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Scrivere i risvolti compie cinque anni

Creato il 18 gennaio 2011 da Pim

Caro Calvino, non ho voglia di tornare sul risvolto per l’Ottieri. Questi risvolti mi costano altrettanta fatica che se li scrivessi per “Civiltà Cattolica”. Elimina tu l’accenno ai conformismi attuali. Cioè fai punto dove si parla del conformismo di prima e della successiva liberazione da esso. (Non ho copia del testo.) Puoi eliminare anche la frase sulla pseudo-coscienza se proprio ci tenete. Purché poi il discorso fili lo stesso. E quanto al discorso sui trent’anni dei giovani – sarà vero che noi li invitiamo a riscrivere i loro libri – ma perché accade che i loro libri non siano mai pubblicabili come ce li presentano a tutta prima? Non sarebbe stato un fallimento pubblicare Fenoglio col romanzo che voleva lui? Non sarebbe stato un guaio pubblicare lo Stern com’era? Non sarebbe stato un pasticcio il Montella prima versione? Avete voluto che mettessi le iniziali a questi risvolti. Perché, se poi non mi lasciate libero di “commettere i miei errori”? Discutiamo, correggiamo, ma togliamo le ridicole iniziali allora. Comunque vi abbraccio tutti. Elio.

(Elio Vittorini, da una lettera a Italo Calvino, Milano 23 gennaio 1954)

I risvolti, o risguardi, sono quella parte della copertina che, ripiegata all’interno, contiene la presentazione del libro e brevi note sull’autore. Quelli della collana I Gettoni dell’Einaudi inaugurarono un modo nuovo, incisivo e meno anonimo, di proporre gli scrittori. Oltre a essere più prosaicamente la piega dei pantaloni o di una giacca, i risvolti costituiscono anche gli aspetti secondari o non evidenti di una questione, di un evento. Ecco dunque spiegato il senso del titolo di questo blog che oggi compie cinque anni.

Scrivere i risvolti compie cinque anni
Il progetto prese corpo alla fine di dicembre del 2005, sul treno che da Firenze mi riportava a Torino, al termine di una giornata dolcissima e memorabile. Mentre sul finestrino scorreva la pianura padana innevata, mi domandai: perché non un blog? Sempre meglio che imbrattare i muri della città, no? Lo spazio messo a disposizione da La Stampa concedeva quel tanto di visibilità necessaria (se non soffrissi di una forma, peraltro innocua, di narcisismo avrei continuato a tenere i miei scritti chiusi in un cassetto), e dunque blog fu.

Da allora sono trascorsi, per l’appunto, cinque anni. Che poi sono cinque anni di vita, tutti compresi in queste pagine direi neanche troppo virtuali. Un periodo piuttosto lungo per una pubblicazione su web, soggetta a fisiologici sbalzi d’umore, voglia, creatività, e talvolta pure a spiacevoli cambi di programma (bye bye La Stampa). Ciò può significare un paio di cose: ad esempio che il solipsismo non è in via di guarigione (scrivo perché non posso permettermi una psicoterapia), oppure sono riuscito a conseguire un riscontro cui, ora come ora, non saprei facilmente rinunciare.

Rivolgo quindi un ringraziamento sincero a tutti voi che passate più o meno assiduamente per i paraggi: senza dubbio potreste occupare il vostro tempo in maniera migliore, eppure trovate un momento nella giornata anche per i risvolti di Pim. E questa è, per me, la soddisfazione più bella.

Un abbraccio collettivo.

P.


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