Torniamo, però, all’iter iniziatico che uno scrittore o poeta romeno segue per raggiungere il suo pubblico. Dopo il passo iniziale, ossia inviare i propri parti intellettuali alle testate specializzate e quindi ottenere la loro pubblicazione, solitamente si tenta di redigere il primo testo cospicuo da offrire alle stampe. Favoriti dalle indulgenze dei sovraintendenti, la pubblicazione solitamente riceve spazi pubblicitari e attenzioni sufficienti da concedere al neo scrittore di guardarsi allo specchio e congratularsi narcisisticamente per i propri successi. Il passo successivo per consolidare e sigillare il patto con i lettori consiste nei concorsi letterari e la frequentazione di fiere e saloni del libro, ove presentare i propri figli di carta.
È forse nata la voglia in qualcuno di imparare il romeno e buttarsi tra le braccia della letteratura autoctona? Sarebbe un ottimo impulso, se non altro per verificare la veridicità delle tappe sopraelencate. E, intanto che quel qualcuno è alle prese con lo studio della lingua, costui potrebbe gettare un’occhiata tra i testi di Mircea Cartarescu, uno degli scrittori più letti, apprezzati, criticati e invidiati del panorama letterario contemporaneo romeno. Consiglio spassionato di lettura.
Scrive racconti Cartarescu e li racchiude in volumi con titoli provocatori e intriganti: “Perché amiamo le donne” (De ce iubim femeile), “Le belle estranee” (Frumoasele straine), “Abbacinante” (Orbitor), tutti editi da Humanitas, e tanti altri titoli. In italiano è stato tradotto da B. Mazzoni per Voland Edizioni.
Mentre lo si legge, questo prolifero autore romeno, si cerca di intuire quale sia la giusta combinazione di sale e pepe con la quale cosparge i suoi scritti. L’intuizione raggiunge il lettore già nelle prime pagine e diviene materia prima della metà del libro. L’ironia. L’umorismo. Ecco cosa colpisce e fa penetrare nell’anima i racconti di Cartarescu. Personalmente, sono sempre stata convinta fosse più semplice far piangere, soffrire il lettore che farlo ridere, seguendo un po’ la scia della natura: strappar lacrime con storie di quotidiana tragicità è gioco da ragazzi. Tutti soffrono. E tutti soffrono allo stesso modo. L’umorismo invece segue altri schemi. Più personali. È luogo comune che le donne rimangono immediatamente ammagliate da chi le sa far ridere, e solo in seconda battuta piangere. E saper far ridere in modo autentico è dote di alcuni e rientra in una sfera soggettiva. Non a tutti piacciono le stesse barzellette, non a tutti piace lo stesso umorismo.
Avventatosi in un’impresa tutt’altro che semplice, Caratrescu è riuscito a far ridere – e mentre ridono i suoi lettori riflettono– guadagnando uno spazio nelle biblioteche personali e un pubblico affezionato.
Come tutti i grandi artisti, Mircea Cartarescu ha l’aria di una persona qualsiasi. Un artista è sufficientemente bohème dentro di sé per non percepire la necessità di segnali esteriori per sottolineare le proprie qualità, diceva uno degli scrittori preferiti di Cartarescu.
Mircea Cărtărescu (Bucarest, 1 giugno 1956) è un poeta, scrittore e saggista romeno, esponente di spicco del Postmodernismo. Laureatosi all'Università di Bucarest in Lingue (ama soprattutto il Francese) e in Letteratura nel 1980, dopo la laurea ha lavorato come professore in un liceo linguistico, come funzionario ed editore della casa editrice Caiete Critice (1980-1989). E poi è stato, dal 1991 al 1994, professore a pieno titolo all'Università di Bucarest; ha insegnato anche ad Amsterdam (Paesi Bassi) per un anno. Come scrittore ha esordito nel 1978 con una novella pubblicata sulla rivista România Literară.
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