune recensioni on line nei vari siti mi sono trovata a giungere al termine della recensione senza comprenderne il significato e con questo diffidando dall’acquisto del libro. Tu come professionista come ti poni, vedi solo la parte tecnica dell’ autore o misuri anche il trasporto emozionale che ti giunge dal suo scritto?
Innanzitutto ti ringrazio per le belle parole che mi regali e che mi fanno piacere. Quanto alla recensione, essa è una forma testuale e letteraria (anche se non viene ritenuta o rispettata come tale) che ha delle sue caratteristiche che la differenziano ad esempio da una sinossi o riassunto che dir si voglia. Molti si credono, infatti, che la recensione debba raccontare sinteticamente i contenuti del libro (la storia) affinché il potenziale lettore sappia cosa in esso è contenuto e lo compri. Questo è altamente sbagliato perché non si può narrare in breve (nel caso si tratti di un romanzo) la storia, includendo anche il finale. Si tratta di una operazione deleteria per chi lo fa e soprattutto per chi la richiede.
La recensione non è una sinossi, ma un commento personale sul testo che si è letto. Si possono fare riferimenti alla trama, magari collegamenti o parallelismi ad altri libri, film, esperienze personali o riportare anche estratti per esemplificare quello che si sta cercando di dire Non deve dire troppo, ma neppure poco.Deve stuzzicare, invitare e trasmettere all’autore l’idea che il libro –o contenutisticamente o stilisticamente- abbia un motivo per essere acquistato.Ovviamente la recensione non deve essere per forza sempre positiva: nel caso in cui il recensore o il critico ravvisi delle problematicità/incongruenze con il libro, delle grossolanità, dei refusi altisonanti, è compito del recensore spiegare perché si è sbagliato e dove.Le critiche, positive o negative che siano, debbono essere costruttive, dunque debbono avere delle loro fondamenta e delle argomentazioni.Diffidare, dunque, dai recensori che utilizzano con troppa magnanimità i superlativi, gli encomi sdolcinati, le parole che possono far molto piacere agli occhi, ma che sono prive di un significato intimo, passionale, puro.
Leggo che sei socio e fondatore di un associazione culturale “Tracce per la meta” diretta da Anna Maria Folchini vuoi parlarcene?
Questa domanda mi piace molto, sia perché mi dà la possibilità di parlare della Associazione che tu citi e alla quale tengo molto, sia perché non mi è mai stata rivolta in altre interviste. L’Associazione è nata agli albori del 2012 da cinque persone, Anna Maria Folchini Stabile (poetessa e scrittrice) che è la Presidente, Sandra Carresi (poetessa e scrittrice) che è la Vice-presidente, Paola Surano (poetessa) che è il Tesoriere, Laura Dalzini che è consigliere con delega alla direzione artistica ed io che sono consigliere con delega alle Pubbliche Relazioni. E’ una Associazione senza scopo di lucro che persegue una serie di finalità volte alla promozione letteraria e alla diffusione culturale tra cui presentazioni di libri, reading, conferenze, concorsi letterari e tanto altro. Essa opera in tutta Italia e noi stessi soci fondatori viviamo in zone geografiche distanti: Sandra a Firenze, Anna Maria e Paola in provincia di Varese, Laura in provincia di Milano ed io in provincia di Ancona.
L’Associazione, il cui sito internet è www.tracceperlameta.org tra le sue attività ha anche un servizio di editoria per i soci e si dedica alla pubblicazione di libri per varie collane (poesia, narrativa, saggistica, critica letteraria, antologie) a prezzi vantaggiosi in linea con un serio lavoro di correzione bozze, stesura nota critica iniziale, lavoro grafico, diffusione dell’opera e tanto altro.
Colgo inoltre l’occasione per segnalare un’attività che abbiamo in ballo con l’Associazione che è il 2° Concorso Letterario TraccePerLaMeta per poesie e racconti dedicato quest’anno a dei versi leopardiani tratti dalla celebre “A Silvia”. Qui è consultabile e scaricabile il bando.
E’ appena nato il tuo ultimissimo libro il quale ho avuto piacere di recensire Il libro a mio avviso è coraggioso, dato che tratta tematiche molto più diffuse di quanto noi pensiamo, eppur ancor molto lontane dalla nostra concezione di pensiero. Vuoi raccontare ai nostri lettori come nasce “La Cucina Arancione” e soprattutto di che tratta?
“La cucina arancione” è una raccolta di racconti abbastanza variegati che, come hai giustamente osservato, tratta di temi non difficili, ma dai quali siamo soliti rifuggire per una serie di motivi. Alcune storie fanno ridere e dipingono un mondo surreale inquietante, in cui il sogno si manifesta con violenza e come una vera e propria ossessione, in altri, invece, si dà spazio alla psicologia malata di alcuni protagonisti: chi soffre di panico, chi di picacismo (una disturbo alimentare che porta a cibarsi di materiali non commestibili), chi è ossessionato con il suo desiderio di clonazione.
In questo percorso tra le pieghe della mente non mancano poi anche personaggi che si rendono protagonisti di comportamenti deviati, quanto a livello sociale che sessuale. La raccolta propone una selezione di racconti da me scritti dal 2010 ad oggi che seguono, dunque, questo filo rosso.
Sono giunta alla domanda di rito del mio spazio e ti chiedo: Che cos’è l’arte per Lorenzo Spurio?
Per me l’arte è l’espressione di una capacità innata dell’uomo che, nell’atto di metterla in pratica, dà sollievo, piacere a se stesso e agli altri. Per me si identifica principalmente con la letteratura, la poesia, la narrativa, l’opera teatrale, ma è ovvio che essa racchiuda molto di più. Ogni manufatto umano, ogni gesto o processo che porti alla produzione di un qualcosa appositamente pensato, in fondo è opera artistica.
Dell’arte figurativa mi appassiona molto ad esempio la pittura futurista (il movimento mi interessa molto anche a livello letterario, assieme alle varie avanguardie) e la pittura “selvaggia” dei fauves.
Ringraziando Lorenzo per la sua cortesia vi ricordo il suo blog http://blogletteratura.com/tag/lorenzo-spurio/