Per dividere ulteriormente i due schieramenti, per creare differenze che non avrebbero motivo di esistere. Da una parte chi vuole una Scozia indipendente, dall’altra chi cerca di farla restare all’interno di un’unione mai come ora in discussione.
La posta in palio non e’ una questione di vita o di morte. Bensi’ l’orgoglio, contrapposto a presunti vantaggi economici mai dimostrati.
La Scozia di oggi e’ gia’ per certi versi uno stato a se’, con una propria bandiera, un proprio corpo di polizia, un sistema scolastico ed una giurisprudenza differenti rispetto al resto del Regno Unito. Un Parlamento a se’ legifera attraverso strumenti gia’ trasferiti da Londra a Edimburgo. Ma a quanto pare tutto cio’ non basta. Il petrolio del mare del Nord ha da tempo illuso i separatisti della SNP, convertendo di fatto un popolo di norma poco interessato alla politica, che oggi pensa di potere camminare da solo, senza l’aiuto di Londra. Il loro leader, Alex Salmond, ha saputo costruire qualcosa di eccezionale negli ultimi anni. Senza particolari validi argomenti, senza troppe certezze e senza illustrare troppo chiaramente il suo disegno di Scozia del futuro e’ comunque riuscito nell’impresa piu’ difficile. Quella di stuzzicare l’orgoglio degli scozzesi, di inspirarli fino a fare loro credere di poter creare un paese migliore senza inglesi, gallesi e nordirlandesi. Il tutto grazie ad un’opposizione inesistente, ridicola. Che sara’ ricordata per la capacita’ di regalare voti all’avversario.
La realta’ e’ pero’ probabilmente un poco diversa. La Scozia di oggi non e’affatto l’area piu’ ricca e sviluppata della Gran Bretagna. Fino a pochi decenni fa era fra le piu’ povere, penalizzata dalla deindustrializzazione e da un’iniziativa privata inesistente. Ora le cose vanno leggermente meglio, grazie al petrolio e grazie ai sussidi da Londra che la Scozia ha ben saputo utilizzare per rimettersi in carreggiata. E' ora un paese moderno, sviluppato ma con diseguaglianze sociali tuttora fin troppo evidenti per potersi considerare un paese dell’Occidente. Con tanta poverta’ e ancora troppo dipendente dalla pubblica amministrazione. E’ comunque un Paese che ha fretta di decidere il proprio futuro. Futuro gia’ parzialmente compromesso, segnato da divisioni interne che non si vedevano da decenni, frizioni e attriti che mai come ora andrebbero invece evitati.
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