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Scrittore o guru?

Creato il 24 settembre 2012 da Mcnab75

 Scrittore o guru?

Un tempo gli scrittori erano quasi del tutto avulsi dai loro lettori.
Tranne per qualche presentazione dal vivo non c’erano rapporti diretti, se non tramite le lettere inviate alla casa editrice che rappresentava l’autore in questione.
Con Internet – in particolare nella sua versione 2.0 – i rapporti sono cambiati. Ne abbiamo già parlato parecchie volte, per esempio qui. Blog, social network, forum… Resto dell’idea che uno scrittore non possa esimersi dal contatto diretto col pubblico, pena l’oblio pressoché immediato.
Non dico che sia giusto, dico che è inevitabile. Tranne qualche eccezione, tutti gli scrittori sono oramai contattabili su Facebook, su Twitter, oppure sui blog personali, dove parlano di scrittura, di libri e di molti altri argomenti correlati.
Il che ci porta direttamente alla questione di oggi: quanto incide il carisma di uno scrittore sul suo successo professionale?

Tanto.
Potremmo fermarci direttamente qui. Vediamo invece di spendere qualche parola in più.
Lo scrittore deve essere un buon comunicatore, ma questo è insito nel mestiere che fa. Tuttavia, come dicevamo, non basta più essere bravi a scrivere racconti o romanzi. Occorre anche intrattenere il pubblico, ricordandogli che esiste (in qualità di scrittore) anche quando non è in promozione con questo o quel libro.
Al lettore 2.0 interessano i making of, i dietro le quinte, ma anche i consigli per gli acquisti del suo scrittore di fiducia, sia che si tratti di altri libri, di film o di fumetti.
Inevitabile dunque che gli strumenti ottimali per gestire tutto ciò siano i social network e i blog.

C’è un secondo livello di esposizione, più affascinante e più pericoloso. Lo scrittore potrebbe esprimersi con pareri netti e decisi su argomenti meno “leggeri”. Per esempio sul (mal)funzionamento dell’editoria, tema che oramai appassiona più i lettori che non gli autori stessi.
Sbilanciarci è però sempre pericoloso. Con un ragionamento del tutto italiano potremmo inanzitutto dire che si rischia di farsi molti nemici. In una paese meno monopolizzato il problema non si pone nemmeno, ma qui tutti – scrittori, editori, editor, distributori – sembrano legati da un sottile filo d’Arianna. A me, fiero autoprodotto, non importa nulla, ma immagino che per molti la faccenda sia più complicata.
Secondo: si rischia di diventare dei guru in permanente chassis da battaglia. Le acclamazioni popolari danno alla testa e alla fin fine ci si trova a guidare crociate magari ideologicamente giuste, ma che rischiano di colpire nel mucchio, a casaccio. Un po’ come l’antipolitica.

Scrittore o guru?

Scrittore-guru in assetto da battaglia

A parte questi eccessi, ci sono scrittori che possiedono un carisma naturale. In qualche modo, con poche parole e con interventi mirati su Twitter o sui loro siti, riescono ad accendere gli entusiasmi dei lettori. Senza raccontarci favolette dobbiamo ammettere che la preparazione (specifica nella materia di cui scrivono), la competenza e la cultura fanno la loro parte nella costruzione del personaggio. Come è giusto che sia.
Purtroppo c’è anche il fenomeno contrario: scrittori, specialmente giovanissimi, che sono più che altro personaggi, e che solo incidentalmente scrivono romanzi di successo. I titoli ve li lascio indovinare, non è difficile. Mi consola constatare che il loro successo è però effimero. Alla lunga anche i lettori più giovani e stolti crescono, e non gli basta più leggere qualche massima rubata qua e là e ficcata in un romanzo idiota.
Nel mentre però vendono. Che volete farci? Il mondo va da sempre all’incontrario.
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