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Scrivere breve: il partigiano Johnny

Creato il 27 ottobre 2012 da Faustotazzi
Scrivere breve: il partigiano Johnny
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"Badate soltanto al vostro lavoro e al vostro guadagno, la vostra cosa non fa politica e i c... non vestono divisa. Chi ha un'idea, se la tenga dentro".
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La mattina tutta la città parlava del fatto della sera prima e, come se prevalesse la solleticata fantasia, tutto il merito e la responsabilità venivano riversati su autentici per quanto fantomatici partigiani dell'alta collina capeggiati da ufficiali delle truppe alpine, fra i quali un tenente Johnny. - Tu c'eri? Chiese sua madre.Era heart trending pensare che quella sarebbe stata la mattinata di lei sulla dreary collina, davanti a quella lettera che sarebbe forse restata il solo di lei life-piece per tutta la restante vita, se a lui... l'avventura si chiudeva male. Allora ripassò il dito sul foglio, come a lasciarvi un ulteriore segno di sè. La pistola già sul petto, monoblocco, come un muscolo incorporato e già agente, partì verso le colline sentendo come è grande un uomo quando è nella sua normale dimensione umana. E anche fisicamente non era mai stato così uomo, piegava erculeo il vento e la terra.
- Il massimo consiste nella rivoluzione comunista come corollario e coronamento della lotta di liberazione. Il programma minimo: parteciperemo coi mezzi convenzionali alla competizione per la maggioranza parlamentare. - Ecco, prego che siate costretti al programma minimo. Vi vorrò bene, a voi e al programma minimo.
Quelle stelle rosse li costellavano ora tutti e tutti se le cucivano senza obiezioni, ancorchè senza sorriso. E il buffo era che le maggiori fornitrici erano le suore dei paesi vicinori e il maresciallo Mario affermava di non ardire, di non poter nemmeno pensare, di porterle eludere o ritardare nel pagamento.
- Tu sei comunista Tito? - Io no - sbottò lui: - Io sono niente e sono tutto. Sono nella Stella Rossa perchè la formazione che ho incocciata era rossa, il merito è loro di averla organizzata e d'avermela presentata a me che tanto la cercavo, come finora non ho cercato niente altrettanto intensamente.
I'm in the wrong sector of the right side, si ripetè. Con questa gente ora gli era sorte di combattere e morire, se catturato in massa, con questa gente avrebbe dovuto spartire il muro o il greppio e il piombo fascista.
"The chief here tells me you are unwilling to fight. May I know why? - We have enough of all fighting, me boy, 'cause we have been through too much fighting, big big fighting in the sands. Mself I'll never put my finger on a trigger whatsoever. So will my pal here Gresenthwhite. The fighting engine's broken inside us".Il ragazzo danzava a trenta metri, accecato dal suo stesso coraggio. Johnny gli sparò senza affanno, senza ferocia, ed il ragazzo cadde lentamente. Stranito, testa e petto scoperto, seguiva l'ultimo spiralarsi dell'ucciso sull'erba acquosa. Andò giù di schianto sotto il tiro di un fucile automatico. Giacque, con nelle orecchie il trac del moschetto di Tito e la grande ouverture della mitragliatrice del Biondo.
Johnny s'inoltrò nell'aia. Erano gli uomini che avevano combattuto con lui, che stavano dalla sua parte anzichè all'opposta. Egli era come loro, bello se loro erano belli, brutto se brutti. Posò il moschetto e si sedette, la stanchezza l'aggredì, subdola e dolce. Una battaglia è una cosa terribile, dopo ti fa dire mai più. Un'esperienza bastante, da non poter ripetere, e ti dà insieme l'umiliante persuasione di aver già fatto troppo, tutta la tua parte con una battaglia. Eppure sapeva che sarebbe rimasto, a fare tutte le battaglie destinate fino a quando egli e il Biondo e Tito e tutti gli uomini sull'aia sarebbero stati sottoterra, messi da una battaglia al coperto da ogni più battaglia.
La desertness era verde ed il silenzio ronzava elettricamente. Nessuno, tranne un cane a spasso, di cui era visibile fin da lassù l'erratica felicità, sulla strada visibile, netta, segnata come col gesso nella soda pendice. Per le undici i fascisti vennero in piena vista: indossavano già le mimetiche, erano molti, la curva ultima li stava eruttando a fiotti continui. Poi lasciarono la strada, varcarono agilmente i fossati, si spiegarono nella campagna ai due lati e salirono.
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La Città
- Ci hanno fatto a pezzi a Mombarcaro. - Lo so. Tutti sanno, - e in lui l'irresistibile, unquenchable solidarietà partigiana. Una disfatta rossa era una disfatta comune, pur se quasi mai garibaldini e badogliani collaborarono, ognuno stimando il fascista suo proprio ed esclusivo nemico.
Johnny attraversava la città. Incrociò una ronda comunista splendidamente isolata nella sua redness. Puntò verso l'enorme, fetido spettro della caserma. Gli uomini risentivano la città, il chiuso, la coordinazione. Giacevano sulle brandine con lo stesso senso di intrappolamento e disagio con cui i fascisti avrebbero pernottato nei boschi sulle colline.
Il sole non brillò più, seguì un'era di diluvio. cadde la più grande pioggia nella memoria di Johnny: una pioggia grossa e pesante, inesauribile, che infradiciò la terra e gonfiò il fiume a un volume pauroso e macerò le stesse pietre della città. Le meno alte colline dell'oltrefiume apparivano più prossime e incombenti sulla pianura allagata; quelle collinette sulle quali già brooded i cannoni fascisti, puntati al cuore della città ribelle. Johnny sedeva e fumava al limite della pioggia. Fare il partigiano era tutto qui: sedere, per lo più su terra e pietra, fumare (ad averne), poi vedere uno o più fascisti, alzarsi senza spazzolarsi il dietro e muovere a uccidere o essere uccisi, a infliggere o ricevere una  tomba mezzostimata, mezzoamata. Andò dall'altra sentinella, accucciata su una lingua di terra che resisteva alla corrente. Ne aveva abbastanza, disse, dell'acqua e della città. - Sono in città dal giorno della nostra entrata. Non vedo l'ora di uscirne. Sono studo di vivere così male, di sentirmi come un topo in trappola. Questa non è vita, non è la nostra giusta vita. Tu sei del comando? Benissimo, diglielo al comando quello che penso io sotto quest'acqua.
Le cinque batterono ai campanili emergenti ed al quinto tocco scoppiò un grande fragore. - Hai perso sergente - disse Johnny freddamente e Miguel annuì.
La breve raffica preliminare scortecciò la strada, poi la seconda e grande urtò tremendamente nel metallo e nel legno del camion, che traballò come un orso sotto il cozzo. Poi l'aereo si dileguò.
Il capitano Marini scosse le spalle, il peso della pioggia e della sconfitta. - Andiamocene. Diciamo addio alla città fino al giorno della vittoria e andiamocene.
Raggiunto il centro, i fascisti andarono personalmente a suonarsi le campane.
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L'Inverno
- Siete stati battuti.
- Già.
- Battuti. Io adoro gli uomini battuti.
Erano allenatissimi marciatori, ognuno avendo nelle giovani gambe il cammino di un'intera vita, passarono Coazzolo e Mango. Oltre a Mango stava il vero Sinai delle colline, un vasto deserto con nessuna vita civile in cresta e appena qualche sventurato casale nelle pieghe di qualche vallone. La notte era completa, un vento sinistro, come nascente da un cimitero di collina, soffiava a strappi, e nel suo calo l'intera atmosfera crocchiava come per una frizione dei suoi stessi strati di gelo. Solo i cani da guardia dei casali a mezzacosta, fiutando il loro soprano passaggio, latravano brevi e irosi, coi loro padroni che certo li maledicavano per quel deprecato e forse fatale indizio di vita.
Stavano impartendo una vera e propria lezione di rastrellamento, essi avrebbero portato la lezione nella tomba, e qui risiedeva la vera grandezza della lezione. Johnny sentiva tutto il suo corpo felicemente vivo e perfettamente funzionante come non mai, eppure una pallottola, prima di molto, l'avrebbe bloccato e poi corrotto. Sorse un rombo di camion e, più tardi ancora, forse a Cossano, una serie di raffiche. Quelle raffiche suonavano cosi misurate, puntuali, e così ufficialmente intervallate che non si poteva nemmeno dubitare che non si trattasse di fucilazioni. Forse a Cossano. Il crepuscolo sulla valletta ispessiva, mentre il cielo sulle colline restava straordinariamente argenteamente chiaro. Dalla sella ebbe una parziale visione della città accosciata in un'ansa del fiume. E pensò che forse un partigiano sarebbe stato come lui ritto sull'ultima collina, guardando la città e pensando lo stesso di lui e della sua notizia, la sera del giorno della sua morte. Ecco l'importante: che ne restasse sempre uno.
- Fa un freddo da morire. Io non sono più in condizione di prestarti uno straccio di coperta e tu non eri nato a queste privazioni. Dove dormirai, Johnny?
E Johnny entrò nel giaccio e nella tenebra, nella mainstream del vento. L'acciaio delle armi gli ustionava le mani, il vento lo spingeva, i piedi danzavano sul ghiaccio affilato. Ma egli amò tutto quello, notte e vento, buio e ghiaccio, e la lontananza e la meschinità della sua situazione, perchè erano tutti i vitali e solenni attributi della libertà. Allora pianse: tutto il pianto che aveva dentro per mille tragedie sgorgava ora. I solchi delle sue lacrime irritavano pazzamente la sua pelle essicccata, il fazzoletto aggrinzito e indurito peggiorò la situazione.
Scavalcò la ripa sul ventre e corse nel prato, nudo, sconfinato. Tumulto esplose alle sue spalle. Johnny correva e si chiedeva quando sarebbe arrivata la prima pallottola. Arrivò, ed altre ancora, infinite altre, tutto il mondo si rimpinzò dei loro spari e urli. Johnny correva, non finiva di correre, il cuore gli pulsava in posti sempre diversi e tutti assurdi, le ginocchia cedettero, vide nero e crollò.
Gli alleati sono fermi in Toscana, con la neve al ginocchio, e questa situazione permette ai fascisti di farvi cascar tutti come passeri dal ramo. Al disgelo gli Alleati si muoveranno e vinceranno senza di voi. Non ti offendere ma voi partigiani siete la parte meno importante in tutto il gioco. Perchè crepare in attesa di una vittoria che verrà lo stesso, senza e all'infuori di voi?
39La Fine
- Che ve ne è sembrato dell'inverno, ragazzi? Non è stata una grande, tremenda cosa? Lo è stata, ve lo dico io, ed è la cosa della quale ci vanteremo maggiormente. L'inverno venturo saremo in pace, forse in una bella camera, calda a 22 gradi, forse in vestaglia, forse in pantofole e forse, pensateci, sposati. Scommetto la testa - proseguì Nord - che ci assalirà allora una barbara nostalgia di questo terribile inverno e piangeremo, sì piangeremo sulla sua memoria.
Johnny era lieto e felice, ma sentiva che quella marea di gioia lo lasciava asciutto, lavorato in incancellabile intattità dalla lunga solitudine dell'inverno. Non si trovava più, quel patch, lungi dal scancellarsi, si ampliava. Non sopportava più comunanza, scapolava la collettività, la perlustrazione e la guardia. Pierre lo lasciava vivere.
La situazione munizioni era la peggiore di tutte le scoraggianti registrate nella storia partigiana. Il bren diede l'ultimo frullo. Dall'altra parte, il semiautomatico sembrava inesauribile, preciso, meticoloso, letale. Pierre si buttò a faccia nel fango, Tarzan lo ricevette in pieno petto e stette fermo per sempre. In quella scoppiò un fuoco di mortai lontano, inteso ad avvertire i fascisti del rinforzo e i partigiani della disfatta. Alla curva apparve un primo camion zeppo di fascisti urlanti e gesticolanti. Pierre diede il segno della ritirata,  Johnny si alzò col fucile di Tarzan, e il semiautomatico...
Due mesi dopo la guerra era finita.
Postfazione
"La solitaria epopea di un disperato antieroe durante la Resistenza, il capolavoro che racconterà per sempre che cosa sono stati i partigiani e la Resistenza in Italia. Come il Moby Dick nella letteratura marinara, la sua dimensione etica dilata lo spazio e il tempo dell'azione oltre le loro misure reali, tutto il libro è una sommersa, tesa meditazione sul bene e sul male, sulla vita e sulla morte"
Recentemente sono stato in Normandia, nei luoghi dello sbarco, nei posti della guerra, e mi piace pensare che questa lettura appena successiva non sia stata del tutto casuale, per quanto il libro stesse già nello scaffale dallo scorso anno, da Crema a Dubai e da lì viaggante con il mio primo limitato bagaglio fin qui a Parigi. Ma, come dice qualcuno, la vita non fa mai le cose a caso, ed è intrigante anche la coincidenza ripresa dalla bella recensione di qui sopra, che ho riportato dalla quarta di copertina, con il parallelo a  Moby Dick. Avevo già provato un esperimento di scrittura breve un paio di estati fà, proprio su Moby Dick: ridurre - in senso positivo - un romanzo di quattrocento pagine in quattro non è cosa facile perchè non mi interessa farne un riassunto come a scuola ma una vera e propria (ri)scrittura breve. Significa decidere di usare un coltello con mano ferma, senza paura, per ridurlo all'osso, ai soli passaggi che dovrebbero bastare a restituirne intatto tutto il senso e tutta la poesia. Un'operazione non facile, una lettura dichiaratamente personale. Penso che Il partigiano Johnny sia come certe opere di un Michelangelo ormai maturo: nonostante la sua evidente incompiutezza un lavoro bellissimo, che contiene in sè tutto quello che c'è da capire e non un centesimo di più, e penso che da tempo non mi capitava di incontrare un bel libro così.
Parigi, Luglio-Ottobre 2012
PS: come colonna sonora ci avrei voluto mettere "Comforting Sounds" di Birdie, dai suoni altrettanto epici, ma non se ne trova una versione senza immagini insulse che toglierebbero il senso. Immaginatevela.

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