Mi era capitato di rifletterci leggendo le ultime righe di un postdi un papà: “Li scrivo qui, questi pensieri sulle maree, perché questo è un posto che non dimenticherò e di cui non perderò traccia. Un luogo che un giorno potranno frequentare anche i miei figli.” Forse, scavando, anche per me è proprio questa la motivazione. Anche se mia figlia è piccola, è presto per poterle parlare di certi argomenti. Ancora di più, per scriverle qualcosa.In queste sere sto leggendo il libro “L’idea di destino”che raccoglie parti dei diari e, soprattutto, le lettere che Tiziano Terzaniscriveva alla propria famiglia durante i momenti nei quali era lontano per lavoro. Sbirciando, ho visto che il libro si conclude con la lettera che ha scritto per il matrimonio della figlia Saskia.
Credo che dovremmo prendere l’abitudine di scrivere, almeno ogni tanto. Pensieri, appunti, riflessioni. Sia per l’immediato che per il futuro, per avere l’occasione di rileggere certe nostre sensazioni ed emozioni o, semplicemente, quello che pensavamo in quel momento. La memoria non può assisterci sempre e, molte volte, anche quando lo fa ci può riportare ricordi non completamente veritieri rispetto al passato.Credo anche che dovremmo provare, almeno una volta all’anno, di scrivere a qualcuno che ci è caro. Ai nostri figli, ai nostri compagni o ai nostri genitori. Immagino momenti particolarmente critici, come l’adolescenza, nei quali parlarsi, e capirsi, può risultare molto difficile.La parola scritta costringe necessariamente a una concentrazione che un dialogo può non avere. Si tratta di tempi completamente diversi e piani differenti. Questo vale sia per chi scrive che per chi, poi, leggerà.Credo fermamente nel dialogo tra le persone e una lettera non potrà mai sostituire un confronto, ancorché duro. Allo stesso modo, penso che le due cose siano complementari.Non c’è bisogno di avere nostalgia di carta e penna, è sufficiente una tastiera e una mail o una stampante.