Scrittura e psicologia

Da Anima Di Carta

Nella prefazione al suo "L'anno del contagio", Connie Willis scrive:
In narrativa, si scoprono cose che non si è coscienti di sapere finché non vengono scritte sulla pagina. Io ho imparato moltissimo su me stessa.
Al di là del mio amore per questa scrittrice di fantascienza, credo che abbia davvero ragione: scrivere, tra le altre cose, è un processo che ci porta a una maggiore conoscenza di noi stessi e delle persone in generale. Ma è vero anche il contrario. Per scrivere bisogna conoscersi e conoscere gli esseri umani.
Mi sembra di notare spesso in alcuni romanzi poco coinvolgenti la mancanza di un realismo psicologico, ovvero gli autori non "scavano" abbastanza, con il risultato che i personaggi sono senza spessore e sembrano muoversi nelle scene come burattini senz'anima.
Credo che per poter raccontare una storia in tutte le sue sfaccettature sia utile essere un po' psicologi e non dimenticare che ciò che accade in narrativa deve rispecchiare le persone vere, nelle loro reazioni, motivazioni, contraddizioni.
Per questo dico sempre che è utile lasciarsi ispirare da chi abbiamo intorno o da chi abbiamo conosciuto anche di sfuggita. Ma questo non basta se non siamo anche in grado di comprendere a fondo le persone e intuire le loro reazioni, emozioni e sentimenti.
Uno dei miei romanzi rimasti incompiuti era popolato di personaggi ispirati a persone incontrate in passato. Nel complesso questi risultavano abbastanza credibili e persino originali, però con il tempo mi sono resa conto che apparivano troppo freddi e poco coinvolgenti. Nonostante gli sforzi che avevo fatto per renderli vivi, ho capito che non avevano nulla a che fare con la storia e che non esisteva un legame tra il loro comportamento e la loro personalità.
Non credo che riprenderò in mano quel romanzo, però ho capito che un'osservazione superficiale delle persone non basta a creare personaggi forti. Per questo mi è stato utile in seguito fare ricerche più approfondite sulle reazioni psicologiche, normali e patologiche.
In un caso specifico, nel romanzo che sto scrivendo attualmente, uno dei personaggi è schizofrenico e quindi ho dovuto documentarmi per poterlo tratteggiare bene.
La capacità di riconoscere bisogni, emozioni e sentimenti, insomma quella che viene chiamata intelligenza emotiva, può essere molto utile a chi scrive per:
  • creare personaggi con una personalità definita
  • descrivere realisticamente le caratteristiche psicologiche dei personaggi 
  • evitare di cadere negli stereotipi e nei cliché
  • fornire motivazioni credibili alle azioni e alle reazioni dei personaggi
  • descrivere la gestualità dei personaggi in base al linguaggio del corpo
  • prevedere il comportamento dei personaggi, immaginando le conseguenze delle situazioni
  • analizzare la reazione del lettore nelle varie parti della storia e favorire l'empatia con chi legge

A proposito di quest'ultimo punto, la maggior parte delle tecniche di scrittura creativa è basata proprio sulla psicologia di lettori e spettatori, con l'obiettivo di fare leva su certe reazioni spontanee, come la capacità di immedesimazione.
Tornando al conoscere se stessi, tutti più o meno consciamente tendiamo a riprodurre quando scriviamo quello che siamo, anche se un bravo scrittore lo fa in modo molto sottile, senza rendersi riconoscibile ed evitando di creare delle Mary Sue a sua immagine.
Saper osservare le persone, comprendere il loro comportamento, possedere la sensibilità per cogliere le emozioni, leggere la minima e il linguaggio del corpo: tutto può essere utile per una scrittura più consapevole, realistica e profonda.
Provate a fare qualcuno di questi test psicologici per valutare le vostre capacità.
Che ne dite, pensate anche voi che scrittura e psicologia debbano andare a braccetto?
Anima di carta

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- Entrare nei personaggi
- Conoscere più a fondo i personaggi




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