Scrittori si nasce o si diventa?

Creato il 02 novembre 2014 da Beltane64 @IrmaPanovaMaino

Basta un po’ di pratica per eccellere?

In questi giorni molto si parla del fatto che per essere “scrittori” non basta la padronanza della lingua, ma è necessaria anche quella dote artistica che trasforma un semplice scribacchino in qualcosa di più eccelso. Ebbene, l’affermazione ha una sua logica di base e nasce dal fatto che, per quanto si possa utilizzare un italiano perfetto, al momento della stesura di uno scritto, se non vi è la fantasia, nulla di quanto si è posto su un foglio, anche se virtuale, può vivere di vita propria. Arte e tecnica vanno di pari passo e nessuna delle due può esistere senza l’altra. Potrebbe mai un romanzo offrire una trama eccellente, nonostante il fatto che una pessima scrittura affatichi il lettore nella comprensione del testo? Oppure, potrebbe un libro trasmettere sensazioni se, per quanto scritto in modo eccellente, mancasse di quel fuoco emozionale trasmesso dall’autore?

In entrambi i casi il risultato sarebbe comunque deludente.

Quindi, se da una parte è vero che scrittori probabilmente si nasce, quanto meno per quella musa che ispira qualsiasi artista, dall’altra è anche vero che se non vi è tecnica e non vi è la giusta preparazione, scrittori non si diventa. A questo punto la domanda sorge spontanea ed è stata fatta in diversi ambiti e da più persone: in un’epoca come questa, in cui pare che l’ignoranza regni sovrana, è davvero così importante conoscere la lingua?

In effetti sì. L’affermazione non scaturisce da quel fattore elitario che molti pensano essere dettato da personaggi titolati e possibilmente snob, ma da quello che dovrebbe essere una sorta di rispetto verso chiunque leggerà un nostro testo. La giusta punteggiatura e una corretta sintassi fanno sì che un qualsiasi scritto diventi comprensibile a tutti, ciò che poi, eventualmente, potrebbe differenziare un libro da un altro è la scelta di una determinata terminologia, ovvero se più o meno complessa o erudita. Ma a parte l’utilizzo di parole arcaiche o particolarmente “difficili”, la sostanza non cambia: l’uso corretto della lingua aumenta la comprensione del lettore verso ciò che legge. D’altra parte, chiunque arrivi a esporre i propri scritti in pubblico, sia attraverso una pubblicazione vera e propria che tramite una condivisione sui social network o in un blog, vuole essere letto. Non nascondiamoci dietro a false ipocrisie del tipo: “Io scrivo solo per me stesso”, “Non m’importa di essere letto”, queste affermazioni lasciano il tempo che trovano. Se davvero non si ha piacere di essere letti, i propri scritti è bene tenerli chiusi in un cassetto, diversamente, esponendo al pubblico il proprio lavoro si diventa passibili di lodi ma anche di critiche.

Tuttavia, una buona tecnica non è sufficiente. Un libro (o un testo qualunque), tecnicamente perfetto, può risultare comunque freddo e privo di quella vitalità che potrebbe trasformarlo in un’opera d’arte. La stessa differenza che potrebbe intercorrere fra un dizionario e un romanzo di Dostoevskij. Il primo è ineccepibile, il secondo è un capolavoro. Eppure entrambi sono dei libri, entrambi vengono scritti e stampati ed entrambi vengono letti.  Un esempio lampante si può riscontrare nella pittura. Esistono artisti in grado di riprodurre dei quadri, di pittori famosi, in modo pressoché perfetto, utilizzando le stesse tecniche, lo stesso stile e persino le stesse tonalità di colore, tuttavia, possono essere realmente paragonati a un Renoir, un Picasso o un Gauguin? Il fattore imitativo può e deve restare solo come spunto per un’ispirazione, ma non può e non deve diventare l’unica base sulla quale un artista fonda la propria opera. Questo è quello che potrebbe accadere anche a un autore che, per quanto possa essere bravo, mancherà di quella generosità che permette all’anima di impregnare le parole, caricandole di quella emotività con la quale l’autore stesso desidera esprimersi. Tutti possono imitare Tolkien o Asimov, ma di Tolkien o di Asimov ve n’è solo uno, dunque il resto non conta.

Quindi, cercate in voi quella vena fantasiosa e artistica che può portarvi a immaginare scenari di ogni genere e poi conditela con tanta, ma tanta pratica.


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