Al prossimo Festival di Internazionale (Ferrara, 2-3-4 ottobre), tra i tantissimi ospiti che ogni anno affollano il centro storico della cittadina estense, ci saranno anche tre scrittori iracheni e tre vignettisti arabi (questi ultimi da Sudan, Tunisia e Siria).
Sto parlando degli scrittori: Hassan Blasim, Ahmad Saadawi e Inaam Kachachi, e degli artisti Khalid Albaih, Nadia Khiari e Hani Abbas.
“I sogni di Baghdad” è il titolo del panel in cui si ritroveranno i tre autori iracheni per raccontare di come, e quanto, la letteratura riesca a raccontare l’Iraq: l’appuntamento è per sabato 3 ottobre al Teatro Nuovo, ore 14,30.
Hassan Blasim è scrittore e regista, e da anni vive e lavora in Finlandia. La raccolta Il matto di piazza della Libertà (Il Sirente, 2012; trad. dall’arabo di Barbara Teresi) è l’unico suo libro ad essere finora stato tradotto in italiano: i racconti in essa contenuti sono crudi, crudissimi, a volte violenti.
Blasim ci racconta le storie di iracheni intrappolati in un paese senza speranza e di rifugiati lasciati a morire mentre tentano la traversata verso l’Europa. Anche il libro, pubblicato dapprima a puntate sul sito web dell’autore, ha avuto un iter editoriale piuttosto complicato: ve ne avevo parlato tempo fa in questo post.
Per quanto peso possiate dare al quotidiano britannico Guardian, l’ha definito come “forse il migliore romanziere arabo in circolazione”.
Ahmad Saadawi è ancora semi-sconosciuto in Italia, ma lo conoscerete meglio presto, anzi prestissimo: è in uscita in questi giorni, proprio in occasione della sua presenza a Ferrara, la traduzione italiana del suo fortunato romanzo Frankenstein a Baghdad (edizioni e/o; trad. dall’arabo sempre dell’ottima Barbara Teresi), che due anni fa vinse il Premio internazionale per il romanzo arabo (o Arabic Booker), di cui vi avevo dato conto in questo post.
Questo Frankenstein a Baghdad è un romanzone tetrissimo, o forse un po’ tragicomico, che narra le orribile vicende di un uomo che costruisce un corpo, o un mostro, assemblando pezzi di cadaveri di Baghdad, di uomini morti durante l’ondata di violenze esplosa nella capitale nel 2005. Il mostro poi prende il sopravvento e bè, c’è tutta una metafora in queste pagine che vi invito a scoprire leggendo il romanzo.
Comunque, Saadawi è anche sceneggiatore e regista e vive a Baghdad, da dove twitta e posta regolarmente su Facebook. A luglio avrebbe dovuto partecipare al Festival Shubbak di Londra ma per motivi di visto purtroppo non è riuscito ad andare nel Regno Unito. Teniamo le dita incrociate per Ferrara.
La terza autrice, Inaam Kachachi, è nata a Baghdad ma vive a Parigi, dove lavora come giornalista. È autrice, tra gli altri, dei romanzi La nipote americana (Cicorivolta 2013; trad. dall’arabo di Federica Pistono), che è stato finalista all’Arabic Booker edizione 2009, Tashari, finalista nel 2014, e del libro Parole di donne irachene. Il dramma di un Paese scritto al femminile, uscito per Dalai Editore nel 2003.
Passando ai vignettisti, che sono stati invitati per discutere di satira e ironia nel mondo arabo: Khalid Albaih è un artista sudanese che vive e lavora in Qatar. Le sue vignette sempre sferzanti e iconiche sono state usate anche da “gruppi rivoluzionari in Sudan e attivisti politici in Yemen, Libano, Tunisia, Siria e Algeria”. Dopo la strage nella redazione di Charlie Hebdo, pubblicò questa vignetta:
Nadia Khiari è una disegnatrice e pittrice tunisina, “madre” del gatto Willis from Tunis, nato nel gennaio del 2011 (Osservatorioiraq ne aveva parlato qui). Per esempio una sua ultima vignetta fa così:
Le vignette del siriano-palestinese Hani Abbas (nato a Yarmouk) non hanno bisogno di commenti:
L’appuntamento con i vignettisti ancora non è apparso sul sito di Internazionale. Seguite quindi gli aggiornamenti dal Festival via Facebook o Twitter.
* La foto di copertina l’ho presa dalla pagina Facebook di Internazionale a Ferrara