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Scrivere Breve: Lev Tolstoj - La Morte di Ivan Ilic

Creato il 12 dicembre 2015 da Faustotazzi
Scrivere Breve: Lev Tolstoj - La Morte di Ivan Ilic
Signori! - Esclamò ad un tratto, - E' morto Ivan Ilic.
L'esempio di sillogismo che aveva studiato nella logica di Kizeverter - Caio è un uomo, gli uomini sono mortali, quindi anche Caio è mortale - gli era sempre parso giusto ma solo in relazione a Caio. Un conto era Caio, l'uomo in generale, e allora quel sillogismo era perfettamente giusto; un conto era lui, che non era Caio, che non era un uomo in generale ma un essere particolarissimo. Lui era il piccolo Vanja, con mamma e papà, con i giocattoli, il cocchiere e la governante, con tutte le gioie, gli entusiasmi e le amarezze dell'infanzia, dell'adolescenza, della giovinezza. Forse che Caio conosceva quell'odore di cuoio del pallone che il piccolo Vanja amava tanto? O aveva baciato la mano della mamma e sentito frusciare il suo vestito? Aveva protestato per i pasticcini? O era stato innamorato o aveva presieduto le udienze? Certamente Caio era mortale ed era giusto che morisse, ma non lui, Ivan Ilic con tutti i suoi sentimenti ed i pensieri. Questo era tutto un'altro caso e non era possibile che toccasse a lui morire.
In quei tre giorni, per lui senza tempo, si dimenò in quel sacco nero, dove l'aveva ficcato una forza invisibile e invincibile. Si dibatteva come si dibatte nelle mani del carnefice il condannato a morte quando sa di non potersi salvare, e di minuto in minuto sentiva che malgrado tutti i suoi sforzi per resistere si avvicinava irrimediabilmente a ciò che lo riempiva di orrore. D'improvviso una forza sconosciuta lo colpì al petto e al fianco, gli bloccò con impeto il respiro ed egli sprofondò. in fondo al buco s'illuminò qualcosa. Era la fine del terzo giorno, un'ora prima della morte, Ivan Ilic era sprofondato, aveva visto la luce, si era chiesto che cosa fosse la cosa giusta ed era rimasto in ascolto. Ciò che lo tormentava senza lasciarlo libero si era improvvisamente staccato, da due parti, da dieci, da tutte. "Come è bello, come è semplice, - pensò - E il dolore? Dove sei dolore?". Si mise in ascolto. "Ah eccolo. Non importa, rimani pure". Cercò la sua solita paura della morte ma non la trovò. Quale morte? Non aveva alcuna paura perché non c'era alcuna morte. Al suo posto, la luce. Avvenne tutto in un attimo e il significato di quell'attimo non cambiò più. Per i familiari la sua agonia durò ancora due ore. Trasse un respiro, si fermò a metà, si distese e morì.

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