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Scrittura d’alta classe: Giovanna Mulas

Creato il 13 aprile 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Se i libri di oggi ed il sistema editoriale vi lasciano perplessi, se sempre più spesso non vi ritrovate d’accordo con le recensioni dei critici, se vi capita di frequente che un libro non soddisfi le aspettative suscitate dalla pubblicità che l’ha preceduto, beh, a questo punto non potete far altro che dire che Giovanna Mulas aveva ragione. Sì perché tutte queste cose non sono per lei una novità,  e appare incredibile che chi ha fatto come lei dell’alta Letteratura la sua ragione di vita, producendone a tonnellate, non si veda poi riconosciuta dalle leggi di mercato la giusta misura di quello che ha fatto. Due volte candidata al Nobel, una trentina di libri pubblicati, un  blog in pieno fermento polemico, Giovanna è fuor di dubbio un pezzo da novanta non solo in ambito letterario, ma quanto a personalità. E cosa spinge un’autrice pluripremiata come lei e arrivata così vicina alla gloria imperitura a mostrare i denti? Scopriamolo parlando con lei.

1) Pubblicare quasi trenta libri e non poter vivere di sola letteratura: cosa ci fa concludere questo dato?

In Italia, fatta grande nel mondo da Arte ed Artisti, di cultura non si vive, i maggiori monumenti cadono a pezzi, gli artisti stessi, quelli controcorrente quindi contro un sistema che li vorrebbe acritici e apolitici, sono alla fame. Grande paradosso, in una Nazione che potrebbe vivere e far vivere solo di turismo culturale.

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2)La letteratura, hai detto più volte, ha e deve a vere un fine sociale. Molta letteratura invece è rivolta al puro svago e, a quanto pare, funziona di più commercialmente parlando. Cosa c’è che non va in tutto questo?

In realtà non c’è nulla che non va: ognuno di noi, fortunatamente, è libero di riferirsi ai tipi di narrazione che preferisce. Il discorso dovrebbe vertere su quale messaggio o riflessione è in grado di lasciare al Lettore la buona letteratura, e quale una narrativa ‘da spiaggia’. Valido quesito da porsi è: perché ci viene proposta solo narrativa da svago? Va da sè che, evidentemente, non si mira ad una evoluzione dell’uomo quanto al mero commercio editoriale, massa vista come pecora-pensiero.

3)Esperienze pesanti hanno condizionato la tua vita e in Lughe de Chelu (e Jenna de bentu) hai tratto larga ispirazione da queste: cosa vuol dire umanamente scrivere di un qualcosa di fosco, di difficile che ci appartiene? Non ti è sembrato a volte, mentre lo scrivevi che fosse accaduto tutto a qualcun altro?

E’ faticoso scrivere di ciò che ci tocca davvero dentro; occorre forte maturità e umanità, un lavorare di costanza e studio, un poco da buon attore: estraniarsi dal proprio corpo segnato di ricordi, baci o ferite, comunque marchiato, ed entrare in un altro involucro –non necessariamente umano- che, pure, ha vissuto ciò che tu avverti così tuo, ma non sei tu. L’esperienza nel lavoro sostiene questo transfert, fa si che l’opera parli prima che lo stesso scrittore ne vagheggi.

4) Il tuo perché di un’associazione tra la lingua sarda e l’Italiano nelle tue opere…

La lingua rappresenta identità, cultura. Il sardo fa parte di me come i sapori, gli odori, la selvaticità dell’isola, le sue tradizioni tutte. Probabilmente la Mulas non sarebbe, senza la sua Sardegna. Perché rinnegare ciò che siamo?

A suo tempo volli che ‘Nessuno doveva Sapere, Nessuno doveva Sentire’ quel mio romanzo così pregno della magia dell’isola, vedesse la luce anche in limba sarda, ma non l’imposta, la forzata, quasi dimentica di tradizioni, identità di ogni singolo paese dell’isola…volevo la limba pura, la più vicina alla località descritta nel romanzo, ancora parlata in loco, a dimostrazione che una letteratura sarda può esistere e in realtà esiste, resiste. Ed è Natura; non plagiata, forgiata…è sacro e profano assieme.

Parlai del progetto con un carissimo amico, il Prof. Bruno Sini, studioso di lingua e scrittore. Bruno prese a lavorare all’opera…ci lavorò alacremente, per tre mesi circa (“…ci sto impazzendo sopra” mi scriveva, e ne ridevamo…), solo per amore della letteratura, dell’arte.
Così è nato, per la sua seconda volta, ‘Nemos deviat ischire, neune deviat Intendere’.

Scegliere di scrivere in lingua italiana è scelta dettata principalmente dalla maggiore diffusione che l’opera, in questo modo, è in grado di godere.

 5) L’arte riconosce l’artista, dici in Riflessioni, pensieri, nessuna vanità nel sacrosanto voler condividere la propria opera, nessuno sterile narcisismo. Ma allora, mi e ti chiedo, perché tanto condannare , spesso e volentieri anche dileggiare, l’autore che vuole farsi conoscere? Anche qui c’è qualcosa che non va nel sistema, o è anche una questione di come ci si propone?

Che magia l’Artista… che tocco insuperabile questo Profeta, Filtro del Niente!

Mi parli di dileggiare…sono convinta che l’Arte imponga, come la Natura Madre, una sorta di selezione naturale: purtroppo o per fortuna e nonostante gli amici degli amici, lasceranno un’impronta nei tempi soltanto gli autori di riconosciuto impegno e talento, gli scrittori in grado di adorare l’arte in tutta la sua sacralità e purezza, selvaticità e irruenza. L’adorarsi appartiene al circo, è altro.

6) Sei molto attiva anche sul web: come si sta evolvendo la lettura nell’era dei social network secondo te, dove sta andando?

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Il Web è un enorme calderone in incessante ebollizione; oramai accessibile ai più, utile nella diffusione dell’opera. Ovviamente, e come tutte le armi improprie, va utilizzato in maniera mirata.

Personalmente continuo a preferire il buon cartaceo da assaporare con tutti i sensi. Col web si va incontro alla non lettura frastornata, una spot-lettura specchio dei tempi: sguardo veloce e distratto, deviato da comodità e curiosità più che da autentica passione per la vera arte.

7) Spiegheresti ai nostri lettori la tua opinione sull’editoria italiana e come giudichi il giornalismo di settore (è membro della GSA, Giornalisti Specializzati Associati)?

Mentre Berlusconi acquistava Mondadori e la galassia delle consociate, la Feltrinelli, di segno politico opposto, nel 2008 cominciava a plasmare la più grande rete di librerie a catena acquistando anche uno dei maggiori distributori italiani: PDE (Promozione Distribuzione Editoria).

Questo ha significato e ancora significa la progressiva scomparsa delle librerie indipendenti, l’ affermazione dei soli titoli a larga tiratura (imposta e, sappiamo, spesso a scapito della qualità),
significa il circolo vizioso degli spazi venduti nelle librerie a catena: compra spazi chi ha più denaro, quindi la nota casa editrice in grado di garantire l’ alta tiratura al libro pubblicato.

Purtroppo parecchi lettori ancora credono seriamente di acquistare un libro promosso del partigiano Giangiacomo Feltrinelli, o dagli antifascisti Giulio Einaudi e Valentino Bompiani… .

Lideale società acritica è un prodotto dell’era dell’informazione unipolare. In realtà ai lettori ed aspiranti tali, oggi, si arriva comodamente e facilmente: case editrici di rilevanza politica impressionante, influenti sulle opinioni individuali, sul popolino intellettualmente e culturalmente più debole.
La Volontà di Potenza lusinga e compra l’attenzione di giornalisti e recensori appartenenti alla defunta critica letteraria:scambi pubblicitari della casa editrice con la testata che pubblicherà l’articolo sul ‘grande libro’, ‘grande quotidiano’ che appartiene alla ‘grande casa editrice’ con l’editore che indica il proprio giornalista di riferimento a cui affidare l’articolo. E’ la politica del best seller imposto, della narrativa del Bancomat. Quando il lettore-consumatore acquista, convinto di aver scelto liberamente, il best seller  pluripubblicizzato, vincitore dell’importante premio letterario, in realtà è già stato consumato: felicemente eletto dalla politica editoriale. Ma la Letteratura, per fortuna, è altro: Oltre noi, Tempi ed Eventi. Chiedetevi perché un autore sconosciuto, senza gavetta né talento pubblica da un giorno all’altro con la Grande Casa Editrice, o con la Media Casa Editrice che funge da spartitraffico alla Grande Casa Editrice. Chiedetevi perché lo stesso autore vince il Grande Premio Letterario, o quel Medio Premio Letterario che funge da spartitraffico al Grande Premio Letterario, quindi al set del film tratto dal Grande Premio Letterario.

Premi letterari come “campo di battaglia” delle case editrici: tutti già sanno, e da subito, chi sarà il finalista, a chi spetterà lo scettro. Sistema perverso, dove le stesse case editrici che propongono i libri in concorso, hanno il controllo dei giurati. Premi letterari simulacri di finzione con una meccanica che risponde all’etica del commercio, disconosce i valori di estetica e critica pura. Agenti letterari, giornalisti che lavorano per la nota rivista che appartiene alla nota casa editrice, e che quindi recensiranno costantemente solo i libri proposti loro da chi fornisce loro lavoro. Promozione gratuita, interviste costanti all’autore vincitore del noto premio.

Ancora, chiedetevi perché articoli a firma dell’autore insipido prendono ad apparire sulle maggiori testate nazionali, perché lui stesso apparirà -imposto- come ‘opinionista’ di lusso in TV (ancora non riesco ad afferrare, perdonatemi, l’utilità sociale di un opinionista), chiedetevi perché numerose recensioni del libro, solo ottime critiche letterarie fioriscono ciclicamente sui maggiori quotidiani e settimanali editi dalla stessa nota casa editrice.

Più pubblicità appare attorno al libro idiota e alla… Diva del Verso più, oggi, occorre chiedersi un perché.

Il blog dell’autrice.

Chi è Giovanna Mulas

Membro onorario della Giornalisti Specializzati Associati (GSA), Milano.Membro del World Poetry Movement (WPM). Pluriaccademica al merito, tradotta in 5 lingue, numerosi premi letterari internazionali vinti, tra i più recenti ricordiamo: nel 2008 Premio Internazionale per l’Arte e la Cultura Giosuè Carducci, Roma (Associazione Culturale La Conca), nel 2009 il Premio Mimosa d’Argento-Donna Sarda dell’Anno, nel 2010 il Premio alla Carriera (Corona d’Alloro) dalla Regione Sicilia e l’ EuropClub (premiati anche Ennio Morricone, Histvan Horkay e la giornalista opinionista RAI Barbara Carfagna). Nel 2011 il Premio Internazionale alla Cultura dalla Citta’ di Ostia (ricevuto da Vittorio Gassman, Paola Borboni, Arnoldo Foa’).

Oltre 20 libri pubblicati ad oggi tra romanzi, poesia, saggistica. Nel 2011 ha presenziato, ufficialmente per l’Italia e prima artista sarda nella storia dell’evento, al Festival Internazionale di Poesia di Medellin, Premio Nobel, primo d’importanza al mondo. Nel 2012 le e’ stata conferita la Laurea Honoris Causa in Lettere. Nel 2013 la Giuria del prestigioso Sirmione Lugana/Circumnavigarte ha voluto onorarla col Premio Arte & Cultura. Nel 2014 l’Accademia Internazionale Costantina di Arte & Cultura, in occasione dell’annuale Gran Galà di Natale, premia il suo lavoro al Ministero della Difesa. Designata al Titolo Onorifico di Dama dall’ OSJ Ordine Cavalleresco dei Cavalieri di Malta. Già direttore dei periodici di Poesia ‘Isola Nera’ (in lingua italiana) e ‘Isola Niedda’ (in lingua sarda). Già direttore artistico degli stages di Scrittura/Teatro al Castello di Govone, Piemonte. Nominata per l’Italia all’Accademia dei Nobel per la Letteratura. 




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