Leggo su La Stampa: Battiato “copia” il Battiato dell’81. Ecco l’autoplagio. (qui)
Ma tralasciamo sottigliezze sul fatto che il termine autoplagio sia di per sé inesistente e discussioni sulla storia della musica e di come fosse tradizione classica riprendere temi propri (o anche altrui).
Quello che a me è venuto in mente leggendo il titolo del video su Battiato è l’ammorbante problema della ciofeca librica riscaldata.
Dan Brown che ci ripropone misteri sotto chiavi sempre più ovvie; le biblioteche di Glenn Cooper che fan soldi quanti omicidi; lo shopping della Kinsella che in tempo di crisi è la Terra Promessa dei precari. E faccio la brava: non vi cito Fabio Volo.
Ma soprattutto, il terribile dolore di vedere un autore amato (non quelli sopracitati…) esaurirsi in creatività e rannicchiarsi su roba da lui già scritta – e molto valida – rimescolando sul fondo della minestra di cinque giorni prima sperando che nessuno si accorga che la patata che gira nel mestolo sia ancora quella già vista.
Penso a Isabel Allende, di cui ho letto con passione molti romanzi. Quelli da lei scritti fino al 1995. Da lì in poi, è iniziata una lunga sfilza di personaggi già letti, situazioni già masticate, espressioni che non si rinnovano. Logorroica, noiosa, esaurita di quella energia che in La casa degli spiriti, Eva Luna, D’amore e ombra, per citarne alcuni, mi aveva conquistata. Un’altrettanto lunga lista di miei acquisti inutili e deludenti. Tant’è che nell’oggi mi rifiuto di comprare e leggere qualsiasi suo nuovo romanzo.
Penso a Irvine Welsh e al suo mix riproposto fino alla nausea: eroina, degrado, sesso squallido, trip, e altre amenità varie. Leggine uno (Trainspotting, in genere) e li hai letti tutti.
E l’immutabile atmosfera dei romanzi di Banana Yoshimoto? Dopo che ne hai letti un po’, nella memoria si confondono. Non riesci più ricordare quale libro fosse quale trama, quale personaggio fosse in quale storia.
Poi la gente mi dice che penso sempre male, però mi sembrano proprio delle prese in giro. Verso di me, assiduo cliente dell’editoria, ma che ho una testa pensante. E una sorta di tradimento, verso di me, lettore appassionato che acquisto romanzi fidandomi dell’autore.
L’autocitazione ragionata è una cosa (mi viene in mente un confronto tra Espiazione e Miele di McEwan, le cui analogie sono curiose quanto interessanti), così come l’essere scrittori “di genere”, o avere temi affezionati e approfondirli in vari modi… Ma… Personalmente io amo uno scrittore che sa rinnovarsi, esplorare le proprie possibilità, che sappia stupirmi.
Stamattina mi sono potuta alzare un’oretta più tardi del solito, e c’era il caffé freddo ad attendermi. Da scaldare al microonde.
Santo cielo, ce l’ho ancora sullo stomaco.
Postilla: Mi segnalano, sapientemente, anche Baricco e Coelho.
Questo post è stato scritto senza citare Fabio Volo.