(…) (…)
“Lascia libero Vitellozzo”.
“Lascia… potresti lasciare libero Vitellozzo?”
“Vitellozzo…”
“Se puoi!”
“Savonarola!”
“Ora spieghiamo per bene… capito o no?… Perché si fa così …”
“Anche dirgli e lui è proprio uno che…oh, eh …”
“Eh, appunto, scrivi: Savonarola!”
“Che c’è?”
“E che è?”
“E che è ? Ooh!… Diamoci una calmata!… Come dire tutti insieme… Diamoci una calmata!”
“Non solo a isso…”
“Diamoci una calmata!… Oh!”
“Mettila tra parentesi…”
“Eh!”.
“Eh… poi nel caso metti scusa la parentesi…”
“Si!”
“E che… che… e che… e che è!… Ma qua pare che ogni cosa, ogni cosa, uno non si può muovere… Che… E questo e quello… E pure per te!… Ooh!… No??“
“Sì… questo e quello”.
“Due persone… personcine… noi siamo due personcine perbene…”
“Che non facciamo male a nessuno …”
“Che non farebbero male nemmeno a una mosca …”
“Figuriamoci … a un frate …”
“Figuriamoci a un santo come te …”
“Un santone …”
“Un santone come te … Anzi”.
“Varrai più di una mosca… no?”
“Pare che lo metti in competizione… Anzi!”
“Anzi…”
“Anzi già spiega tutte cose, no?… Anzi varrai più di una mosca! Anzi!”
“Ciao!”
“No, no, cà ci vuole un saluto perbene cioè da peccatore umile, capito o no?! Noi ti siamo, cioè ti salutiamo con…”
“Con…”
“Con … proprio… non sappiamo … aspetta… scrivi…”
“Siamo proprio …”
“Ti salutiamo con la nostra faccia…”
“La nostra faccia …”
“Sotto i tuoi piedi…”
“E’ troppo …”
“Perché? E’ o’ massimo …”
“E’ o’ peccatore, ohè, uno fa una penitenza … proprio o massimo…”
“Sotto…”
“Sotto i tuoi piedi senza chiederti nemmeno di stare fermo! Puoi muoverti!”
“Cioè, che vuol dire?”
“Cioè la faccia sotto i piedi e isso può camminare, cioè illo pensa a due umili!”
“Bellissimo!”
“Due umili, hai capito?”
“Una bellissima immagine la faccia sotto i piedi”.
“E puoi muoverti …”
“E puoi muoverti, quanto ti pare e piace”.
“Quanto ti pare e piace”.
“E noi zitti sotto”.
“Punto! Scusa il paragone…”
“Ah! La mosca e il frate…”
“Tra la mosca e il frate. Non volevamo minimamente offenderti, i tuoi peccatori di prima”.
“Dobbiamo salutare?”
“Con la faccia dove sappiamo”.
“Già si è detto…”
“I tuoi peccatori, con la faccia dove sappiamo”.
“Con la faccia dove sappiamo…”
“Sempre zitti!”
“Sempre zitti, sotto!”
Estratto dalla lettera scritta da Saverio (Roberto Benigni) e Mario (Massimo Troisi), in quel di Frittole nel 1492 (“quasi 1500…” ) per chiedere a Savonarola la liberazione di Vitellozzo (Carlo Monni), una citazione della celeberrima missiva inviata da Totò e Peppino, i fratelli Caponi, alla “donna di malaffare” Marisa (Dorian Gray) in Totò, Peppino e…la malafemmina, Camillo Mastrocinque, ’56: il film è il cult Non ci resta che piangere, ’84 di cui Troisi e Benigni, oltre che principali interpreti furono anche autori di regia, soggetto e sceneggiatura (a quest’ultima ha collaborato Giuseppe Bertolucci).
Oggi come ieri, una pellicola spensierata, divertente, genuinamente folle, mai volgare, libera da schemi o sovrastrutture, da valutare al di là di ogni disquisizione tecnicamente cinematografica, apprezzandone inoltre l’invidiabile capacità di mantenersi salda nell’immaginario collettivo a distanza di tempo.