In due lettere inviate alla Commissione nell'agosto 2013, una coalizione di oltre 20 associazioni americane, e oltre di 60 scienziati statunitensi hanno spiegato che la conversione di grandi centrali elettriche a centrali a biomasse, al momento sovvenzionato dall'UE, ha portato ad una crescita esponenziale del consumo di pellet di legno, la cui produzione si sta portando via le foreste della fascia meridionale degli Stati Uniti. Queste vengono abbattute sempre più massicciamente per esportare pellet verso l'Unione Europea. Diversi rapporti dimostrano come questa nuove industria considerata "verde" ha già minacciato preziose foreste e zone umide del Nord Carolina. Secondo diversi studi, inoltre, l'utilizzo dei pellet non abbassa le emissioni di carbonio, soprattutto se di tiene conto degli impatti sulle foreste. Per questo l'Unione Europea dovrebbe rafforzare i propri criteri di sostenibilità proposti per l'uso della biomassa a uso energetico.
I criteri proposti non sono stati ancora rilasciati, ma le associazioni ambientaliste hanno bocciato le bozze finora trapelate, forti anche di studi scientifici della stessa Commissione, che dimostrano come nel tempo, bruciare alberi per produrre energia elettrica in realtà aumenta le emissioni di carbonio anche rispetto ai combustibili fossili, oltre a creare nuovi problemi di inquinamento dell'aria.
In secondo luogo , la bioenergia è si caratterizza come ad alta intensità di risorse (acqua, terra, e le stesse biomasse) e non si qualifica come una fonte efficiente per la generazione di elettricità.
In terzo luogo, i criteri proposti mancano di coerenza con altre linee guida dell'UE. In particolare, i criteri di biomasse non tengono conto degli effetti negativi di cambiamento indiretto dell'uso del suolo ( ILUC ), le emissioni di gas serra e la perdite di biodiversità.
In quarto luogo, la proposta non riesce a proteggere le foreste ad alto valore di biodiversità e non riesce a garantire una forte definizione di gestione sostenibile delle foreste.
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