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Scrivere di scrittura, senza praticarla

Creato il 11 febbraio 2013 da Mcnab75

Scrivere di scrittura, senza praticarla

Continuare a parlare di scrittura, al posto che limitarsi a scrivere e basta, ha ancora senso?
Questa frase sembrerebbe provocatoria, ma in realtà i miei intenti polemici sono davvero minimi, almeno quest’oggi. Soprattutto perché vengo da un periodo in cui la voglia di scrivere narrativa latita alla grande. Ma nessuno – credo – mi può accusare di non averci provato.
Il post nasce da tutte quelle occasioni in cui mi capita di notare questo fenomeno bizzarro: aspiranti scrittori (definizione di per sé orrenda) che dedicano articoli e articoli sugli aspetti teorici di questa passione, ma che sembrano insitamente, forse incosapevolmente refrattari a essa.
A livello di curiosità personale mi piacerebbe sapere da dove nasce questo strano, illogico meccanismo mentale. Per fare un esempio, chi ama il calcio va su un campetto e tira quattro calci al pallone, anche se non è bravo come Messi o Cristiano Ronaldo. Poi magari smette con la sopraggiunta età, però almeno ci prova, a emulare certi idoli.
Di solito, porgendo loro una domanda diretta (tipo: ma perché non ci fai leggere qualcosa di tuo?), riceverete una risposta che suona come “ci sto lavorando, prima o poi pubblicherò il mio racconto/romanzo“.
Solo che, generalizzando, questo momento X non sembra arrivare mai.
Chiacchierando con amici che nutrono il medesimo interesse per la parola scritta, ho isolato quattro possibili cause di questo bizzarro fenomeno:

  • Parlare di scrittura senza occuparsene in maniera diretta permette di immaginarsi scrittori senza esserlo. Senza provarci. Il che in fondo non è per niente male: ci si dà delle arie senza subire la parte sgradevole della faccenda (editing, marketing, recensioni etc).
  • Mania di perfezionismo. Si pensa di non essere mai pronti, di aver bisogno di leggere ancora il manuale X e il libro Y, prima di fare un buon lavoro. E intanto il tempo passa, e con esso la voglia, le occasioni e un sacco di altra roba. Ne abbiamo parlato qui.
  • Fottuta paura. Beh, l’ambiente là fuori non è propriamente amichevole. Aver paura di essere sbranati dal troll saccente di turno non è affatto paranoico. Ma darla vinta a questa gente qui non è la soluzione, se scrivere vi piace davvero. Curioso invece che il problema in questione (la fottuta paura) sia caratteristico anche di questi troll del perfezionismo, che raramente pubblicano qualcosa scritto di loro pugno. Terrore della legge del contrappasso? (nel caso, fate bene ad averne…)
  • La teoria è meglio della pratica. Anche qui, in fondo, non c’è niente di male. C’è chi preferisce esaminare e analizzare la scrittura altrui senza scrivere a sua volta, oppure facendolo in modo del tutto incidentale. Non recensori ma nemmeno scrittori. Alla fin fine c’è bisogno anche di loro.
  • Non ne vale la pena. Ci si guarda in giro e si vede che di scrittura, in Italia, non si campa, memori anche di quel che dice il beota qualunquista (“eh, con la cultura non ci riempi il piatto!“). Quindi forse si intuisce che, ok la passione, ma la vita è breve, e forse è meglio trovare delle vie di mezzo che offrono qualche prospettiva in più. Non molte, ma almeno qualcuna. Gestire un blog, per esempio, potrebbe essere una soluzione.
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