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SCOSSE (un anno dopo)

Da Matteobortolotti @bortolotti

ImmaginePresentazioni speciali in arrivo:
- 26/5 – Sassuolo, FestaLibro
- 27/5 – Cento, Sala del Comune con Libreria degli Orsi

Quando Paolo Roversi mi parlò per la prima volta di questo progetto, io ero tornato da pochi minuti. Avevo ancora la giacca verde impolverata.
Ero stato a visitare la zona rossa di Concordia, una paese di tremila anime che nel giro di pochi secondi è diventato una cittadella fantasma fatta di macerie. Ricordo chiaramente la chiazza rossa che aveva macchiato l’asfalto più o meno all’inizio del corso principale, dove l’orologio del municipio s’affacciava sulla piazza. Era ancora fermo alle 9:06, quell’orologio. Fermo nel momento della tragedia. Un orologio che segnava un tempo drammaturgico, come quello della Stazione di Bologna, che ricorda ancora l’esplosione del 2 agosto 1980.
Io e Giovanni Marco D’Agostino – regista e compagno d’avventure, – stavamo girando una serie di testimonianze da utilizzare poi successivamente, ritratti umani che potessero servire per ricordare. Volevamo fare la nostra parte.
Giovanni Marco aveva imbracciato la sua Canon ed era corso a casa mia da Firenze, raggiungendomi proprio al bordo della ‘crepa’. I fatti di quei giorni mi avevano mostrato che s’era formata una crepa, nell’Emilia. E ora, a qualche mese di distanza mi accorgo che quella crepa non era una crepa nell’Emilia, semmai è una crepa nella realtà italiana. Tutta quanta.
Paolo. Tornando a Paolo, lui mi disse che stava lavorando a una raccolta per l’Emilia, aveva già il titolo e io gli dissi che avevo l’editore. In realtà con l’editore non avevo ancora parlato, ma fu un atto di fiducia.
Sì, ma cosa avrei raccontato?
Volevo raccontare la notte in cui la terra aveva tremato per la prima volta, volevo raccontare che tutto era successo molto in fretta. Io mi ero infilato a letto da pochi minuti, avevo finito ufficialmente di editare ‘Il Mistero della Loggia Perduta’ e stavo per rilasciare un sospiro di sollievo quando tutto quanto, al quarto piano, aveva cominciato a oscillare. Ho cercato di star fermo, i primi secondi si sono dilatati nella speranza che tutto si fermasse, ma quando l’oscillazione è aumentata mi sono precipitato in sala. Le grandi finestre mi mostravano uno spettacolo inedito. Il nuovo grattacielo in costruzione si piegava di diversi gradi prima a destra e poi a sinistra, con un movimento elastico che sembra ancora improbabile a pensarlo. Un grosso stelo d’erba sbattuto dal vento caldo di una notte estiva. Un solo, isolato filo d’erba. L’ultimo rimasto, in un deserto di roccia. Ecco cosa sembrava.
Volevo raccontare tutto questo? No, lo stavano già facendo i giornali. Mi sono detto, ehi! Ma non li vedi i tuoi paesani? Sono forti, mi son detto. La prima cosa che chiariscono quando li incontri è che ci si deve tutti rimboccare le maniche, che vogliono già tornare a lavorare, che un terremoto non è la fine del mondo. Un terremoto non è la fine del mondo! Certo! La vita continua nei C.O.C., nei campi organizzati e in quelli spontanei. E se continua la vita, mi son detto a quel punto, deve continuare anche il… giallo. Massì, perché no?
Per questo ho deciso di raccontare una storia gialla e misteriosa ambientata in un paese terremotato (e inventato).
Per questo ‘Il Mistero della Zona Rossa’ non è una riflessione melanconica su quel che è rotto e quel che va aggiustato.
Perché noi emiliani siamo fatti così, noi continuiamo a funzionare anche quando perdiamo qualche pezzo. E per quanto pragmatici si possa essere, siamo fieri sognatori, i nostri cuori si scaldano ancora per gli ideali, per i valori, per qualcosa ‘di più alto’, qualsiasi cosa sia.
Per questo, se avrete voglia di leggere il mio racconto di ‘Scosse – scrittori per il terremoto’ troverete solamente una nuova indagine dello scrittore in giacca verde. Un’indagine sulla voglia di andare avanti, che parla di come nessuno voglia arrendersi, da queste parti. Sono andato avanti anch’io e sono gli emiliani che me l’hanno insegnato.
E se la crepa c’è ancora, faremo quel che possiamo per chiuderla. Ci tenderemo la mano, da un lato e dall’altro di quella crepa, e tireremo, tireremo, fino a chiuderla di nuovo e riabbracciarci.
Ok. Ho esagerato un po’. Gli scrittori esagerano sempre. Adoro essere mieloso, in certi casi.

I diritti d’autore di tutti gli autori che partecipano all’antologia verranno devoluti alla Biblioteca di San Felice sul Panaro, su suggerimento della nostra cara Barbara Baraldi. Abbiamo scelto una biblioteca perché le storie devono continuare a essere raccontate.

Grazie allora a tutti i miei amici scrittori, a Paolo, a Felici Editore per questa bella opportunità che m’hanno dato, che ci siamo dati. Grazie a voi che la leggerete, ne parlerete, la comprerete.
E’ passato un anno ormai. Due edizioni dell’antologia. Molta acqua sotto i ponti. Mai abbastanza per dimenticare.
Speriamo, fra qualche tempo, di poter dire anche della ricostruzione che il caso è chiuso. Tanto c’è sempre qualche mistero che continua. Spesso sta dietro un sorriso.

Scosse (Felici Editore)
Introduzione di Loriano Macchiavelli. Racconti di Barbara Baraldi, Davide Barilli, Alessandro Berselli, Matteo Bortolotti, Alfredo Colitto, Andrea Cotti, Eliselle, Luigi Guicciardi, Filippo Kalomenìdis, Gianluca Morozzi, Marilù Oliva, Paolo Roversi, Valerio Varesi, Giovanni Ziccardi. Con un contributo di Maurizio De Giovanni.


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