Questa sezione ha lo scopo di approfondire e meglio dettagliare quelle parti che possono aver creato malintesi o destato perplessità in qualche lettore.
Si è pensato dunque che fosse il caso di creare uno spazio dove riprendere alcune parti per meglio argomentarle.
Articolo 07: Modi di pubblicare
Nell’articolo si è fatto semplicemente un elenco delle possibilità di pubblicazione. Non ci sono schieramenti a favore di un modo né dell’altro. Nel caso specifico si può essere a favore dell’editoria a pagamento oppure decisamente contrari, ma se si vuole fare un elenco delle situazioni esistenti, non si può ignorare la cosa. Semmai potrebbero esserci altre possibilità che è difficile inquadrare specificatamente in una delle quattro categorie da noi riportate.
Come spiegato nell’articolo Antefatto, che speriamo possa chiarire tutte le motivazioni che hanno portato a questa serie di articoli, lo scopo del progetto non è altro che quello di fornire un prospetto il più ampio possibile di ciò che un aspirante scrittore si trova davanti nel momento in cui decide di provare a pubblicare.
La feroce critica al nostro articolo circa le possibilità di pubblicazione esistenti, apparsa sul blog Giramenti non ci pare essere giustificata in quanto non c’è un nostro schieramento a favore dell’editoria a pagamento e se per qualche motivo fosse passato quel messaggio, ebbene lo smentiamo subito e con estrema decisione.
Nell’articolo si parla di come stanno le cose e dunque fare sapere ad un aspirante scrittore che esiste la possibilità concreta che una qualche casa editrice gli possa offrire una cosa del tipo “mi paghi una quota come contributo di stampa oppure ti acquisti un certo numero di copie del tuo libro” non significa che siamo d’accordo con la proposta o che lui deve accettare quelle condizioni, significa solo informarlo che esiste questa realtà.
Nell’articolo non c’è scritto che la prerogativa che ha preso piede in questi ultimi tempi sia giusta, non c’è scritto che sia giusto che le case editrici scarichino sugli autori il proprio rischio di impresa, non c’è scritto che l’acquisto di cento o duecento copie sia una cosa corretta, non c’è scritto che l’eventuale partecipazione alle spese di stampa in alternativa all’acquisto delle copie sia corretto.
Non c’è nessuno schieramento a favore di chi chiede un contributo, c’è un semplice elenco delle cose che un aspirante scrittore può sentirsi chiedere da una casa editrice e non c’è scritto che tutto ciò sia eticamente corretto, però esiste ed è nostra opinione che sia meglio che l’aspirante scrittore ne sia consapevole.
E nel caso in cui un autore ben informato e consapevole di come stanno le cose, decidesse liberamente di sua iniziativa di accettare l’acquisto di un certo numero di copie, deve sapere che il prezzo non sarà quello di copertina, ma di un importo inferiore.
Neanche questa volta c’è scritto che questa sia una bella cosa, ma c’è scritto che in quella eventualità l’autore deve sapere che lui può vendere quelle copie a prezzo intero e tenere per sé tutto il ricavato, ed essendo egli stesso l’autore, quell’importo ricade sotto la voce opera dell’ingegno e dunque non si é tenuti né a dichiararlo, né a pagarci sopra l’IVA.
E’ stato fatto questo chiarimento perché in condizioni normali, anche se si ha la fortuna di essere pubblicati da una casa editrice medio-grande, se non capita di diventare per qualche motivo il personaggio del momento, finisce che le presentazioni un autore se le deve organizzare da solo.
A quel punto la fatica è la stessa e l’impegno è lo stesso, rimane il fatto che l’eventuale banchetto dei libri in esposizione è composto da libri in conto vendita fatti arrivare da una qualche libreria locale, sui quali l’autore incassa la quota di diritti standard normalmente compresa tra il 6-8% del prezzo di copertina.
Nell’articolo questa parte non è stata scritta perché veniva data per scontata, a meno che uno non sia convinto che tutti quelli pubblicati da una casa editrice medio-grande vengano trattati come Umberto Eco o Alessandro Baricco; forse questo capita alll’esordiente che vince il premio Strega, ma agli altri no di certo.
Comunque sia, tutto ciò per dire che se si spara la critica del venditore di pentole, poi non si può ignorare che parafrasando l’altra faccia della medaglia probabilmente ci si ritrova a fare non il venditore di pentole, ma il rappresentante della casa editrice che vende solo un libro con una commissione pari al valore del diritto d’autore.
E in ogni caso nell’articolo non c’è uno schieramento né a favore, né a sfavore di nessuna delle possibilità indicate.
Concludendo questa lunga e probabilmente inutile spiegazione, basta ribadire che leggendo quell’articolo con serenità ci si può trovare un elenco di possibilità e di opzioni che un aspirante scrittore è meglio che conosca.
E’ meglio soprattutto per lui, perché così sa come interpretare le proposte che gli vengono fatte.
Questo vale per le proposte di pubblicazione, così come per le proposte di editing o per quelle di rappresentanza, per tutto ciò a cui andrà incontro nel suo percorso letterario.
Informare è lo scopo di questi articoli perché conoscendo come stanno le cose è più facile non cadere nelle trappole che esistono.
Poi se qualcuno vuole interpretare male, pazienza, vorrà dire che non siamo stati abbastanza chiari.