Eccoci qui, pronti per un nuovo articolo, e viste le condizioni meteorologiche che condiscono le nostre giornate negli ultimi tempi, non potevo esimermi dal raccontarvi il mio rapporto con la pioggia.
Sì, so bene che potrebbe sembrare il solito luogo comune che evidenzia il banalissimo binomio “scrittore-pioggia”, ma fondamentalmente non mi importa, perché quello che vi sto raccontando corrisponde al vero al di là di qualunque constatazione.
E se non c’è nulla di nuovo sotto il sole, tanto meglio, visto che parliamo di pioggia.
Ad ogni modo, tralasciando l’impressionante blocco mentale che mi colpisce negli ultimi giorni, la pioggia tende a stimolare la mia mente, facendola lavorare in modo diverso rispetto a quanto non faccia in condizioni differenti.Credo che tutto dipenda da un fattore strettamente sensoriale, almeno in un primo momento, perché la pioggia colpisce non solo l’occhio, ma anche l’orecchio e il naso. Questo se si sta dentro casa, perché se si esce e ci si ferma sotto le gocce fredde, anche il tatto e il gusto vengono coinvolti, in un’esperienza sensoriale completa che non può assolutamente lasciare indifferenti.
Per quanto mi riguarda, poi, con la pioggia tendo ad essere più creativo – e non sono l’unico, a giudicare da quello che leggo e sento – e tutto quello che faccio sembra assumere un senso particolare, nuovo e migliore.
Certo, probabilmente è tutta autosuggestione, ma poco importa. La sensazione di realizzazione che mi inocula nelle vene, rende la pioggia simile a una droga.
E per chi non vende milioni di copie, una bella iniezione di fiducia, condita da un piccolo delirio di onnipotenza – che non guasta mai – è una mano santa.
E voi? Che rapporto avete con la pioggia? Mi piacerebbe saperlo, anche per avere un po’ di compagnia in queste giornate uggiose.
Neri.
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